Bomba carta di camorra alla pizzeria, guerra fra clan a Firenze

Firenze – Camorra a Firenze, non da ora però. La bomba carta del 23 febbraio 2021 esplosa davanti a un locale della zona Leopolda della città del giglio, ha avuto l’effetto di far toccare con mano alla città quanto le organizzazioni criminali siano ormai un agente attivo del tessuto socio economico fiorentino. Del resto, dalla Fondazione Caponnetto ormai da anni giungevano segnali d’allarme dovuti ad analisi precise che registravano il lento ma inesorabile affermarsi delle cosche sul territorio. La situazione viene largamente illuminata grazie all’operazione odierna, svolta dalla Dda di Firenze, che nella mattinata di oggi ha portato a dieci arresti, di cui sette in carcere e tre ai domiciliari. In totale, gli indagti sono 12. 

L’imortante operazione (oltre 150 gli operatori delle forze dell’ordine coinvolti), coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Dott. Giuseppe Creazzo, si è svolta nel capoluogo toscano e in alcune località delle province di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza.

Il lavoro degli investigatori ha fatto emergere il ruolo di un’associazione criminale che agevolava la camorra svolgendo i suoi affari a Firenze, i cui componenti si riunivano quasi ogni giorno in una pizzeria della città, acquistata subito dopo l’inizio della pandemia e poi finita al centro di una guerra tra clan, culminata con l’esplosione davanti al locale. Gli indagati sono 12 in totale, fra cui un commercialista di Prato e un consulente del lavoro di Nocera Inferiore, entrambi sottoposti all’interdizione dall’esercizio dell’attività professionale. Fra gli indagati anche un minorenne, sottoposto alla misura del collocamento in comunità. Disposto il sequestro preventivo di conti correnti e somme di denaro. I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa per aver agevolato il clan camorristico, presente nella provincia di Salerno. L’associazione era finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, all’indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio e al reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Secondo quanto reso noto, le indagini iniziarono nel luglio 2020, condotte da polizia e guardia di finanza. Il lavoro degli investigatori giunse in breve a scoprire che due fratelli avevano creato un nuovo gruppo criminale a Firenze, nato per agevolare un clan camorristico attivo a Salerno, che si era macchiato di una pluralità di illeciti, commessi in diverse occasioni. La pizzeria, gestita dal fratello del presunto capoclan, era utilizzata come base del gruppo e veniva utilizzata anche per lo stoccaggio del proventi degli affari illeciti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la bomba carta che esplose davanti al locale fu piazzata da associati di un clan rivale, arrivati dalla Campania per mettere a segno il blitz incendiario.

 “La Fondazione Antonino Caponnetto nel corso del 2020-2021 più volte aveva detto che il rischio di infiltrazioni criminali e/o mafiose a Firenze, Prato e non solo, con l’epidemia covid aumentava in modo esponenziale – si legge nella nota rilasciata dalla Fondazione – a febbraio 2021 avevamo mostrato tutta la nostra preoccupazione per l’ordigno lasciato davanti al ristorante in zona Leopolda. L’operazione anticamorra a Firenze e Prato di oggi, coordinata dalla Dda e portata avanti da Guardia di Finanza e Polizia di Stato ai quali vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, dimostra che le nostre analisi basate su relazioni ufficiali e riscontri oggettivi erano esatte e le nostre preoccupazioni fondate”.
“Risulteremo antipatici nel dirlo – dichiarano Salvatore Calleri Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto e Renato Scalia dell’Ufficio di Presidenza  – ma la gravità della situazione Covid che ha visto l’aumento delle infiltrazioni criminali ci impone di tenere alta la guardia e di non sposare la cautela di chi minimizza per timore di toccare l’argomento mafia / criminalità organizzata / sversamento rifiuti. Si verifichino quindi tutte le acquisizioni sospette avvenute in questi anni e se ne scopriranno delle belle. Si affronti la questione mafia senza tabù”.
Sulla questione della presenza delle cosche in Toscana, interviene il prefetto Messina:  “Per la città di Firenze è stato  un bene che si sia intervenuti in questa fase e con grande  rapidità. Era in atto un tentativo di infiltrazione, di  colonizzazione della realtà locale, partendo da reati di basso  livello per arrivare a quelli in materia di armi e di  immigrazione”, è il commneto del direttore della Direzione  centrale anticrimine della polizia di Stato, prefetto Francesco  Messina, commentando l’operazione che ha permesso di bloccare  l’insediamento nel capoluogo toscano del clan camorristico dei  Cuomo.     “Quella di oggi – ha commentato il generale Alessandro  Barbera, comandante dello Scico della guardia di finanza – è  stata un’azione vaccinale contro il virus della criminalità  organizzata”.
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