Firenze – Fuoco in tutta la Toscana e in particolare in Maremma, dove l’attacco è così spietato da far invocare, da parte del sindaco di Grosseto Vivarelli Colonna, l’intervento dell’esercito. Per capire meglio come sia possibile un attacco così devastante e soprattutto cosa servirebbe per fronteggiarlo adeguatamente, giunge l’intervento di Michele Scola, presidente della sezione Maremma Toscana di Italia Nostra, con un passato da agronomo e forestale al servizio della regione Toscana. f
Il punto di partenza è proprio quello della soppressione del Corpo delle Guardie Forestali, “assorbito”, come a tutti noto, dall’Arma dei Carabinieri. “Da vecchio forestale, qual sono, ben comprendo quello che si è perso, e sottolineo come, a nome di Italia Nostra, più volte sono intervenuto a difesa di quella istituzione, fino a rappresentare di fronte alle commissioni parlamentari durante l’iter legislativo sulla soppressione, tutte le criticità che ne sarebbero seguite – dice Scola – Proprio io che mi sono occupato di incendi boschivi per la Regione Toscana, quando vi lavoravo come funzionario, ben conoscevo il ruolo dei forestali in questo delicato sistema”.
Scola giunge subito al vero nodo della questione: “Domare un incendio boschivo – dice – ma questo lo sanno tutti gli esperti del settore, non è come spegnere un qualsiasi altro incendio. Ci vuole una perfetta conoscenza del territorio, della topografia, della viabilità rurale e forestale; una padronanza della meteorologia, della botanica forestale, degli ecosistemi e del loro comportamento nei confronti del fuoco. In tutto questo il CFS era padrone assoluto. Fino alla fine degli anni Settanta i forestali erano il collante fra il mondo rurale e forestale, e le popolazioni locali. Erano il tramite tra la società e il bosco che, tanto più si avvicinava alle nostre città, tanto più si allontanava dalla nostra cultura, fino e diventarne un estraneo, un problema possibilmente da eliminare, per inserirci attività ben più redditizie, come nel caso delle nostre località costiere, Marina e Principina, dove in pochi metri si esce da un mondo urbano e si entra nel bosco senza spazi di compensazione, in balìa dell’incuria e dell’abbandono. Avevano un tempo, i forestali, funzioni tecniche e funzioni di polizia, per cui prevenivano, in sede di istruttoria tecnica, quei danni che si sarebbero poi dovuti sanzionare in sede di verifica. Eppoi gestivano il gioiello della nostra nazione: il patrimonio forestale demaniale dello Stato, curando i boschi esistenti e il rimboschimento dei terreni abbandonati, aiutando la natura a fare il suo corso. Recentemente l’amico Amerigo Hoffman ha presentato il suo libro al museo di Storia Naturale della Maremma, a Grosseto, e in quell’occasione ha fatto una bellissima presentazione di come sono nate e gestite le più belle foreste del nostro territorio, e del ruolo che i vecchi forestali vi hanno avuto”.
Un sistema che però ha iniziato a scricchiolare. “Il primo duro colpo – ricorda Scola – lo ha dato il trasferimento alle regioni delle competenze in materia forestale. La perfetta e salda legge forestale del Serpieri, del 1923, ha cominciato lentamente a disintegrarsi nelle nascenti competenze regionali, che tuttavia hanno avuto bisogno delle Forestale fino all’inizio del Terzo Millennio, quando ha cominciato a fiorire una quantità di leggi forestali regionali, disaggregate, contraddittorie, spesso in contrasto con la normativa nazionale. Il grande patrimonio forestale dello stato è passato alla meno oculata, spesso disastrata, gestione delle regioni che, in questo come in altri ambiti, ne hanno fatto scempio. E il vecchio maresciallo della Forestale, che un tempo decideva del taglio boschivo, con l’occhio del boscaiolo, ma anche del cacciatore, del fungaiolo, e del pastore, ha dovuto cedere la penna al funzionario regionale, incaricato di eseguire leggi e regolamenti forestali attenti solo agli interessi locali, alla massiccia raccolta della legna, al transito selvaggio dei trattori, che hanno distrutto quei sentieri lungo i quali i forestali si inoltravano nei boschi, per tenerli sotto controllo. E quando la Forestale appariva da dietro gli alberi, tutti ne avevano timore, perché ogni uomo, nel bosco, è sempre un po’ estraneo, tanto più se ha, nei suoi confronti, cattive intenzioni”.
Un ruolo, quello della Forestale, che diventava basilare nel segmento degli incendi boschivi. “Gli incendi boschivi erano il terreno d’elezione dell’opera della Forestale, ma più che lo spegnimento, la loro azione si basava sulla cura, pretendendo che i proprietari e gli enti pubblici eseguissero quelle opere, costose ma necessarie, a garantire quel bene comune che è, e rimane, la foresta – dice Scola – ma anche nel sistema di spegnimento attivo, la Forestale era indispensabile, specialmente in quelle regioni pigre che, con convenzioni, continuavano a delegare al CFS quella sua funzione bicentenaria. E anche nelle regioni più virtuose, che in questi decenni hanno saputo organizzarsi in un autonomo servizio AIB, la Forestale rappresentava un importante ingranaggio di collegamento, sempre più allentato e traballante a causa di successivi peggioramenti, dovuti anche a tanti errori interni, tra i quali la pessima idea uscire dai boschi per entrare nelle città, a caccia di crimini cui già si occupavano gli altri. Ma la nostra scassata macchina pubblica dei servizi antincendio e della protezione della natura, è riuscita ad andare avanti con quel meccanismo claudicante, ma determinante, che era la Forestale”.
Ma ora? Ora, riassume il presidente della sezione Maremma Toscana di Italia Nostra, ora che è tutto saltato e lo stesso Stato ha finito per cancellare il Corpo Forestale, il “giocattolo” si è rotto, lasciando poco più del “vuoto”.
La Maremma, in questa storia, è paradigmatica, conclude il presidente Scola. “Una leggenda narra che proprio qui nacque l’ “antipatia politica” che ha finito per concludere questa vicenda bicentenaria. E proprio in questa terra, un cospicuo numero di forestali è transitato altrove, compreso un intero gruppo che d’estate si occupava di antincendio, e nelle altre stagioni di bracconaggio. Ma solo i maligni potranno pensare che, guarda caso, questi due fenomeni si sono violentemente riaffacciati proprio quest’anno”.
Foto: incendio a Castiglione della Pescaia, dal Presidente regionale di Italia Nostra Maria Rita Signorini, scattate nel corso del sopralluogo da lei compiuto nei giorni scorsi in Maremma.