Firenze – Il 21 marzo del 2015, in occasione della sua visita pastorale a Napoli, ai ragazzi del quartiere Scampia, Papa Francesco disse con voce forte e chiara «La corruzione “spuzza”, la società corrotta “spuzza” e un cristiano che fa entrare dentro di sè la corruzione non è cristiano, “spuzza”.
Cantone a Firenze: “La corruzione sistema entrante e tentacolare”
“La corruzione spuzza” è la frase che ha ispirato il titolo del libro scritto dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone e Francesco Caringella, presidente di Sezione del Consiglio di Stato ed è uno studio minuzioso su quella che viene definita, ormai,”il male del secolo”.
Un testo che mette nero su bianco quanto è stato fatto, in materia di anti-corruzione, perché non bastano le regole e il codice penale, ma occorre agire attraverso la prevenzione, legislativa, amministrativa e culturale, affiancata, perché no, dalla protesta di ognuno di noi di fronte alla «spuzza» di cui ha parlato papa Francesco.
Se ne è parlato ieri pomeriggio a Firenze,in un incontro promosso e organizzato dall’Associazione Italiana Notai Cattolici, alla Cappella dei Pazzi nel Complesso Monumentale Opera di Santa Croce, con il notaio Roberto Dante Cogliandro, alla presenza del Sindaco di Firenze Dario Nardella, del Procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, del Prefetto Giuseppe Giuffrida, del notaio Giovambattista Nardone e dal Presidente Opera Santa Croce Irene Sanesi, moderati dal direttore de La Nazione Franco Carrassi.
Una vera e propria analisi sulla corruzione dei nostri tempi con le grandi inchieste anche se “essa è diversa dal passato” – ha affermato Cantone -“in quanto è diventata sistema entrante e tentacolare. Non ci sono più solo giri di denaro, ma favori e collusioni. L’idea è quella di parlare della corruzione più per gli effetti che non dal punto di vista etico e morale, cioè la corruzione non come un male, ma come un fenomeno che fa male,fa male all’economia, ai singoli cittadini anche se apparentemente sembra che la corruzione non li tocchi.
Un paese in cui vige la legalità è un paese che produce di più, quindi più ricco perché non lascia spazio alla corruzione che è un sistema antieconomico perché anticorruttivo per eccellenza, è un sistema bandito che nega spazio all’innovazione e al merito. Chi sa infatti di dover ottenere un risultato utilizzando la corruzione non ha nessuna capacità di dimostrare di essere bravo, se io vinco un appalto perché so che sono appoggiato non dovrò dimostrare di aver la tecnologia migliore, perciò non dovrò fare innovazione né ricerca, né assumere le persone migliori,ma persone segnalate. In questo senso la corruzione diventerà uno strumento contrario al merito.”
Le pagine di questo libro intendono dimostrare come la corruzione, grande o piccola, entra ogni giorno nelle nostre case e ci rende tutti più poveri. I soldi che finiscono nelle tasche di quelli che corrompono, vogliono dire opere pubbliche che durano anni e anni, case che alla minima scossa di terremoto crollano, malasanità, mancanza di investimenti stranieri, ambiente danneggiato, cattiva politica. È, quindi, un dovere civile rimboccarsi le maniche e lottare, con armi nuove ed efficaci.
“Non è un libro di denunce della corruzione” – afferma Francesco Caringella– “perché ne sono stati scritti tanti, ma un libro di autocritica sul silenzio e sul sonno della società civile e delle coscienze individuali di ognuno di noi in ordine a un problema. È un’emergenza sociale che peggiora la vita quotidiana e rende il futuro dei nostri figli praticamente impossibile. Per debellare la corruzione il primo strumento è la consapevolezza, nel senso di come si pensava alla mafia 30 anni fa, la gente non pensa che la corruzione esista, cioè crede che esista ma in astratto e non si rende conto che è un problema che riguarda la vita dei singoli individui. I cittadini hanno paura del topo di appartamento, del rapinatore, dello scippatore perché sentono questi reati vicini, senza rendersi conto che la corruzione è un problema di soldi pubblici e che dunque li riguarda”.