Borgo Pinti, esempio della ricchezza culturale di Firenze

Firenze – Ma voi fiorentini non ve la tirate un po’? chiede un mio amico del nord Italia. Mah, non più di altri, credo ma .. un po’ certamente. E cerco di dare una spiegazione perché pur non essendo fiorentino doc ma della città metropolitana, mi sento coinvolto.

Non parlerò dei monumenti-icone dell’Italia nel mondo né dello straordinario patrimonio artistico e culturale, né degli aspetti paesaggistici ma di un ulteriore elemento: il fatto che go Piunti

Prendo come esempio Borgo Pinti, perché lo percorro spesso a piedi. E’ nel centro storico ma un po’ fuori dai più gettonati percorsi turistici. Eppure, tutti gli edifici hanno una storia da raccontare come testimoniano anche le numerose lapidi.

Mi soffermerò solo su alcuni che hanno attirato la mia attenzione. Partendo da Piazza Salvemini verso Piazza Donatello, al n.13 lo splendido Palazzo Roffia.Più avanti, un celebre edificio cinquecentesco (Palazzo Bellini delle Stelle) che è stato dimora e laboratorio del grande scultore Jean de Boulogne noto come Giambologna, poi del suo allievo Piero Tacca (autore del Porcellino e dei Quattro mori di Livorno) e, nel ‘700 di un altro insigne scultore, Giovanni Battista Foggini,

Una menzione anche per il Palazzo Ciardi Duprè che rcorda lo scultore Giovanni Duprè. Quindi, ai nn.31-33 il quattrocentesco Palazzo Caccini che ospitò il Patriarca di Costantinopoli Giuseppe II durante il Concilio fiorentino del 1439 che sancì una  temporanea riunificazione tra le Chiese cristiane

Più avanti, all’incrocio con via dei Pilastri il dugentesco monastero di Santa Maria di Candeli, che dopo un mirabile rifacimento barocco, ha ospitato prestigiose scuole.

In Borgo Pinti nacque Giulio de’Medici, futuro papa Clemente VII (c’è una lapide al n.75). E il fatto che fosse nato in questa strada è assai importante. Infatti, dopo la Congiura dei Pazzi nella quale morì Giuliano de’ Medici, Antonio da Sangallo il Vecchio rivelò a Lorenzo il Magnifico che di fronte  a lui viveva un bambino di un anno, figlio naturale di Giuliano, di nome Giulio e al cui battesimo proprio il celebre architetto era stato il padrino.  A seguito di questa rivelazioni, Giulio fu accolto nella famiglia del Magnifico e iniziò la straordinaria carriera che lo avrebbe portato sul Soglio pontificio.

Torniamo  un po’  indietro e  soffermiamoci al n. 58 dove sorge la Chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi con annesso convento, di origine trecentesca . Qui sono le reliquie di una delle più  famose sante fiorentine.  Inoltre, nella sala capitolare vediamo la splendida Crocifissione del Perugino. (L’abitazione del Perugino la troveremo più avanti in angolo con Via Laura).

Una parte del complesso monastico rinnovato da Giuliano da Sangallo ospita il  prestigioso Liceo Classico Michelangiolo. La facciata seicentesca ad  archi ciechi  è in Via della Colonna dove uno stemma con tre api ricorda l’intervento del papa fiorentino Urbano VIII per instaurarvi il convento delle carmelitane. Verso la cantonata, possiamo leggere un’ordinanza degli Otto di guardia e balìa che proibiva di fare rumore nel raggio di cento braccia dal monastero.

Sull’altro lato della strada, il palazzo dove è vissuto  l’insigne  poeta Carlo Betocchi che ho avuto il privilegio di frequentare quando curava la redazione della trasmissione RAI L’Approdo.

Attraversata via della Colonna troviamo l’Istituto S.Silvestro di impianto cinquecentesco.  Era un monastero femminile dove le monache dovevano essere nobili e tra i loro antenati ci doveva essere un Gonfaloniere di giustizia.  Dopo  aver ospitato  istituti scolastici, dal 1997 il  Comune di Firenze vi ha realizzato una RSA, una Residenza per autosufficienti un asilo nido, un centro diurno per disabili e un centro di aggregazione per il quartiere.

Poi la casa  dove visse e operò  il grande scultore ottocentesco Lorenzo Bartolini.

Più avanti  al n.68, il Palazzo Panciatichi Ximenes. Giuliano e Antonio da  Sangallo,  vi avevano edificato la propria dimora alla  fine del ‘400. Quindi, il palazzo, acquistato nel 1603 dagli Ximenes de Aragona, fu ampliato. Dal 1796 fu sede dell’ambasciata francese di cui parleremo più avanti  Poi la proprietà passò ai Panciatichi Ximenes.

Ancora più avanti il palazzo Salviati. Alla fine del ’700 passò  al nipote  principe Camillo Borghese marito di Paolina Bonaparte.

Da notare il  giardino di cui si parla nel 1597 nel trattato Agricoltura sperimentale  per le piante rare. Una parte (il Giardino del Borgo) è stata acquistata dal Comune  ed è aperta al pubblico. Qui troviamo uno speciale Orto didattico, gli  Orti Dipinti.  “ Un luogo – si legge nel sito web – dove la terra è di nessuno, ma il lavoro per coltivarla è di tutti, così come il suo raccolto. In questa ex pista di atletica si pratica il giardinaggio urbano ecologico e la sua applicazione pratica nel quotidiano”

Siamo ormai nei pressi di Piazzale Donatello. La Casa Famiglia Santa Lucia delle Suore Stimmatine alla fine del XVII secolo era un educandato che dal nome del fondatore Carlo Gianni era detto delle Giannizzere.

Arriviamo infine al Palazzo Della Gherardesca. Edificato nel 1473, ampliato nel secolo successivo, nel 1585 passò per eredità al cardinale Alessandro de’ Medici che divenne papa Leone XI.

Ma  da dove deriva il nome di Borgo Pinti? Probabilmente dai frati che erano famosi pintori di vetrate nel convento di S.Giusto alle Mura che sorgeva presso piazzale Donatello. Il convento fu distrutto nell’assedio di Firenze ma alcuni suoi preziosi dipinti del Perugino,di Andrea Del Sarto e del Ghirlandaio sono oggi  agli Uffizi).

E adesso, due  significativi episodi che riguardano questa via.  Nel 1796 Napoleone, dopo  essersi impadronito dell’Italia settentrionale  con una fulminea campagna militare, si recò in Toscana alla ricerca delle proprie radici familiari. A Firenze incontrò il Granduca  Ferdinando III ma, contrariamente alla prassi, non alloggiò a Palazzo Pitti bensì  nell’ambasciata francese  in Borgo Pinti  (Palazzo Ximenes).  Visitò anche gli Uffizi e qui ammirando la Venere medicea  chiese con fare scherzoso come avrebbe reagito la Toscana se fosse stata  “trasferita”  a Parigi.. In effetti nel 1803 dopo ver occupato il Granducato mise in atto questo proposito.  A Firenze restò una copia realizzata peraltro da Canova  fino a che la Venere Medicea  tornò agli Uffizi nel 1815 . La copia del Canova si trova anch’essa a Firenze, a Palazzo Pitti.

Il secondo episodio  avvenne il 25 novembre  1887 quando Giovanni Papini,  che  aveva  sette anni passava per Via della Colonna sentì  che una ragazzina con accento francese, insieme al padre e alla sorella maggiore suoi genitori cercava  la Chiesa di S. Maddalena de’Pazzi. Si offrì  di accompagnarli  nella vicina Borgo Pinti dove c’è appunto la Chiesa  presso il convento in cui visse la grande  Santa fiorentina.

Papini racconta  che conosceva questa  Chiesa perché aveva davanti un bell’atrio arioso  mezzo chiostro e mezzo giardino, una specie di pronao fiorito.

I tre forestieri –  racconta ancora lo scrittore in  Passato remoto (1948) – ebbero fiducia in me e mi vennero dietro. Erano vestiti di scuro, e mi parvero gente semplice, seria, molto diversa da quegli inglesi ricchi e sicuri che a Firenze si sentivano in casa propria. Io sbirciai la giovinetta, che pareva la più impaziente di giungere alla Chiesa”.

Papini prosegue rivelando che “molti e molti anni dopo”, un amico prete gl dette da leggere una biografia di Santa Teresa di Lisieux, e apprese, con meraviglia, che proprio nell’autunno di quell’anno era venuta a Firenze nella Chiesa di Borgo Pinti. Un incontro avvolto da un’aura mistica descritto in modo delicato in una strada appartata, quasi nascosta che ha qualcosa di magico.

E molte altre strade di Firenze hanno questo potere evocativo con storie di grande spessore e altre più umili ma egualmente intense da raccontare.

Credo così di aver risposto all’interrogativo del mio amico. 

Tornando a Borgo Pinti dovremmo parlare anche di altri grandi artisti come Lorenzo Bartolini e Luigi Sabatelli,  descrivere le  molte lapidi commemorative, gli splendidi  tabernacoli  gli stemmi sulle facciate ma lo riserviamo a un prossimo appuntamento.

N,B.   Questa non è  una mappatura  e quindi non è  esaustiva.  Per chi vuole conoscere  appieno  questa  strada così emozionante   rinvio  in specie a  Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Newton Compton Editori, Roma 2003 e  la dettagliata voce di  Wikipedia.

In foto Palazzo Caccini

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