Inizio col botto per Stefano Bonaccini. Oggi è infatti prevista la prima riunione di giunta ufficiale con al primo punto i drastici tagli della legge di Stabilità. Nei prossimi giorni le misure saranno presentate in Assemblea legislativa insieme con il piano di razionalizzazione della macchina regionale. Le previsioni sono da brivido visto che, calcolatrice alla mano, la legge di Stabilità impone alle Regioni una sforbiciata da 570 milioni. Cifra che ha mandato su tutte le furie il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, mentre Bonaccini (ad oggi) è tra i pochi presidenti a non essersi lamentato. “Facciamoci coraggio e diamo il buon esempio”, ha ripetuto più volte. L’obiettivo di oggi dovrebbe quindi essere quello di stendere un primo piano di rientro toccando il meno possibile le voci di welfare, sociale e sanità.
In giunta si dovrà poi definire l’agenda dei 100 giorni. Ai primi punti c’è la spending review, necessaria dopo lo choc dell’inchiesta “spese pazze”. L’obiettivo è azzerare completamente i rimborsi ai gruppi consiliari per le spese di funzionamento (400mila euro l’anno), e ridurre ulteriormente le indennità degli eletti.
Legato sempre alla legge di Stabilità è anche il nodo dei dipendenti provinciali a rischio esubero, una delle urgenze più impellenti sul tavolo di Bonaccini. A rischio, secondo le stime dei sindacati, ci sono fino a 1.800 persone (270 solo a Bologna). L’assessore al Bilancio Emma Petitti è a caccia di 28 milioni di euro, necessari a pagare gli stipendi e ridare un briciolo di tranquillità ai dipendenti sul piede di guerra da settimane.
Alla prossima convocazione dell’Assemblea Legislativa, la prima seduta realmente ‘politica’ dell’aula dopo quella di presentazione di fine anno, Bonaccini ha intenzione di presentare il suo piano di razionalizzazione dei costi della macchina regionale. Si tratta «dell’ulteriore contributo» promesso nel suo primo intervento da presidente, dopo aver ricordato le «scelte importanti» degli anni scorsi, dall’abolizione dei vitalizi al taglio delle indennità. L’eco dell’inchiesta sulle spese pazze non si è ancora spento e Bonaccini ha ben chiara la necessità di dare un segnale. L’affluenza flop delle elezioni di novembre è del resto un campanello d’allarme che suona ancora forte. Da qui l’idea di un taglio – se non un azzeramento totale – dei rimborsi per i gruppi consigliari e di un ulteriore ritocco verso il basso delle indennità dei consiglieri.