Bond Leder: Usa e Cina, la bolla è più vicina

Rubrica di controfinanza di Alessandro Bettelli

In un contesto di generale rallentamento delle economie mondiali, si segnalano i casi, quasi “patologici”, delle piazze finanziarie americana e cinese, che anche a maggio sono cresciute. Benché si tratti di due economie chiave nel panorama mondiale, i dati macroeconomici continuano a mostrare segnali di rallentamento. Benché, lo sottolineiamo, sia la Borsa americana che quella cinese abbiano come sottostanti economie forti, ma che crescono meno rispetto al passato, le quotazioni dei rispettivi listini hanno raggiunto livelli che fanno tornare alla memoria la bolla speculativa che colpì, affossandolo, il Nasdaq nel 2001. In altre parole, i titoli cinesi hanno raggiunto quotazioni in cui il rapporto prezzo/utile è 60/70, con picchi di 300 per alcune azioni del comparto tecnologico. Per intendersi, hanno prezzi che già incorporano gli utili che le società sottostanti produrranno nei prossimi 60/70 anni, per non dire 300 anni, nel caso delle società hi-tech. Anche negli Usa, benché trattino a multipli inferiori rispetto a quelli cinesi, i titoli quotati a Wall Street hanno raggiunto prezzi elevatissimi, se consideriamo che gli indicatori macroeconomici dicono che, a fine 2015, la crescita del Pil a stelle e strisce sarà attorno allo 0,2-0,5%. Non abbastanza per far fronte a quotazioni di Borsa che scontano utili per i quali occorrerebbe una crescita del Pil attorno a 3,5%. Certo la situazione italiana è ben peggiore: dopo un primo trimestre di crescita discreta, dovuta più che altro a fattori esterni, quali la svalutazione dell’Euro e all’aumento delle scorte, occorrerà valutare se lo slancio espansivo sarà confermato anche nel secondo trimestre. Una cosa è però certa sin da ora: a tassi di crescita dello 0,2-0,3%, all’Italia occorrerranno circa 25 anni per tornare ai massimi del Pil di inizio anni 2000.

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