Calcio: velinari inconsapevoli

Cronaca disincantata di una domenica al Giglio. La partita della Reggiana vista da un giornalista non-sportivo

Simone Russo

Non credete ai giornalisti sportivi: sono teneri innamorati che respirano la primavera nelle magliette sudate dei loro eroi ogni benedetta domenica e pretendere che siano oggettivi è bizzarro come credere di vedere un cane che parla. Se i giornalisti sportivi vi dicono che la Ternana è fortissima e che la Reggiana ha perso contro uno squadrone tipo il Barcellona di Guardiola con Crujiff in campo, beh sappiate che non è vero.

Ma facciamo un passo indietro, giusto per capire dov’è che scatta il meccanismo della visione collettiva, dell’abbaglio compulsivo complessivo. Tra le esperienze strambe che vi possono capitare c’è quella di finire nei distinti dello stadio Giglio la domenica pomeriggio. Massì, che male c’è: una bella gita là dalle parti della bonifica, sopra la bella galleria dei Petali stracolma di ragazzini intenti a pomiciare i loro sedici anni in bocca alle vetrine di scintillanti negozi… sempre meglio che passare la domenica pomeriggio a parenti, o con gente a cui dovete soldi: categorie che spesso coincidono. Massì meglio arrampicarsi sui gradoni dello stadio gioiello che Dal Cin pensò di regalare alla città, un gentile omaggio da decine di milioni di euro di crack. Ma questa è un’altra storia, concentriamoci sul football. E il tifoso naif non può che rimanere impressionato e rapito, domenica alle 14,30 in pieno annebbiamento post-prandiale, dal composto rituale della folla calma che si incanala verso le biglietterie e poi davanti ai tornelli e che si fa massaggiare con ordinata irrequietudine dai metal detector agli ingressi prima di potersi sedere al suo bel posto. Una folla composta, carica di ingenue speranze, che si trasforma, appena raggiunto il suo sedilino in plastica rosée, in un pittoresco raduno di portuali indemoniati. La Ternana scende in campo ed ecco che alle mie spalle il borghese medio da distinti dà il via alle danze, urlando un secco MAFIOSI ai giocatori in rosso-verde. E’ solo il glorioso incipit ad una serie di insulti, curiose imprecazioni, cancheri indirizzati a cognomi storpiati di giocatori in campo: il tutto frammisto a considerazioni tecniche grondanti livore&disgusto e insinuazioni sulla dotazione riproduttiva dei ragazzi in braghette granata. Insulti in linea con il nuovo clima di pacificazione nazionale del governo Monti, indirizzati equamente ai giocatori di Ternana e Reggiana

La partita comincia forte. I granata sono gagliardi e per alcuni minuti il centravanti Mario Gurma si camuffa e sembra un giocatore di calcio vero, portando confusione e scompiglio nelle linee avversarie. La Ternana gioca a tre dietro e la Regia parte furbescamente con tre attaccanti in campo: finchè le energie resistono il giochino funziona, spesso i nostri avanti si trovano uno contro uno e il vento ci gira a favore. Dopo mezz’ora di dolce autoinganno e splendidi viaggi coronati d’alloro, il film granata giunge all’epilogo e la Ternana sale in cattedra. Semplicemente, i nostri assumono la consistenza di un enigmatico minestrone, mentre gli umbri iniziano a macinare la loro modesta e onesta partita: poche idee ma precise, tanto ordine e disciplina, corsa. Inizia la salita e andiamo subito in crisi: un paio di occasioni vere ed è gol della Ternana.

E’ la fine del primo tempo e da qui in avanti non succede più niente che meriti un racconto. Ci troviamo tranquillamente a parlare dei fatti nostri con un compagno di sventure, il ricordo di qualche sguardo malandrino della sera prima, le birre, storie di donne. Un dimessissimo Mangone asseconda lo spleen cavando una punta, pussa via tu che sei pure bravino (Esposito), e mettendo dentro un centrocampista, Viapiana: giusto per essere sicuri di non infastidire troppo l’avversario e di non distrarre gli spettatori dalle loro chiacchiere. Per sessanta minuti di gara abbiamo visto il nostro giocatore migliore, Alessi, stazionare come interno sinistro a centrocampo, lontano dal cuore dell’azione, piegato a compiti da mediano. Tutti gli altri giù a maltrattare il pallone a più non posso nelle allegre e gladiatorie ammucchiate di centrocampo.

E così pian piano il bel sole del primo pomeriggio è scomparso laggiù, dietro al palo metallico dei riflettori. I cori della sud sempre più anonimi e in lontananza. Il triplice fischio come un puro accidente del pomeriggio: siamo già a migliaia in fila per uscire, in un maxi ingorgo che avrebbe necessitato di un arbitro. Il tutto mentre la curva Ternana è in delirio e c’è pure una bandiera con la faccia seriosa di Che Guevara in rossoverde: c’hanno preso tutto, in questo pomeriggio di novembre, il campo, i tre punti e pure la rivoluzione cubana. Che giornataccia. A meno che non sia successo qualcosa nel secondo tempo, tipo il nostro pareggio: ma già a metà dello stesso secondo tempo m’era passata la voglia d’indagare.

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