Caccia: nuove regole per la tutela e il prelievo della fauna selvatica

Firenze – La nuova caccia in Toscana si pone l’obiettivo di conservare le specie di fauna selvatica viventi in Toscana, programmando un prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela: impostato in modo biologicamente corretto, sulla base di una corretta stima quantitativa per le specie sedentarie e della valutazione dello stato di conservazione per le specie migratrici.

Queste sono le linee contenute nel nuovo Piano faunistico venatorio regionale illustrate dall’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi al Consiglio regionale.

Il piano individua, all’interno del comprensorio, le zone e le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, le aziende faunistico venatorie, le aziende agrituristico venatorie, le aree di addestramento e allenamento cani, le zone in cui sono collocabili appostamenti fissi, le aree vocate e non vocate per ciascuna specie di ungulato, i parchi nazionali e le aree protette, tutte le ripartizioni del territorio necessarie per l’organizzazione del prelievo venatorio. Le zone residuali sono destinate alla caccia programmata e sono gestiti da Ambiti territoriali di caccia.

La Giunta regionale provvederà annualmente alla ripartizione finanziaria delle risorse disponibili e a definire i criteri per il monitoraggio della fauna, per la gestione delle risorse per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole.

Il piano faunistico venatorio costituisce presupposto per l’eventuale deroga ai termini di apertura e chiusura della caccia, così come indicati nel calendario venatorio regionale.

Dato che il numero dei cacciatori in Toscana è in costante calo (erano 124 mila nel 2000, 73 mila nel 2018 e si stima che nel 2030 oscilleranno tra il 35 e i 40 mila), sarà necessario istituire metodi di valorizzazione dell’impegno profuso da chi presta servizi di volontariato e migliorare la disciplina degli Ambiti territoriali di caccia.

Per quanto riguarda i danni provocati dalla fauna selvatica, la creazione di un’unica banca dati è fondamentale per avere una visione complessiva. Negli ultimi anni i conflitti maggiori si sono avuti con gli ungulati, in particolare cinghiale e capriolo, e con il lupo. Situazioni problematiche sono state riscontrate anche con i piccioni, i corvidi e le specie ittiofaghe, in particolare i cormorani. Altri obiettivi strategici dell’attuale programmazione sono la salvaguardia della biodiversità, migliorare la governance, incentivare la cultura della sicurezza e del rispetto reciproco.

Il crono programma prevede, nel corso del 2020, che dopo l’informativa si avvii il procedimento, si produca il documento preliminare di Vas, e si arrivi infine alla proposta finale entro fine anno. “Sono convinto che non riusciremo a chiudere il lavoro prima della fine della legislatura, ma questo confronto servirà ad approfondire il tema e a disegnare una fotografia esaustiva” ha concluso l’assessore.

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