Brexit: un rinvio lungo è nell’interesse dell’Unione

Milano – Capisco l’idea di Macron sulla Brexit: lasciamo il Regno Unito fuori, perché in questa fase delicata di rilancio dell’UE sarebbe solo d’impiccio; poi, quando l’opera sarà compiuta, li riaccoglieremo a braccia aperte. In questa idea c’è però anche un “non detto”: i britannici pagheranno caro questo loro errore, e al di qua della Manica proprio questo sarà di monito per tutti gli euroscettici, così facilitando il processo di integrazione.

Capisco, ma non sono d’accordo. Per tre motivi. Il primo è che il prezzo del tremendo errore del 23 giugno 2016, in qualche misura, lo pagheremo anche noi al di qua della Manica. È vero che i britannici lo pagheranno molto più caro; ma – e questo è il mio secondo motivo di preoccupazione – quando pagano prezzi troppo cari per i propri errori i popoli si incattiviscono e qualche volta perdono la testa (il nazismo negli anni ’20 e ’30 è nato così): ve la immaginate una Gran Bretagna impoverita, disorientata, furiosa con se stessa e con gli ex-partner, per somma sventura guidata da un Boris Johnson o da un altro sostenitore della hard Brexit, con la Scozia che torna a votare sulla propria indipendenza per rientrare nell’UE e con la piaga del confine irlandese che tragicamente si riapre?

Ma il motivo di preoccupazione forse più rilevante è il terzo. Un divorzio traumatico UE/UK è stato l’obiettivo pervicacemente perseguito, con mene oscure, dai servizi segreti di Putin e dal capo-stratega di Trump Steve Bannon, uomo di estrema destra e nemico giurato della democrazia europea: la hard Brexit sarebbe il trionfo di gente come questa. Viceversa un Regno Unito che dopo aver votato Leave finisse col Remain sarebbe la loro sconfitta; sarebbe la dimostrazione che non esiste una vera alternativa tra vecchia sovranità nazionale e nuova sovranità europea, perché quest’ultima è oggi l’unica sovranità possibile nel nostro continente. A meno di accettare di finir con l’essere tutti soltanto pedine nel grande e pericoloso gioco tra USA, Russia e Cina.

P.S. Il problema è che ora, se l’UK chiede il rinvio lungo, delle ragioni qui esposte dovranno convincersi tutti e ciascuno dei 27 Governi UE, essendo richiesto il loro voto all’unanimità per la modifica dell’art. 50 del Trattato.

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