Firenze – Il dibattito aperto dal ministro dell’interno nonché leader della Lega sulla cannabis, tout court, depotenziata o no non importa, ma sicuramente da “vietare”, vede l’entrata in tema di Più Europa. “Il Ministro degli Interni dovrebbe occuparsi come prima cosa di lotta alle mafie e il narcotraffico, e invece cosa fa? Fa la lotta ai cannabis store, attività in cui legalmente si vende canapa light – è l’incipit della nota – Secondo Coldiretti la coltivazione della cannabis a uso terapeutico potrebbe generare un giro d’affari di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro. Sono 713 i growshop censiti nel 2018 da Magica Italia, la prima e unica guida italiana della rivista Dolce Vita dedicata al mondo della cannabis. 305 nuovi esercizi che determinano una crescita del 75% rispetto al 2017, con la Toscana che si guadagna il quinto posto con 52 esercizi, cresce Siena a si aggiunge Grosseto. Firenze è la prima città con 15 esercizi (+5 rispetto al 2018), al secondo posto Lucca con 6 punti vendita nonostante l’incremento di 1 sola unità e al terzo posto a pari merito Siena (+4), Livorno e Pisa con 5 negozi. Pistoia e Massa Carrara raddoppiano rispetto allo scorso anno, disponendo ora di 4 punti vendita. Grosseto apre 3 store nell’ultimo anno raggiungendo Arezzo, Prato all’ultimo posto con 2 negozi”.
Ma tanto per essere chiari, c’è differenza fra canapa light e canapa “spacciata”? Eccome se c’è, dicono da Più Europa. “La canapa light è un tipo di cannabis con un bassissimo contenuto di THC, non supera per legge lo 0,6%. Possiamo capire quanto la cannabis light è depotenziata confrontando il livello di THC, per esempio, con quello che si trova nella cannabis terapeutica prodotta dall’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze, che ha un valore del 13%”.
“In Italia sono stimati 6,2 milioni di consumatori di cannabis – continua la nota – Consumatori che in larga maggioranza acquistano cannabis rivolgendosi a un esercito di piccoli spacciatori controllati dalle mafie e che generano miliardi di utili per le organizzazioni criminali.
Una recente ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica European Economic Review, ha dimostrato che l’apertura dei cannabis store “ha portato a una riduzione del 14% dei sequestri di marijuana illegale per punto vendita”. La sola comparsa sul mercato di un prodotto legale, se pur depotenziato, ha comportato una perdita di ricavi per le organizzazioni criminali tra i 90 e 170 milioni di euro all’anno, riducendo anche del 3% gli arresti per spaccio”.
Dunque, che fare se si vuole contrastare la mafia e se vogliono città più sicure?
“Esattamente il contrario di quanto afferma Salvini: legalizzare la cannabis – affermano da Più Europa – legalizzazione suggerita anche dalla Direzione Nazionale Antimafia che, nella sua annuale relazione, ha dichiarato la totale inadeguatezza delle politiche repressive sulle droghe leggere e ha indicato al Parlamento la strada della depenalizzazione, specificando come questa avrebbe ricadute positive “in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.
Dunque, conclude la nota di Più Europa, “Qui l’unico che vende fumo è Salvini, i dati parlano chiaro”.