Firenze – Una fotografia sbiadita, un paio di occhiali fuori moda, un magnetofono, pezzi di ceramica, macerie di varie misure, più o meno colorate: la misera testimonianza di ciò che rimane dopo il devastante terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse l’Aquila e uccise 309 persone.
In mezzo a questi reperti di un’archeologia tragica dei nostri tempi si muove la danzatrice: la vita ritorna in un luogo di morte. I gesti, le figure, le linee che disegna assumono il carattere di una sacra rappresentazione che li purifica del loro funesto significato e li offre all’umanità come altrettanti simboli della rinascita .
A Cango, i Cantieri Culturali Goldonetta, è di scena in questi giorni in prima assoluta una nuova suggestiva proposta artistica di Virgilio Sieni, realizzata in collaborazione con il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e l’aiuto del Comune dell’Aquila che ha prestato i reperti, debitamente numerati con una calligrafia antica che ricorda quella dei pezzi esposti nei musei più vecchi.
Il titolo, “Preistorico”, offre come sempre nelle creazioni di Sieni la possibilità di una lettura “a più livelli”: che scelgano gli spettatori il significato a cui si sentono più vicini. Viste da lontano le macerie rimandano l’immagine della necropoli di un villaggio preistorico: pietre dove il tempo le ha lasciate, alcune addirittura paiono disegnare i resti di un tomba neolitica.
E’ qui che compare la figura umana. Una donna che è tutt’altro che una consolatrice, ma un’intensa fonte di energia, con i muscoli tirati nella tensione concentrata di una costruttrice. Il suo compito è ridare un senso a quei frammenti di esistenze distrutte. Il processo di restituzione avviene prima attraverso la presa di coscienza della forza del corpo e poi disegnando gli spazi dell’abitare utilizzando le macerie e gli oggetti che tornano così a essere elementi e contorni positivi dell’esistenza.
Ora la pedana non è più un casuale campo dei reperti archeologici. Rinasce il villaggio preistorico, metafora dell’eterna ciclica fatica di ricominciare da capo dopo la catastrofe. Ed è la donna, mater matuta che ogni mattina risorge e restituisce senso alla sofferenza di chi ha dovuto soccombere, ricomponendo i frammenti con continue “metamorfosi del gesto”.
Con la presenza fisica, con l’energia forte e controllata, Claudia Caldarano, storica danzatrice della compagnia di Sieni, riesce a tenere il pubblico in uno stato di sospensione e di intensa partecipazione che si scioglie in un lungo applauso. Si resta con la sensazione di aver partecipato a un rito di iniziazione.
Anche domenica 28 novembre alle 16 e alle 21
Foto di Daniele Mantovani