Firenze – I sogni muoiono all’alba. A Las Vegas Leonard Bundu ha fallito l’assalto al titolo mondiale ad interim dei pesi welter contro lo statunitense Keith Thurman. Niente da eccepire sul verdetto (anche se la giuria ha assegnato a Thurman 120 a 107 un vantaggio che non c’è stato) che ha visto prevalere ai punti sulle 12 riprese il pugile di casa. Thurman ha prevalso non per una superiorità tecnica sull’italiano, che non c’è stata, ma per aver attuato alla perfezione una tattica intelligente. Una tattica vincente. Grande movimento di gambe, colpire con veloci destri e sinistri e scappare. Sempre scappare. Ha percorso qualche chilometro sul ring durante le dodici riprese. Insomma non ha mai accettato la corta distanza.
Così ha tolto le armi a Bundu per poter puntare al successo. Il nostro campione è bravissimo, perché veloce e preciso, nel piazzare i colpi negli scambi a breve distanza. Thurman non gli ha dato mai la possibilità di esprimersi su quel piano. Così il match ha offerto un Bundu sempre padrone del centro del ring e sempre ad inseguire un avversario che colpiva e scappava.
A creare un problema in più a Bundu un gancio sinistro che incassava nel primo round. Un colpo a freddo. Veniva contato. Toccava il tappeto. Cosa mai accaduta nei 33 matches precedenti. Quel colpo confermava la potenza dell’americano e condizionava il nostro campione sul piano psicologico.
Da quel momento il match offriva un solo motivo. Thurman in continuo movimento sul ring, ogni tanto scagliava i suoi colpi veloci e pesanti, e scappava. Insomma evitava sistematicamente gli scambi ravvicinati. Colpire e scappare. Si vince anche così. Ma forse è anche un limite per un campione.
Bundu lo inseguiva per tutte le dodici riprese senza mai riuscire a “bloccarlo” e boxare sulla corta distanza. Era quello, sul piano tattico, il match che avrebbe voluto il nostro campione. Certamente in una boxe simile Bundu avrebbe piazzato qualche colpo importante togliendo a Thurman rapidità nei movimenti di gambe e potenza nei colpi. In quel caso il match avrebbe preso un andamento certamente a favore di Bundu. Non è stato così. Comunque Bundu è uscito a testa alta dal confronto. Ha difeso con prestigio la nostra boxe.
Partenza negativa per il pugile fiorentino. Colpito a freddo in apertura dell’incontro, toccava il tappeto e l’arbitro lo contava. Recuperava subito, ma Thurman guadagnava intanto due punti. E creava una situazione a lui favorevole sul piano psicologico. Fino alla terza ripresa l’americano era rapido nel colpire e sottrarsi sfuggendo alla reazione di Bundu.
La quarta e quinta ripresa, invece, finivano in parità. Bundu riusciva a fermare la continua fuga di Thurman e negli scambi pareggiava il conto. Ma il combattimento poi riprendeva la fisionomia di sempre. Thurman che colpiva e scappava negandosi agli scambi ravvicinati. Mai un corpo a corpo. Quindi non costituiva mai un bersaglio preciso. Bundu ad inseguirlo ed in quella tattica si esponeva ai colpi improvvisi e veloci dell’avversario.
E così il match andava avanti fino agli ultimi due rounds quando Bundu, sollecitato anche dall’angolo dal maestro Boncinelli, rischiava il tutto per tutto lanciandosi in avanti. Niente da fare. Thurman portava a termine quella sua tattica vincente. E meritava senza dubbio il verdetto.
Ed ora cosa farà il quarantenne Leonard Bundu?. Dirà basta al pugilato, oppure tenterà di riprendersi il titolo europeo dei welter che ha abbandonato in vista, appunto, del match mondiale con Thurman?. Deciderà con calma. La corona europea al momento è detenuta da Gianluigi Branco di Civitavecchia e dovrà metterla in palio, così ha deciso l’EBU, contro l’inglese Frankie Gavin.
La lunga nottata di pugilato a Las Vegas era stata aperta dal match fra Lenny Bottai di Livorno ed il texano Jermall Charlo valido quale semifinale IBF dei pesi superwelter. Netta la superiorità dello statunitense. Bottai colpito duro dopo 35 secondi della terza ripresa, finiva al tappeto per il conto totale. La generosità e gli slanci del pugile livornese venivano così severamente puniti.
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