Bona tempora currunt… Fotografia Europea pronta allo scatto

Presentata a Palazzo Magnani la nuova edizione di Fotografia europea a Reggio dal 5 maggio. Ricchissimo programma alla presenza del Ministro Franceschini che sceglie la città, assieme a Roma, per gli Stati Generali (nell’immagine uno degli “scatti terribili” di Joel Peter Witkin, detto il fotografo dei cadaveri). Tema: Le mappe del Tempo.

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Fotografia Europea 2017 “MAPPE DEL TEMPO. MEMORIA, ARCHIVI, FUTURO” consolida la propria collaborazione con la Regione Emilia Romagna e allarga sempre più i propri confini attraverso sinergie e partnership con le importanti realtà culturali e artistiche della regione Infatti, per questa XII edizione, oltre a Reggio Emilia, mostre ed eventi collegati al festival saranno ospitati dalla Fondazione Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, dallo Csac Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma, dalla Collezione Maramotti, raccolta privata di arte contemporanea con sede a Reggio Emilia; la novità è rappresentata dalla Fondazione Fotografia di Modena, una delle realtà italiane più interessanti nell’ambito della fotografia e dell’immagine contemporanea. Si tratta di collaborazioni di grande valenza che sottolineano il ruolo centrale assunto da tempo da Reggio Emilia e dalla regione Emilia Romagna – in termini di elaborazione, confronto e ricerca – in campo fotografico nel panorama nazionale. Non è infatti un caso che proprio Reggio Emilia sia stata scelta, insieme a Roma, dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, quale sede per la seconda giornata degli STATI GENERALI DELLA FOTOGRAFIA.

Previsti anche tornei di biliardino (calcio balilla) nel Circuito (Z)Off, intitolato all'ex portiere della Nazionale azzurra
Previsto anche un contest (un concorso con premio in voucher ancora da definire) dedicato alle fotografie fatte ai tornei di biliardino (calcio balilla). E’ il nuovo “Circuito (Z)Off”, intitolato all’ex portiere della Nazionale azzurra

Due giornate – il 6 aprile svolta a Roma e il 5 maggio a Reggio Emilia – dedicate alla fotografia con operatori, addetti ai lavori e ospiti internazionali, al fine di definire un piano di sviluppo sul rapporto tra intervento pubblico e mutazioni tecniche ed economiche del settore, con l’obiettivo di determinare nuove opportunità per la fotografia italiana. Ma le novità per l’edizione 2017 di Fotografia Europea non sono finite. Da quest’anno si è attivata una forte sinergia tra il Festival reggiano e altre iniziative nazionali: Photolux Festival di Lucca, Cortona on the move. International Photography Festival di Cortona e Festival della Fotografia Etica di Lodi. I 4 Festival dialogheranno nell’ottica di costituire un network virtuoso in grado di generare contaminazioni, nuovi contenuti e produzioni condivise in campo fotografico. Dal 5 maggio al 9 luglio 2017, torna dunque a Reggio Emilia FOTOGRAFIA EUROPEA, il festival promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia, interamente dedicato alla forma d’arte che più di altre comunica e interpreta la complessità della società contemporanea.

Mostre, conferenze, spettacoli e attività formative, ospitati nelle principali istituzioni culturali e sedi espositive della città, saranno gli ingredienti di un ricco programma, animato da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, per sollecitare un confronto fra differenti espressioni di creatività e di pensiero. Curata da un comitato scientifico composto da Diane Dufour (direttrice Le Bal, Parigi), Elio Grazioli (Università degli Studi di Bergamo), Walter Guadagnini (direttore Camera, Torino), Fotografia Europea 2017 ruoterà attorno al tema Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro. Il tema dell’edizione, come indica il titolo e scandisce il sottotitolo, è l’archivio, ovvero come gli artisti si sono confrontati con esso nel corso degli ultimi anni. Lo hanno fatto utilizzando una modalità che è sicuramente diversa da quella degli storici e degli archivisti, cioè più critica e creativa piuttosto che strettamente documentaria. Sono quindi messi in discussione, con i mezzi e i modi dell’arte, l’idea di storia, di memoria e anche, di conseguenza, di visione del presente e del futuro. Si pensi a quello che è considerato l’archivio per eccellenza a disposizione di tutti, internet, ma anche ai nuovi sistemi – lo “spettacolo”, i “metadata”, la “post-verità” – di manipolazione e ibridazione del documento.

La fotografia, da sempre legata alla registrazione e considerata documento del passato diventa qui una “mappa del tempo” più complessa e variegata, un modo di viaggiare tra le diverse dimensioni temporali, di fare mappe multidimensionali. “Fin dagli anni Novanta – affermano i componenti del comitato scientifico – ci si è chiesti cosa significhi avere a disposizione una massa di dati come mai era avvenuto prima, e in quale intrico di reale e virtuale e di verità e manipolazione siamo ormai immersi”. “Concentrarsi sugli archivi – continuano – significa ovviamente, per noi, interrogarsi sul ruolo che vi svolgono le immagini, e in particolare la fotografia. Ancora una volta: puro documento, registrazione, dato, o interpretazione, espressione, immaginario, trasfigurazione? E ancora una volta: passato, presente o futuro?”

In conclusione, “Mappe del tempo significa dunque questo potere dell’immagine di essere la carta topografica della memoria e insieme la rappresentazione propositiva del futuro. La nuova edizione di Fotografia Europea si propone dunque di rimettere in gioco tali riflessioni e di articolarle sulla concretezza delle questioni dell’attualità: strade dimenticate, situazioni minacciate, tentativi di alternative. Archivio dunque non come luogo chiuso, come luogo della conservazione, ma anzi archivio come luogo – diffuso – dove trovare le storie e le immagini che possono aiutare a comprendere il presente e a immaginare il futuro”.

LE MOSTRE: Un ideale percorso tra le mostre di Fotografia Europea 2017 prende avvio da PALAZZO MAGNANI. Qui, l’esposizione Paul Strand e Cesare Zavattini. Un Paese. La storia e l’eredità presenterà le fotografie di Paul Strand, provenienti da prestigiosi musei internazionali (Centre Pompidou, Paris; MAPFRE, Madrid; The Aperture Foundation di New York), apparse nel libro Un Paese, pubblicato nell’edizione originale da Einaudi nel 1955. Un Paese è uno dei primi libri fotografici italiani e risente della cultura del neorealismo italiano e racconta, attraverso le immagini del fotografo statunitense e i testi di Cesare Zavattini, le vite e le storie degli umili di un paese italiano – Luzzara, nella pianura padana – scelto come specchio dello spirito di un popolo e del ritmo universale della vita legata alla terra. La rassegna illustrerà, inoltre, attraverso gli scatti di Gianni Berengo Gardin (che insieme a Zavattini realizza Un Paese vent’anni dopo nel 1976), Luigi Ghirri, Stephen Shore, Olivo Barbieri fino alla ricerca artistica di Claudio Parmiggiani, come Un Paese sia stato fonte di ispirazione per diversi autori, fotografi, scrittori e artisti e come questi abbiano preso spunto dal volume, divenuto esemplare nella storia della fotografia e nella letteratura per il rapporto tra immagine e scrittura.

I CHIOSTRI DI SAN PIETRO, punto cardine di Fotografia Europea, accoglieranno una serie di straordinarie mostre dedicate allo studio e archivio di Gianni Berengo Gardin, alle fotografie d’archivio, pubblicazioni e progetti di Fabrica by Benetton Group, al progetto curatoriale Les Nouveaux Encyclopédistes di Joan Fontcuberta, ad un focus storico-fotografico sul Sudafrica, paese ospite di questa edizione e al progetto Speciale Diciottoventicinque. La mostra Dall’archivio al mondo. L’atelier di Gianni Berengo Gardin, a cura di Alessandra Mauro e Susanna Berengo Gardin, con il coordinamento scientifico di Laura Gasparini, realizzata in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto, propone di indagare l’archivio come luogo del pensiero e della creazione oltre che di custodia della memoria del proprio lavoro.

Verranno esplorate le numerose connessioni tra il processo creativo e gli oggetti di lavoro del fotografo italiano, come le macchine fotografiche, le attrezzature, ma anche i provini a contatto. Protagonista dell’iniziativa è l’archivio stesso, caratterizzato dal personale criterio di ordinamento dei negativi, delle prove di stampa, delle stampe originali, oltre che dei libri, cataloghi e oggetti. A Short History of South African Photography, a cura di Rory Bester, Thato Mogotsi e Rita Potenza, presenta 100 fotografie scattate in Sudafrica negli ultimi 100 anni e offre una chiave di lettura delle fotografie come segnalibri temporanei, transitori, ma soprattutto dirompenti, che emergono da un complesso immaginario storico ed estetico. Potenti testimonianze dell’apartheid, le fotografie sono fondamentali per ricostruire e ricordare la storia sudafricana. Attraverso fotografie accuratamente selezionate da collezioni di archivi, musei e fotografi, A Short History of South African Photography esplora in che modo la testimonianza, la traduzione, il movimento, l’estetica e la politica contribuiscano a una lettura visiva complessa del Sudafrica che è porosa e malleabile nel cambiare la comprensione di passato, presente e futuro. La mostra, a cura di Enrico Bossan, Up to Now. Fabrica Photography raccoglie oltre cento opere e si concentra sui lavori di tutti quei creativi passati da Fabrica – la fucina di giovani talenti voluta da Benetton Group a partire dal 1994 – che negli anni sono diventati autori riconosciuti a livello internazionale. Dagli Albino Portraits di Pieter Hugo ai Libyan Battle Trucks di James Mollison, passando per The Middle Distance di Olivia Arthur e A bad day di Laia Abril, fino ad arrivare al problema energetico affrontato da Lorenzo Vitturi in Oil will never end, questa raccolta è una testimonianza della varietà di approcci alla documentazione fotografica che attraversa realtà e continenti creando un unicum iconografico e narrativo. Sarà inoltre proposto un focus dedicato ai lavori di Drew Nikonowicz e di Ali Kaveh, attualmente borsisti a Fabrica.

Il progetto curatoriale Les Nouveaux Encyclopédistes di Joan Fontcuberta rielabora i concetti di classificazione, enciclopedia e conoscenza attraverso l’uso della fotografia. È un omaggio a D’Alembert e Diderot, passando attraverso Foucault e Aby Warburg per arrivare a Hans Peter Feldman. Cosa resta dell’intelligenza rivoluzionaria che a metà del XVIII secolo diede vita ai volumi della Encyclopédie, monumentale compendio del sapere, nell’era della post-verità e dei “selfie”, delle finestre indiscrete di Facebook e delle sirene del consumismo, delle emoticon e dello spam? Internet, i social, i telefoni cellulari, le videocamere di sorveglianza e qualsiasi dispositivo di registrazione delle immagini, generano una sovrasaturazione in cui le immagini non sono più mediazioni sottomesse tra noi e il mondo, ma diventano attive e furiose. Una selezione internazionale di artisti composta da Andrea Ferrari, Mishka Henner, Félix Heyes e Benjamin West, Juan del Junco, Iraida Lombardía, Glenda León, Daniel Mayrit, Luciano Rigolini, Roberto Pellegrinuzzi (con il patrocinio dell’Ambasciata del Canada e con il sostegno di CALQ – Conseil des arts et des lettres du Québec e della Délégation du Québec à Rome), Gregoire Pujade-Lauraine, Joachim Schmid, Tom Stayte, Batia Suter e il progetto collettivo Useful Photography (Hans Aarsman, Claudie de Cleen, Julian Germain, Erik Kessels, Hans van der Meer e Frank Schallmaier) ha prodotto un elenco di proposte che non cercano più, come in passato, di fare luce sulle ombre, ma di portare lucidità nel caos. Sulla scia del successo ottenuto nelle precedenti edizioni, ai Chiostri di San Pietro ritornerà il progetto Speciale Diciottoventicinque che vedrà una ventina di ragazzi tra i diciotto e i venticinque anni, coordinati da Giuseppe De Mattia, lavorare all’archivio privato di Giovanni Marconi (1922). Giovanni Marconi è un uomo comune, nato in Emilia e attualmente abitante a Bolzano, che ha fornito una quantità considerevole di immagini che ripercorrono la sua vita, da quando è nato al compimento dei suoi 95 anni, passando per la seconda guerra mondiale, il lavoro all’estero e tutti i cambiamenti che possono caratterizzare la vita di un uomo di quasi un secolo di età.

Ai CHIOSTRI DI SAN DOMENICO, Tommaso Bonaventura, Aleix Plademunt e Moira Ricci sono stati chiamati anch’essi, sull’esempio storico del “Paese” di Cesare Zavattini e Paul Strand, a scegliere per le loro produzioni originali un “paese” come metafora, paradigma, mappa ideale del mondo intero, dello stare insieme, di come è o di come dovrebbe essere. La ricerca di Tommaso Bonaventura si interroga sul processo di creazione di un archivio del presente, sul suo farsi e sul rapporto che esso stabilisce con il proprio contesto. Fondo è infatti una campagna fotografica destinata a divenire un archivio che raccoglie i ritratti dei 2135 residenti di Casacalenda, un piccolo paese del Molise. Un censimento fotografico che sarà mantenuto vivo nel tempo grazie alla collaborazione con lo studio fotografico locale che continuerà ad aggiornarlo. In Un passaggio Aleix Plademunt ha costruito la sua mappa ideale di un “paese” percorrendo a piedi e di notte la strada che collega Luzzara a Reggio Emilia. I numerosi scatti realizzati dall’artista restituiscono i luoghi attraversati secondo un principio di approssimazione piuttosto che di documentazione, in cui s’intrecciano il reale e l’immaginario. In Dove il cielo è più vicino Moira Ricci prosegue un progetto avviato nel 2014 ritornando nei suoi luoghi d’origine in Maremma. Il suo racconto è caratterizzato da un tono nostalgico legato ad un senso di perdita ma sempre velato da una sottile ironia dovuta al rovesciamento del rapporto tra realtà e finzione, come si rivela nella pretesa di trasformare un metitrebbiatrice in astronave per “avvicinare” il cielo.

La collettiva di PALAZZO DA MOSTO Archivi del futuro s’interroga sul rapporto tra due termini apparentemente antitetici come futuro e archivio. Le decisioni, le scelte che facciamo oggi lo determineranno: cosa conservare e di conseguenza cosa tramandare, in che modo farlo, per quali ragioni. In mostra sette esempi eccellenti in questo ambito, diversi tra loro, ma con alcuni significativi punti in comune, tali da permettere il disegno di una mappa del pensiero presente del futuro. Daniel Blaufuks riflette sul tema della memoria e delle sue diverse tipologie nel progetto Attempting Exhaustion: prendendo spunto da Georges Perec, l’artista descrive ciò che accade di apparentemente irrilevante nel ritrarre oggetti immobili. In A Failed Entertainment Alessandro Calabrese mette in relazione il tradizionale concetto di autorialità nella produzione di fotografie e la sua controparte, la proliferazione su larga scala di materiale visivo disponibile in rete. Nella serie Wallpaper Kurt Caviezel assembla e presenta centinaia di scatti che trattano argomenti legati al tema dell’archivio, la raccolta di dati, la classificazione in categorie. Le immagini, una sorta di “metareportage” descrivono il mondo così come si presenta nelle webcam pubbliche e private. In Negative Publicity Edmund Clark, insieme all’investigatore Crofton Black, presenta fotografie e documenti sui lati oscuri e occultati delle azioni di guerra e di antiterrorismo degli Stati Uniti in seguito all’attentato dell’11 settembre 2001, riflettendo sulla natura del conflitto contemporaneo e sui meccanismi invisibili del controllo di stato.

In Wolfgang David Fathi reinventa la biografia di Wolfgang Pauli, il famoso scienziato tra i fondatori della fisica quantistica. L’accostamento di elementi reali e fittizi diventa un pretesto per una riflessione sui limiti della conoscenza umana. Gli Incidental Gestures di Agnès Geoffray sono una rilettura, non priva di manipolazione, di immagini d’archivio realizzate con l’intenzione di ridare senso, e talvolta perfino dignità, alle immagini di partenza. Infine Teresa Giannico in Lay Out partendo dalle fotografie di annunci immobiliari reperiti online mette in dubbio il valore documentario della fotografia attraverso un processo di ricostruzione della realtà. I sette progetti si concretizzano in sette spettacolari installazioni presentate per la prima volta in Italia. Ogni anno Fotografia Europea invita artisti e curatori di tutta Europa a misurarsi con il tema della manifestazione. 600 progetti hanno partecipato alla Public Call 2017: i migliori sette si possono ammirare negli spazi di VIA SECCHI 11 e nelle stanze della storica GALLERIA PARMEGGIANI. I progetti selezionati spaziano dalla Finlandia alla Repubblica Ceca, dall’Olanda a quelli più interessanti made in Italy, offrendo la possibilità di scoprire le frontiere del cambiamento. L’artista finlandese Kukka-Maria Rosenlund con Inner Manual Distortion ricerca nella vecchia casa di famiglia tra i minimi ricordi, tracce di eventi distanti eppure quotidiani, resti di oggetti desueti. Per Eva Pacalová il campo di azione è quello della memoria, esplicitato nel suo rapporto con il nonno, figura fondamentale della sua formazione.

In Hello Grandpa! Visual reaction to Grandpa´s pragmatic questions about the world l’artista “cataloga” una parte decisiva della sua esperienza in maniera “sistematica”: un libro-lettera illustra la parte teorica, una guida visiva quella “pratica”. L’olandese Marjolein Blom offre con Double Slit Experiment un corrispettivo visivo dell’agognato viaggio nel tempo ispirandosi alle teorie dello scienziato Richard Feynman. Anche la realtà presa in esame dal romano Giorgio Di Noto si presenta frammentata. Nel suo The Iceberg a cura di Paola Paleari, la parte sommersa è quella del Deep Web che costituisce una sorta di inconscio della Rete che usiamo ogni giorno. L’Archivio di luce di Carlo Vannini proietta le opere d’arte della Galleria Parmeggiani in uno spazio assoluto. Le opere assumono una visibilità nuova, da una parte grazie alla dimestichezza dell’autore con la fotografia d’arte, dall’altra tramite un uso consapevole della manipolazione tecnica. The Modern Spirit is Vivisective di Francesca Catastini ruota intorno al corpo, alla sua scomposizione, ma anche alla sua essenza. Teatri anatomici, particolari di trattati rinascimentali, immagini perturbanti restituiscono una percezione nuova di un momento decisivo della modernità.

Roberto Schiesari, infine, presenta Ritratti di giovani uomini e giovani donne, una galleria di volti ricavati da opere d’arte dal Cinquecento all’Ottocento: decontestualizzati dagli originali, rigenerati dall’intervento dell’artista, collocati in un particolare contesto espositivo. A PALAZZO DEI MUSEI si terrà la mostra LOOP – Giovane Fotografia Italiana #05, curata da Daniele De Luigi. Attraverso una call nazionale sono stati selezionati per la collettiva di sette artisti under 35: Paolo Ciregia, Giorgio De Vecchi, Francesco Levy, Maria Paolini, Claudia Petraroli, Marco Maria Zanin e Alba Zari. Il progetto sostiene la fotografia italiana emergente ed è promosso dal Comune di Reggio Emilia e da GAI – Associazione per il circuito dei Giovani Artisti Italiani, con la collaborazione di BJCEM – Biennale des jeunes créateurs de l’Europe et de la Méditerranée, Circulation(s) Festival de la Jeune Photographie Europeenne di Parigi e Belfast Photo Festival.

Allo SPAZIO GERRA, l’esposizione Community Era – Echoes From The Summer Of Love, a cura di ICS – Innovazione Cultura Società, si chiederà, nel cinquantesimo anniversario della Summer of Love, cosa rimanga della comunità hippie e soprattutto cosa si riverberi di quell’esperienza nel nostro presente. La collettiva raccoglierà le immagini di celebri fotografi, Robert Altman, Elaine Mayes, Bruno Vagnini e Baron Wolman, diretti protagonisti della rivoluzione culturale che dalla California della seconda metà degli anni Sessanta si è diffusa in tutto il mondo occidentale. Al MUSEO DELLA STORIA DELLA PSICHIATRIA, il progetto prodotto da Christian Fogarolli per Fotografia Europea si basa su uno studio di ricerca condotto all’interno dell’archivio dell’ex ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia nel 2013 e nel 2017. Il suo percorso, iniziato nel 2011, procede tutt’ora a livello europeo in istituzioni pubbliche e private in cui l’aspetto della ricerca scientifica si rapporta all’aspetto artistico sotto diverse prospettive di pensiero. Il progetto Satelliti pone le sue basi su ciò che è rimasto custodito in oltre un secolo di storia di cura mentale nell’istituto del San Lazzaro. Lo studio, la riscoperta e la valorizzazione di una piccola parte dell’archivio apriranno nuovi percorsi attraverso discipline diverse come l’astrologia, la geografia, la zoologia e i mondi fantastici in cui il carattere peculiare della non conformità appare, come nelle antiche civiltà greche, egizie e babilonesi, un segno magico di superiorità. Antichi punti di vista perduti.

Alla BIBLIOTECA PANIZZI, l’esposizione Foto graphia. Tra immagine e memoria, a cura di Laura Gasparini, Giulia Lambertini e Monica Leoni proporrà esemplari storici dal dagherrotipo, alle carte salate, alle albumine alla fotografia digitale concepite e realizzate non solamente come immagini, ma come oggetti quali particolari montaggi, album, menabò, libri d’artista ed edizioni a stampa. Un percorso didattico nelle collezioni pubbliche. Anche per la sua XII edizione Fotografia Europea sarà arricchita dal CIRCUITO OFF, un programma di oltre 300 esposizioni ed eventi indipendenti e autogestiti, promossi da gallerie, associazioni, soggetti pubblici e privati, disseminati nel territorio cittadino e provinciale.

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