Firenze – Un autentico, armonioso rapporto con gli altri si raggiunge pienamente dopo che si è arrivati alla conoscenza consapevole e pacificata del proprio corpo. Nei suoi lati interiori oscuri e in quelli solari. E’ quasi un percorso iniziatico senza guide né maestri, che richiede disciplina e coraggio, accettando le debolezze e il rischio del disordine. Così l’individuo supera la condizione esistenziale della solitudine e si realizza nella comunità dei suoi simili.
Stefania Tansini, giovane danzatrice e coreografa, ha presentato a Cango, nell’ambito della rassegna la Democrazia del Corpo, “My Body Solo”, composizione ideata alla fine del 2021 come primo atto di una serie di studi sul corpo e la sua relazione con l’altro. Un lavoro concepito nel momento in cui, a causa della pandemia, l’isolamento l’ha spinta a uscire dalla frenesia della routine dello spettacolo per andare alla ricerca dei fondamenti. A partire della presa di possesso del corpo ottenuta grazie alla tecnica del gesto e del movimento.
All’inizio questi sono più essenziali, lenti, meccanici, per progressivamente raggiungere alla plasticità che nasce da un controllo consapevole. Non è un processo lineare, però, perché la mente pare a un certo punto come posseduta da quel corpo che cerca di addomesticare al principio di ragione: il movimento si fa più concitato.
Nella prima parte la voce accompagna in suoni che non sono ancora lingua ma punteggiature ritmiche, poi è il corpo da solo che produce queste accentuazioni battendo sulla pedana, e infine di nuovo torna a prevalere la voce, che si articola in fonemi assai più vicini alla parola.
La pedana è divisa in due parti, una nera e una color oro, così come il costume della danzatrice è spezzato in due colori, rosso e nero. E’ la dualità dell’esistenza: sofferenza e piacere, momenti di pace e momenti di disperazione. Il punto di arrivo si mostra improvvisamente sulla parete della sala: le tre luci che hanno illuminato la coreografia adesso replicano l’ombra della danzatrice sulla parete della sala. Prima una, poi tre. E’ il livello del compimento, dell’incontro con l’altro: “Il processo di individuazione deve portare a relazioni collettive più intense e più ampie e non all’isolamento”, suona la citazione di Carl Gustav Jung che l’artista ha voluto sul programma di sala.
Alla fine la danzatrice, profondamente coinvolta nel suo racconto coreografico, trasmette al pubblico un senso di commozione, segnale della forza e dell’autenticità del suo messaggio artistico.
Candidata al Premio Ubu 2022 come Attrice / Performer under 35, dotata di una forte presenza scenica, Stefania Tansini si è diplomata come danzatrice presso la Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi. Ha lavorato come danzatrice in tutte le produzioni di Simona Bertozzi. Ha collaborato con Romeo Castellucci e dal 2020 con Motus, nella produzione Tutto Brucia e nel solo Of the nightingale I envy the fate. La pratica sul corpo e il percorso personale la accompagnano nella creazione dei suoi progetti coreografici, performativi e visivi, e nella collaborazione con e per altri artisti. Quest’anno ha realizzato il progetto My Body trio, secondo atto del suo lavoro sul corpo.
Foto di Luca Del Pia