Firenze – Il fiorentino Alberto Brasca ha concluso il suo quadriennio quale presidente della Federazione Pugilistica Italiana. E’ stata quella la sua prima esperienza nel ruolo di “capo” della boxe nazionale.
Il 25 febbraio a Roma ci saranno le elezioni per la nomina del nuovo Consiglio federale per il quadriennio 2017-2020. Sono tre i candidati alla presidenza : Andrea Locatelli di Milano, Vittorio Lai di Cagliari ed, appunto, Alberto Brasca che, dopo qualche perplessità, ha deciso di ripresentare la propria candidatura.
La conferma di Brasca vorrebbe dire affidare la nostra boxe ad un personaggio (oggi settantenne) che ha dedicato tutta la vita alle istituzioni pubbliche ed al pugilato. Tra l’altro metterebbe a frutto le preziose esperienze, positive e negative, vissute nel suo quadriennio sulla poltrona di presidente federale.
Da giovane è stato pugile peso welter (pure il figlio Francesco ha disputato da dilettante 70 matches); poi dirigente di società; presidente della Provincia di Firenze dal 1985 al 1990; presidente dell’Unione Province d’Italia dal 1986 al 1992; è stato vice sindaco di Firenze dal 1995 al 1999, presidente del Consiglio Comunale dal 1999 al 2004; e difensore civico in Palazzo Vecchio.
-Le cose più belle del suo quadriennio?.
“Rilancio della boxe giovanile – dice Brasca – tanto è vero sono oltre 3 mila ora i giovani che frequentano le nostre palestre; l’inserimento degli stranieri che vivono in Italia, tesserati con la nostra federazione, nell’ attività federale. E possono pure disputare anche i campionati italiani. Ed il grande sviluppo della boxe femminile. Eravamo zero o quasi. Oggi con oltre 600 tesserate siamo competitivi a livello youth, juniores ed èlite. Anzi la boxe femminile italiana tra le più forti in assoluto”.
-L’attività degli azzurri?.
“Se sarò rieletto cambierò tutto nella gestione della boxe azzurra. Il nostro centro di Assisi, ad esempio, non dovrà essere più soltanto il ritiro delle nazionali, ma una scuola di alta specializzazione sia per i pugili che per i tecnici che devono sempre aggiornare e migliorare la loro professionalità. E gli azzurri ad Assisi dovranno sostare al massimo una settimana. Per allenarsi nelle rispettive sedi con i rispettivi maestri. Se questo criterio fosse stato attuato anche in passato forse il fiorentino Fabio Turchi sarebbe rimasto ancora dilettante e con lui avremmo vinto le olimpiadi a Rio de Janiero”.
-Il pugilato professionisti?.
“Merita un attenzione maggiore. Le palestra sono piene, le riunioni dilettanti moltissime, ma bisogna rendersi conto che più delle medaglie dei dilettanti conta la presenza di campioni a livello professionisti. Sono le imprese di quest’ultimi che attraggono i giovani e danno popolarità al nostro sport. A Firenze, in questo momento, ci sono due campioni emergenti Fabio Turchi ed Mohammed Obbadi. Se loro decollano, come io credo, tutto il movimento pugilistico italiano ne trarrà vantaggio”.
-Nelle classiche dei più bravi nel 2016, redatte da Boxeringweb, Fabio Turchi è al primo posto tra i campioni emergenti ed il tecnico Alessandro Boncinelli (è stato l’allenatore anche di Leonard Bundu) il maestro più bravo.
“Sono perfettamente d’accordo”.
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