Cango: Lisbeth Gruwez e la disumanità dei nuovi demagoghi

Firenze – Aperto il laboratorio nel quale si sperimenta e si offre al pubblico fiorentino creatività internazionale ad alto grado di concentrazione.

Protagonista della prima performance della rassegna “la democrazia del corpo” ideata e diretta da Virgilio Sieni, la coreografa belga Lisbeth Gruwez (per anni musa di Jan Fabre) che ieri ha presentato al Cango It’s going to get worse and worse and worse, my friend, “andrà sempre peggio, amico mio”. Un pezzo di grande impatto come ha dimostrato la reazione del pubblico che ha atteso minuti dopo gli applausi all’interprete prima di raggiungere l’uscita.

Si può inserire il lavoro della Gruwez nel filone dei messaggi artistici che denunciano i pericoli di una deriva sociale nella quale predominano demagoghi e falsi  profeti. Sola in scena, l’artista ha danzato accompagnata dalla musica di Marteen Van Cauweberghe e dalle parole di Jimmy Swaggart, celebre tele-predicatore americano capace di infiammare le platee.

Al pubblico si è presentata nelle vesti di un personaggio dal sesso non bene identificabile, con un volto dolce e ingenuo, una sorta di Charlot contemporaneo. Dagli occhi e dal sorriso esprime fiducia e disponibilità. Potrebbe addirittura diventare un’icona dell’umanità di oggi indifesa di fronte alla malvagità e all’imbroglio psicologico che i social media amplificano in modo unidirezionale.

L’interattività diventa infatti una finzione quando si diffonde un messaggio a milioni di persone in tempo reale. La base musicale procede per salti successivi di tensione, partendo da una sorta di flusso rumoroso indistinto, come quello di una folla che attende che avvenga qualcosa. Il personaggio di Lisbeth recepisce i suoini prima come un’antenna che domina e fa proprio il messaggio musicale.

Poi quel rumore indistinto si fa parola carica di una violenza autoritaria: we must, we must, noi dobbiamo, dobbiamo. Noi possiamo, possiamo. Non c’è alcun progresso, ma tutto andrà sempre peggio. Sempre peggio.

Lisbeth si trasforma gradualmente prima in una marionetta poi in una sorta di accumulatore di energia sempre più potente come se fosse attraversata da scariche elettriche. Fino al crollo finale.

“Un discorso può essere un’arma potente, spesso trasporta l’oratore e gli ascoltatori in uno stato di trance. Gruwez danza la trance di quell’orazione estatica”, è scritto nel programma di sala.

Eccezionale la purezza e del gesto e la capacità comunicativa della sua danza.

 

Anche oggi domenica 6 ottobre ore 17

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