Firenze – Ancora non ci si è ripresi dalla retata che ha coinvolto ben oltre 100 persone nel Nord Italia anche in regioni “al di fuori di ogni sospetto” (allarmi si erano susseguiti nel corso degli anni, ma niente che facesse sospettare una presenza delle cosche non solo “infiltrata”, ma ben insediata, attiva e “storica” sul territorio) come la vicina Emilia-Romagna, che l’allarme scatta anche per la Toscana. E, per quanto riguarda la nostra regione, la definizione prevalente è “Camorra”. “I clan camorristici, negli anni, hanno proiettato nel centro-nord del Paese una rete di cellule attive, oltre che nel riciclaggio e reimpiego degli illeciti profitti, anche in attività quali usura, estorsione, traffico di stupefacenti”, si legge nella relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia. E a far da esempio anche la Toscana Felix, che viene citata a proposito di una serie di arresti e sequestri svolti nel 2014.
Insomma, le indagini svolte confermano, anche in Toscana, l’avverarsi di quella che è la terribile capacità delle cosche di “proiettarsi” fuori dalle loro aree di origine, “sia con strutture associative, sia con emissari incaricati di gestire affari illeciti per conto dell’organizzazione di appartenenza. Il riciclaggio rappresenta l’attività prevalente, attuata attraverso investimenti in attività imprenditoriali e l’acquisizione di immobili”.