Presidenza del Consiglio e Ministero dell’Interno dovranno fornire al Tribunale amministrativo del Lazio gli atti dello scioglimento per mafia del comune rivierasco reggiano
Il Tar ha accolto le richieste dei Coffrini (ex sindaci di Brescello, padre e figlio) dopo il clamoroso (e dibattuto) caso dello scioglimento per mafia del comune rivierasco reggiano. Caso scoppiato per le improvvide dichiarazioni dell’allora primo cittadino Marcello Coffrini a proposito di un appartenente a un clan ed assurto a vicenda nazionale con tanto di inchiesta interna e relativa, inevitabile epilogo. Ma i Coffrini, assieme per la verità alla stragrande maggioranza dei cittadini brescellesi, avevano sempre negato che le infiltrazioni mafiose fossero così evidenti.
Spetterà ora alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministero dell’Interno consegnare al Tar del Lazio tutti gli atti che hanno portato allo scioglimento del Comune di Brescello. Davanti allo scioglimento del primo Comune dell’Emilia Romagna in seguito all’accertamento di forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della criminalità organizzata, l’ex sindaco Marcello Coffrini, gli ex assessori Gabriele Gemma e Giuditta Carpi e l’ex consigliere Susanna Dall’Aglio hanno visto accolta dal Tar del Lazio la propria richiesta istruttoria.
I giudici hanno ordinato il deposito degli atti richiesti entro un mese e nel febbraio del prossimo anno si svolgerà l’udienza di discussione del ricorso nel merito. In questo modo, i ricorrenti avranno la possibilità di difendersi da questo provvedimento amministrativo (nonostante il commissariamento e lo scioglimento non è stato emesso nessun avviso di garanzia), dopo che la loro prima richiesta di accesso agli atti era caduta nel vuoto.