Firenze – Un pas de deux di alta tecnica coreografica e ricchissimo di spunti di meditazione ha offerto al pubblico fiorentino Daniele Ninarello, uno dei migliori esponenti della giovane generazione dei coreografi italiani. Nell’ambito del Festival la Democrazia del corpo, produzione originale per la stessa manifestazione, Ninarello ha presentato Blink of liberation, frutto di un percorso di creazione compiuto con 18 giovani danzatori selezionati in tutta Italia e Still_studio, parte del progetto STILL Body Experience with Digital Brain, che quest’anno ha vinto il Premio Prospettiva Danza e che l’anno prossimo debutterà nella sua forma compiuta.
Fermiamoci su Still visto che è la forma artistica in divenire di cui il lavoro fatto “site specific” con i giovani è la premessa tecnico-interpretativa: “Si pone al centro l’idea di corpo come agente intuitivo, come strumento per interrogarsi sul senso di disorientamento e orientamento”, scrive Ninarello nelle note allo spettacolo. Nell’introdurre personalmente in scena la performance dei due danzatori di Still, Ninarello ha letto alcune considerazioni di Alberto Giacometti: “Ogni figura ha l’aria di andare per conto suo, tutta sola, in una direzione che le altre ignorano. Si incrociano, si sorpassano, senza vedersi, senza guardarsi. Non raggiungeranno forse mai la loro meta”, ha scritto il grande scultore svizzero.
Così Marta Ciappina e Pablo Tapia Leyton costruiscono i loro movimenti e i loro percorsi come se da una parte fossero costretti in regole inesorabili, ma dall’altra cercassero quelle linee che più possono avvicinarli. Non possono sfuggire a quelle regole, ma il loro corpo può capirle e alla fine anche interpretarle, utilizzarle.
Questa inesorabilità delle leggi che li muovono è espressa dalla musica di Dan Kinzelman. Un invasivo sottofondo sonoro si trasforma in un ambiente fisico nel quale si muovono in una lotta senza soluzione per superare una barriera che respinge e fa cadere. Come corpi celesti costretti su orbite più o meno lontane, il cui destino è non avvicinarsi mai. Ma i due danzatori, in quanto esseri dotati di un corpo che riconosce se stesso, possono muoversi consapevolmente in queste linee obbligate alla ricerca di un equilibrio che è principio di identità.
Il senso della inesorabilità delle regole dell’inizio della performance, si traduce progressivamente nella nascita di un nuovo ordine nel quale in primo piano non sono più le traiettorie, ma i corpi dei ballerini. “L’identità – scrive ancora Ninarello nelle note di scena – è precario bilanciamento fra pieno e vuoto, equilibrio – disequilibrio, guerra – quiete”. Se si riflette bene, alla fine, questo è il più puro significato della danza, atto creativo primigenio.
Still_studio è pensato originariamente per tre corpi. Ma il “pas de deux” presentato al Cango ha sicuramente in più il fascino della relazione fra un uomo e una donna, con tutto l’effetto emozionante che questa produce sullo spettatore.