Firenze – Fine del mondo arcaico della vendetta: appare la giustizia intesa come ricostruzione e interpretazione di ciò che è accaduto per definire colpa e pena. L’oggettività e la razionalità dei fatti vince sul meccanismo tribale e sanguinario. E’ il germe della democrazia.
In estrema sintesi questo è il significato delle Eumenidi, terza parte dell’Oresta di Eschilo, uno dei pilastri del pensiero occidentale. Oreste matricida, perseguitato dalle Erinni, si salva grazie all’aiuto di Apollo e di Atena, che istituisce il primo vero tribunale della storia, l’Aeropago, che lo assolve e che trasforma le dee infernali in divinità benevoli che sovrintendono alla pace e al benessere della città. Dalla giustizia vendicativa a un nuovo ordine. “ Il ragionare prende il posto dell’istinto vendicativo – così Marta Cartabia nella Lectio magistralis all’Università di RomaTre del 2020 – La pacatezza e la riflessione, quello della reattività. L’argomentare e il motivare, quello del mistero. Le prove, la verifica dei fatti e delle circostanze prendono il posto del giuramento e di altre ritualità performative”..
Questa complessa tragedia-non tragedia è il tema dell’ultimo lavoro del coreografo romano Enzo Cosimi andato in scena a Cango nell’ambito della rassegna “La Democrazia del Corpo” di Virgilio Sieni con il titolo “Le lacrime dell’eroe, Installazione coreografica sulle Eumenidi”. Il terzo capitolo di quella che ha intitolato “trilogia della vendetta” è stato presentato in prima nazionale al Romaeuropa Festival del 2022, a conclusione di uno studio sul capolavoro di Eschilo cominciato nel 2018. Il primo, Glitter in my tears – Agamennone, è del 2019.
Cosimi interpreta quel momento cruciale con uno sguardo contemporaneo attraverso una “destrutturazione” che fa uso delle tecnologie digitali più avanzate, prima fra tutte l’intelligenza artificiale. Da una parte la violenza e la tensione portata all’estremo del parto con dolore della nuova civiltà, dall’altra i segnali di una profonda crisi di questa civiltà, che passa attraverso la perdita del concetto stesso di verità. Nell’opera di Eschilo, Oreste è reo confesso, ma viene sottratto alla vendetta delle Erinni e assolto solo grazie all’intervento di Atena perché quella verità deve essere compresa: non giustificata ma inserita nella cornice generale dell’interesse supremo della comunità umana.
L’Aeropago contemporaneo per Cosimi diventa l’intelligenza artificiale, che decide e pronuncia il verdetto assolutorio. C’è voluto un anno per progettare e “nutrire” di dati l’intelligenza artificiale, istruita attraverso il testo di Eschilo, gli atti i maxiprocessi, fatti di cronaca, saggi di filosofia politica. Il risultato è della stessa stoffa di quelli che si portavano a casa coloro che interrogavano l’Oracolo di Delfi: ambiguità, contraddizioni, interpretazioni di segno opposto, ma tutte legittime. Qual è dunque la verità? Esiste oggi la verità o resta prigioniera nella pancia dei signori della rivoluzione digitale?
L’ambiguità diventa pertanto il segno di tutta l’installazione coreografica, nello stile innovativo e contemporaneo che ha caratterizzato tutta la carriera artistica di Cosimi. Ambiguo il video del cuore che viene macellato e liquefatto nel frullatore, ambigui i grandi manichini insanguinati delle Erinni, elemento scenico che unifica i tre atti della sua Orestea, ambigua la figura femminile interpretata con tecnica e interpretazione impressionanti da Alice Raffaelli.
Prima Atena, dea glaciale e cerebrale il cui compito è quello di smontare la figura dell’eroe in una miriade di nomi anatomici, perché sia consapevole del fatto che lui è fatto solo di muscoli e riflessi condizionati di fronte alla divinità che decide di salvarlo nonostante che, secondo le leggi arcaiche e immutabili, meriti la morte.
Poi Clitemnestra, spettro infuriato armato di spada che narra dell’assassinio di Agamennone e della propria morte per mano del figlio. Oreste, interpretato da Lorenzo Caldarozzi, con Apollo che del primo è il doppio benefico, incarnato da Filippo Lilli, è una sorta di marionetta sotto il controllo delle divinità che lo usano per raggiungere il loro scopo a vantaggio di tutta l’umanità.
Le lacrime dell’eroe esprimono il dolore per la fine di un’età nella quale gli eroi affermavano la loro orgogliosa libertà, accettandone le conseguenze, ma sono versate anche per i nostri tempi nei quali l’essere umano è sulla strada di diventare la variabile di un algoritmo da sorvegliare e “tracciare”. Privandolo di ogni certezza.
Foto di Gino Rosa