Cannes – La 70ma edizione del Festival di Cannes è partita, come sempre, in pompa magna e con un notevole, ma poco appariscente, sistema di sicurezza rafforzato dopo gli attacchi terroristici di Parigi, Bruxelles e Berlino. E sono due bellezze italiane a capeggiare le presenze delle star internazionali in questa edizione: Monica Bellucci come madrina del Festival e Claudia Cardinale come immagini simbolo dell’edizione.
Quella stessa immagine che ha creato molto dibattito riguardo ai ritocchi fotografici con cui i designer del poster hanno snellito la vita dell’attrice che balla sul tappeto rosso. Per fortuna quelle polemiche sono state presto accantonate anche grazie alla stessa Cardinale, che ha invitato tutti a godersi il cinema anziché perdersi in inutili polemiche. E qualsiasi sia la qualità dei film presentati, per i prossimi 12 giorni si parlerà prevalentemente di cinema.
Quasi 250 i film nelle varie sezioni del Festival di cui 20 che concorrono per la Palme d’Or e 18 che gareggiano per il premio della sezione Un Certain Regard. La giuria internazionale presieduta da Pedro Almodovar e composta dall’attrice statunitense Jessica Chastain, il regista italiano Paolo Sorrentino, il regista e produttore sud coreano Park Chan Wook, l’attrice e regista francese Agnes Jaoui, l’attrice cinese Fan Bingbing, il musicista francese Gabriel Yared, l’attore statunitense Will Smith e la regista tedesca Maren Ade.
Les Fantomes d’Ismael” di Arnaud Desplechin
E appunto di cinema parliamo dopo avere visto il film d’apertura, “Les Fantomes d’Ismael” di Arnaud Desplechin, che ha inaugurato la 70ma edizione del Festival di Cannes. Il minimo che può suscitare un film interpretato da grandi talenti è la curiosità del pubblico e della critica, ma la presenza di tali talenti non porta necessariamente alla realizzazione di un grande film. Infatti a poco è servita la presenza di nomi come la bellissima ed affascinante Marion Cotillard, Matthieu Amalric, Charlotte Gainsbourg e Louis Garrel per dare la spinta necessaria al film di Arnaud Desplechin.
Ismael, che non è un personaggio arabo come si potrebbe avvincere dal nome, è interpretato da Matthieu Amalric. Egli è un regista che attraversa la fase più critica della nascita del suo nuovo film. Ismael infatti sta scrivendo un intrigo di spionaggio internazionale. Malgrado Arnaud Desplechin dia qualche accenno alla questione del fondamentalismo islamico, attraverso la presenza della figura di un Imam in una scena che si svolge in una della repubbliche caucasiche della Ex URSS, non è chiaro quale sia l’epoca in cui gli eventi del film che Ismael scrive si svolgano.
Intrighi assolutamente confusi e passaggi tra la realtà vissuta da Ismael e gli eventi da lui immaginati per il suo copione, hanno trasformato il film in un labirinto da cui è faticoso uscire. Desplechin tenta di creare una favola moderna in chiave comica cercando di abbattere le barriere e i muri tra le epoche, e, addirittura, va ben oltre abbattendo le mura tra la vita e la morte. il risultato è un gran pasticcio, anzi un Dedalo, come il nome del personaggio del film scritto da Ismael ed interpretato da Louis Garrel. Un festival che parte con il piede sbagliato, ma si spera che i grandi nomi di registi e talenti possano correggere il tiro nei giorni successivi.