Se il 2013 non è stato un anno da incorniciare per l’architetto spagnolo Santiago Calatrava, il 2014 non è certo cominciato sotto i migliori auspici. Il 1 gennaio si è infatti verificato il distacco di una porzione della copertura di ceramica del Palau de les Arts, il teatro dell’opera di Valencia, uno degli edifici più famosi progettati dall’archistar. Il crollo, che ha fatto saltare la rappresentazione dell’opera pucciniana Manon Lescaut con il tenore Placido Domingo. Le autorità hanno deciso di chiudere il teatro – inaugurato nel 2005 e costato 478 milioni di euro – “fino a quando non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza”.
Il cedimento strutturale ha ridato fuoco ad una polemica iniziata nel gennaio dello scorso anno, quando i parlamentari di opposizione avevano denunciato la presenza di rigonfiamenti e crepe nella struttura. Il governo ha così commissionato uno studio i cui risultati preliminari hanno mostrato l’esistenza di “difetti di costruzione”. Il governo di Valencia ha già dichiarato di non volere spendere un euro per riparare un edificio inaugurato solo 7 anni fa e annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione legale contro il costruttore e l’architetto se il danno non sarà pagato.
I problemi dell’architetto, però, non finiscono qui: l’Agorà, un’altra parte dell’enorme complesso della Ciutat de les Arts i les Ciències (la Città delle Arti e delle Scienze) non ancora completata mostra già segni di cedimento e i costi sono lievitati di oltre 80 milioni di euro. Commissionata dalla Comunità Autonoma Valenciana nel 1996, l’opera ha necessitato 21 anni di lavori per essere completata e i costi previsti sono triplicati lasciando alla Comunità un debito di 700 milioni che non è in grado di pagare.
L’anno nero per l’architetto spagnolo è stato segnato da una clamorosa stroncatura dell’Herald Tribune, la versione internazionale del New York Times, che ha raccontato critiche e problemi che riguardano alcuni progetti spagnoli, da Venezia a Bilbao fino a Chicago, denunciando problemi struttrali e lievitazione dei costi. Così, mentre a Reggio si studia la realizzazione di “un’area di sosta sull’Autostrada del Sole in corrispondenza della Stazione Reggio Emilia AV Medioapadana”, come riporta il Resto del Carlino, nuovi dubbi sorgono sulla scelta dei materiali e sui costi futuri della più grande e costosa opera realizzata in città in epoca moderna.