Riceviamo e pubblichiamo dal Coordinamento Cittadino Tutela delle Alberature e da Italia Nostra Firenze:
“Sostenere che siano i comitati dei cittadini ad impedire il taglio delle alberature pericolose è un’illazione bella e buona, soprattutto quando si tagliano le piante sane e si lasciano in piedi quelle malate: prima o poi cadono, come consecutivamente è avvenuto negli ultimi giorni. La materia è complessa, ma se lasciata alle reazioni giornalistiche emotive non aiuta a fare chiarezza.
Come comitati non siamo contro l’abbattimento degli alberi laddove ciò si rendesse necessario, per ragioni fitosanitariee/o per garantire sicurezza ai cittadini.
In ragione della difficoltà a determinare la pericolosità delle alberature, siamo consapevoli dello stato di invecchiamento del patrimonio arboreo fiorentino, a cui si aggiungono almeno venticinque anni di assenza o carenza di cure, conseguenti al progressivo smantellamento del servizio giardini da parte delle ultime amministrazioni comunali.
Non a caso questa inadempienza nel versante della cura e della tutela delle piante è una delle voci oggetto del procedimento giudiziario avviato dalla Procura della Repubblica e in corso di svolgimento. Sappiamo tutti che il rischio zero non esiste. Tuttavia non si può continuare ad affrontare l’elemento di pericolosità delle alberature con delle VTA redatte con compensi al di sotto dei 10 euro, una cifra irrisoria. In realtà si richiederebbero criteri di analisi ed elaborazione ben più complesse e quindi costose. In questa direzione è stato avviato un dialogo tra comitati e amministrazione, nella consapevolezza che le alberature prima di tutto sono una risorsa e un bene fondamentale della città e dei cittadini. Siccome le alberature sono un bene pubblico, ci stupisce che rappresentanti del settore privato, fornitori dell’amministrazione, dettino l’agenda delle politiche del verde in città, come è emerso sulla stampa dopo la caduta dell’Ippocastano sul viale dei Colli.
E siccome quei sedicenti esperti – per usare una denominazione riportata in quegli articoli – sostengono, ad esempio, che ” la quasi totalità dei pini impiegati nei decenni passati è stata allevata in condizioni non ottimali, e che l’allevamento effettuato in vivaio sia in contenitore che in piena terra, si traduce in due gravi deformazioni: 1) il fittone, in un primo tempo ostacolato nel suo normale sviluppo verticale dal contenitore stesso, viene sistematicamente eliminato all’atto del rinvaso o dell’impianto a terra; 2)le radici orizzontali sono spesso tagliate e, comunque, impedite nel loro allungamento tanto dalle pareti del contenitore che dal terreno esterno alla zolla di lavorazione ”, non possiamo attribuire la caduta delle piante al solo acuirsi degli eventi meteorologici, bensì dobbiamo pensare alla reale bontà del materiale vegetale di partenza ed alle modalità di impianto.
Ecco di queste cose dovrebbero parlare gli imprenditori vivaisti, e non di politica, e dirci che incidenza ha sulla caduta degli alberi questa problematica, oltre ad altri aspetti come la cura e l’accompagnamento delle nuove piante non solo nei primi anni post impianto, ma anche nel corso della loro esistenza futura che può essere pluridecennale. Domandiamo da tempo, ma senza risposta, come sia possibile garantire tutte le cose ovvie riportate dalla stampa in questi giorni se poi un patrimonio di circa 75.000 alberi della città di Firenze è gestito con solo 15 tecnici “boscaioli” che costituiscono la dotazione operativa dell’organico del servizio giardini comunale con competenze specifiche nella cura e gestione delle piante.
Richiamando anche quanto prescritto dalla legge 10/2013, da mesi chiediamo – contrariamente a quanto richiede Confagricoltura – una maggiore attenzione alle richieste dei cittadini, che sono i legittimi beneficiari del verde urbano, attraverso l’apertura di un serio tavolo tecnico di confronto fra amministratori e le varie competenze specifiche che sono chiamate in causa nella gestione di un così importante e complesso patrimonio pubblico. Invitiamo l’Assessore a non abbandonare, ma a potenziare una nuova strada di confronto razionale che ha inaugurato in questi ultimi mesi e che sicuramente a nostro avviso è l’unico mezzo serio e razionale per ottenere risultati
apprezzabili non solo dall’opinione pubblica attuale ma anche dalle generazioni che erediteranno questo patrimonio, se non verrà completamente eliminato stante le indicazioni dei vivaisti.
Invitiamo inoltre il Sindaco a non debordare con esternazioni mediatiche inultili: “ Abbiamo un piano per la gestione del verde urbano: Onda Verde”, tirate fuori all’infuriare delle polemiche per giustificare il taglio dei pini di Piazza della Stazione. Si smetta coi proclami inutili ( “il Sindaco striglia i tecnici”) e si sostenga invece una radicale riforma del Servizio giardini e verde urbano di Firenze, che sia all’altezza del patrimonio e della tradizione che sono arrivati a noi dal nostro passato, ma che velocemente è stato dimenticato”.
Lorenzo Orioli (CCTA – Coordinamento Cittadino Tutela Alberi)
Mario Bencivenni (CCTA – Coordinamento Cittadino Tutela Alberi)
Leonardo Rombai (ITALIA NOSTRA – Firenze)