Giornalismo in luttoE’ morto Umberto Bonafini

Gianfranco Parmiggiani

Umberto Bonafini è stato, fino a quando le forze fisiche e intellettuali glielo hanno consentito, “il direttore”. Legando principalmente il suo nome e la sua firma alla rinascita della Gazzetta di Reggio nel 1981, dopo quattro anni di sospensione, quotidiano che ha guidato per 17 anni. Ma anche dopo l’interruzione del rapporto con la Gazzetta, Bonafini non ha mai smesso di occuparsi dei protagonisti e delle vicende della città dirigendo per qualche tempo anche il Giornale di Reggio, dopo aver collaborato con “Ultime notizie” e comparendo in tv come notista politico e grande appassionato di lirica.

Colpito da una grave malattia alcuni anni fa, non ha mai smesso di lottare contro la sorte come sapeva fare; da testimone dei cambiamenti di una comunità. Alle 15.00 circa di lunedì 11 il direttore è spirato in ospedale confortato, in questo periodo di malattia, dall’affetto e dalla vicinanza della moglie Linda, che aveva sposato nel ’72 e del figlio Nicola, 37enne, che ha seguito la professione del padre. Nato a Guastalla, di formazione e cultura liberali, Bonafini ha sempre intinto la penna nell’anticonformismo militante e bagnato il carattere sanguigno e operoso come è solita fare la gente del Po.

Negli anni di rinascita della Gazzetta aveva condotto una truppa di giovani professionisti fino a mettere in discussione il primato di vendite del Resto del Carlino; la sua verve si può sintetizzare col titolo della rubrica “Bastian contrario”. Un carattere indipendente che da una parte gli ha provocato storici scontri per esempio con Craxi e D’Alema, dall’altra gli ha permesso di realizzare l’unica intervista almeno reggiana all’industriale Achille Maramotti. Molto amico di Romano Prodi, ne preannunciò la discesa in campo.

Oltre al giornalismo, l’altra grande passione di Bonafini è sempre stata la musica. Grande appassionato di lirica, in particolare delle opere di Verdi, ha pubblicato diversi libri sull’argomento. La sua ultima trasmissione televisiva, realizzata per “E’ tv-Teletricolore” in vista del 7 gennaio, ha inteso celebrare i valori dell’Unità del Paese e della bandiera attraverso le arie più famose di Verdi, di cui era cultore e amante come pochi. Le sue conoscenze culturali e musicali gli hanno anche fruttato la presenza e la consulenza al teatro comunale di Bologna, ai teatri di Reggio e alla fondazione Toscanini. Con Bonafini se ne va un pezzo di storia dell’informazione reggiana e un giornalista libero, critico per principio e pronto alla battuta, magari nell’ostico dialetto mantovano

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