Buti (Pisa) – In un Duomo gremito di gente, Buti ha tributato l’ultimo, affettuoso, omaggio alla poetessa e scrittrice Luigina Parenti scomparsa all’età di 81 anni. che negli anni ’50 è stata l’unica donna ad essere inserita, giovanissima, nel “Parnaso” , l’antologia che è una sorta di albo d’oro perché raccoglie i versi dei maggiori rappresentanti di questa terra di poeti e letterati.
In questo ricordo mi soffermo però sui suoi versi della maturità, pervasi da una vena di nostalgia: lo scorrere della vita induce tristezza, specie quando pesano le assenze di persone scomparse o lontane. Il passato porta con sé il ricordo degli anni difficili del dopoguerra ma anche di valori genuini, di solidarietà.. Luigina Parenti si accosta ai tempi nuovi con quella “serenità dolorosa” di cui parla Croce Essi inducono dolore per quello che si è perso ma devono essere accolti con serenità. Scrive infatti Luigina
gettando pensierí e ricordi
oltre le dune della nostalgia
spianeremo sentieri fioriti
e, sfidando l’oscuro orizzonte,
sogneremo un sereno tramonto
La poetessa così fotografa il passare degli anni
Ride beffardo il sole
delle mie rughe del mio passo stanco,
del mio pensar di antiche primavere.
La vita di un tempo le appare
palcoscenico di stracci,
felicità inventata, quando
il poco pane
aveva il sapore del sale.
Poi lusinghieri meritati successi
nulla cambiarono
al tuo vivere semplice e buono,
mentre abissi di cruda realtà
e lamiere contorte
imprigionarono sogni e speranze. (1)
Nei racconti riuniti in tre volumi dall’identico titolo C’era una volta Buti Luigina Parenti ha tratteggiato un mondo perduto ma non dimenticato; ed ha fatto qualcosa di più. L’ha reso vivo, fresco, ne ha colto l’anima profonda.
Lo sguardo della scrittrice è venato di nostalgia ma anche di senso critico. Non è mai ripiegato nell’elogio del passato perché sa cogliere le angustie di quel mondo e quello che di buono è seguito.
La scrittura è fluida, sobria: C’era una volta Buti non è solo un’opera letteraria. I vari racconti (tutti storie reali) sono materiale prezioso per gli studiosi di scienze sociali,per gli storici perché colgono aspetti della vita quotidiana che non sono meramente aneddotici ma scavano nel profondo. Descrive persone e luoghi con un gusto cinematografico: ci “mostra” le botteghe che affollavano il centro del paese, con ricchezza di particolari e con un andamento sequenziale che ne fa il tutto unico di un assetto urbano che appare una sorta di organismo vitale.
In questa capacità di abbracciare presente e passato, troviamo la cifra della grande serenità d’animo di Luigina Parenti, della sua armonia di vita, piena di affetti, di valori e sempre illuminata dalla fede.
Il tono non è mai idillico ma fa emergere la vita di una comunità con i suoi momenti lieti, quelli tristi o drammatici, la gioia delle feste e l’assillo di tempi nei quali il lavoro non sempre bastava ad assicurare alle famiglie il necessario per vivere.
Memorie preziose per chi quei tempi li ha vissuti perché servono a capirli meglio e a verificare cosa è rimasto intatto nel processo di cambiamento. Preziosi anche per i giovani perché contribuiscono a ritrovare le radici del presente.
Le descrizioni della società degli anni ’40 e 50 ci riportano ad attività e lavori tramandati da innumerevoli generazioni e ci presentano le prime incursioni nella modernità.
Ne emerge un microcosmo coeso, forse troppo chiuso in sé stesso, dove la realtà esterna era solo sullo sfondo. Racconti successivi descrivono il periodo in cui si ruppe l’involucro che per secoli aveva isolato i piccoli centri di campagna. La televisione e la motorizzazione di massa furono i due fattori che produssero il mutamento degli stili di vita.
Miglioravano le condizioni sociali ,cambiavano la moda, il costume e vari episodi ricostruiscono i passaggi da quando le donne uscivano con il fazzoletto in testa e grandi grembiuli fino alle minigonne ,con gustosi aneddoti legati a come questi cambiamenti erano percepiti dalle diverse generazioni.
Riporto l’ l’incipit di un racconto: “A quei tempi c’era tanta povertà nel nostro Paese. Era rarissimo vedere le donne pagare la spesa con il borsellino in mano. Tutte o quasi avevano un libretto sul quale il bottegaio segnava l’importo”.
Dopo questo flashback Luigina ricorda che, passando davanti alla Caritas dove un gruppo di persone aspettavano l’apertura per la distribuzione degli indumenti ed altre cose utili “ho pensato a quegli anni quando per mezzo dell’Opera Pontificia e di altri enti assistenziali a Buti arrivavano dall’America i famosi “pacchi”. Erano i pacchi tanto attesi da chi aveva bisogno di tutto e che il racconto descrive, insieme alle emozioni di chi li riceveva. Infatti, ricorda che una ragazza “ vide un vestito che le piaceva e se lo mise. Il pievano la guardò e prontamente disse: Vedi com’è bello! Prendilo te ché ti devi sposare!”
Argutamente, poi, Luigina sottolinea che , poiché nelle case non c’era nulla da rubare, se ne guadagnava in sicurezza. “Di giorno le grosse chiavi erano sempre infilate nella serratura e non c’era bisogno di bussare. Entrando, al massimo, si diceva: “Si pole?”. La sera, però, prima di andare a dormire, l’ultima persona che rientrava tirava il verchione, quel grosso ferro che passando per gli altrettanto grossi anelli impediva di aprire da fuori anche rompendo la serratura. Tirare il verchione era più un’abitudine che una precauzione Oggigiorno […]nonostante i sistemi di allarme e le porte blindate nulla è più sicuro.
In queste antologie (che raccolgono articoli pubblicati dal periodico Il Campanile) troviamo che lo spirito comunitario allontanava l’ansia e generava ottimismo sul futuro. Cibi genuini, relazioni umane,solidarietà, calore familiare ci rendevano appagati del nostro piccolo mondo. Ma se si guarda alla mancanza di farmaci e di cure adeguate, agli incidenti sul lavoro, alla penuria che gettava nel dramma molte persone per un raccolto andato male, a costumi troppo severi (Luigina ricorda che in Chiesa era obbligatorio il velo e non ci si poteva entrare senza calze o, peggio ancora, in pantaloni) ci fanno pensare che non stavamo poi meglio. Oggi c’è maggiore cura della persona, igiene, la vita media si è allungata e ,nonostante la crisi, c’è più agiatezza E tuttavia, rileviamo in molte pagine il segno distintivo della modernità è l’incertezza per il futuro, la preoccupazione per quello dei nostri giovani, che crea nuove ansie. E’ stato detto più volte che Buti è un nome “magico” per la poesia e Luigina Parenti ne è stata certamente una dei rappresentanti più significativi.
1) Le citazioni delle poesie sono tratte da http://www.lidoscarpellini.it/buti/poeti/luigina.parenti/