Califano, Rossi e gli altri: grandi intellettuali a Firenze

Firenze – Da poco si è spento l’eco della cerimonia in ricordo di Salvatore Califano al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, ma per gli amici sono sempre vivi i tanti momenti trascorsi insieme a lui. Uno tra i più cari è Adolfo Pazzagli, professore emerito di Psicologia Clinica all’Università di Firenze, membro onorario dell’Associazione italiana di psicoanalisi, della quale è stato anche presidente e dell’International psychoanalytical association, il quale ci racconta la sua amicizia con il grande scienziato.

Professore quando ha conosciuto Salvatore Califano?

Ho conosciuto Salvatore Califano più di quaranta anni or sono in una situazione particolarmente interessante e piacevole, cioè in occasione di riunioni periodiche di un gruppo di amici per la presentazione e discussione  di un libro scelto nella riunione precedente e letto da tutti.  Ciò accadeva in una domenica pomeriggio; la discussione era seguita da una cena in casa di uno dei membri del gruppo e da discussioni libere, anche accanite, su temi generali. Il gruppo era costituito da amici con esperienze e competenze diverse, soprattutto nell’ambito della vita culturale fiorentina. Letterati, filosofi, musicologi, linguisti, magistrati, insegnanti, medici, psicoanalisti facevano parte di un gruppo che ha continuato a riunirsi per decenni, sino alla chiusura per l’epidemia di Covid, che ne ha determinato – spero – solo la sospensione”.

Che cosa la univa a lui?

Con Salvatore, nel gruppo che Gian Paolo Meucci chiamava scherzosamente “la banda Bassotti”, ci univa da un lato l’identità di Professori dell’Università di Firenze ma, soprattutto, una sincera, spontanea amicizia e, per parte mia, la stima ed anche l’ammirazione per la vastità e la profondità della cultura di Salvatore, una certa sua specifica napoletanità, da napoletano colto e nel contempo scanzonato e tollerante, nonché per la sua curiosità e desiderio di conoscere e per il rigore col quale svolgeva la sua attività di ricercatore e scienziato. Con me il suo desiderio di conoscere si manifestò presto col voler sapere, in modo critico e rispettoso, su Psichiatria e Psicoanalisi, materie comprese nel mio insegnamento e nella mia professione”.

Quali erano i temi che affrontavate nei vostri incontri?

Discussioni sull’Inconscio freudiano e sull’uso possibile di questo termine come potenzialmente onni-esplicativo di qualunque contraddizione o sulla ricerca di concetti che potessero essere verificabili  come veri o falsificabili in psicoanalisi  (con  Galileo si potrebbe dire “sensate esperienze” che però richiedono ”necessarie dimostrazioni”) si svolsero con Salvatore e con il filosofo Paolo Rossi, mettendomi  in difficoltà, rendendomi problematica la digestione della cena, spingendomi ad approfondire i temi e facendomi sentire timoroso e ringiovanito, vicino ai miei studenti; un’esperienza che un Professore di qualunque materia e grado dovrebbe, almeno periodicamente, perseguire”.

Si interessava anche di letteratura…

Per parte sua Salvatore era attivo nel gruppo di lettura con interventi puntuali, espressi spesso anche con pudore e con qualche difficoltà, forse di origine emotiva, mentre portava invece con sicurezza anche lunghe citazioni a memoria di opere letterarie, per esempio di Dante, Tasso, Leopardi ma anche di D’Annunzio. Nel suo campo specifico, infine, Salvatore ha sempre stimolato il gruppo, cercando di tranquillizzarci nel nostro licealistico timore delle formule matematiche ma spingendoci ad aprire la mente a campi nuovi”.

Un suo ricordo personale?

Ricordo per esempio lo stimolo a leggere un libro sulle teorie del Caos e del caos che ciò generò in noi lettori mentre Salvatore ci aiutava a capire alla meno peggio, aprendo finestre su nuove conoscenze, almeno in coloro che queste finestre avevano, pre-condizione necessaria per procederne all’apertura. Questa capacità di stimolare il piacere della conoscenza e di aprire nuove aree di interesse – e quindi di piacere – è stato davvero un compito ed una funzione che Salvatore ha avuto nel gruppo  come quando ci  fece leggere sulle nuove conoscenze ed ipotesi scientifiche sulla genesi dell’Universo, spingendoci a riconsiderare anche il nostro modo di sentirci nel mondo e nell’universo. La mancanza di questa sua funzione “maieutica” all’interno di una franca e intensa amicizia, ci farà sentire con dolore e rimpianto la sua assenza ma spero potremo, nel ricordo, continuare ad usufruire della sua amichevole, ed anche talora provocatoria, funzione di stimolo”.

Foto: Salvatore Califano

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