A Bologna il Comune cambia le procedure per la gestione dei moduli scolastici, facilitando le coppie omosessuali con figli. E scoppia il polverone.
L’antefatto. Fino a ieri solo il genitore “biologico” aveva pieni diritti sul figlio: come andarlo a prendere all’uscita da scuola, o firmare per una gita d’istruzione. Solo lui, o lei, poteva autorizzare il partner a fare altrettanto, tramite una delega, per ogni singola occasione. Ora il Comune riprova a tendere una mano alle coppie di genitori omosessuali: da quest’anno, con una semplice autocertificazione, entrambi i genitori potranno fare tutto. Nei nuovi moduli «il/la sottoscritto/a» dichiareranno di voler condividere «nel ruolo genitoriale da entrambi/e assunto la relativa funzione a favore del minore». Basterà sottoscrivere queste poche righe perché entrambi i genitori possano firmare i vari moduli scolastici (per gli istituti da zero a sei anni), autorizzare gite e rapportarsi con educatori e insegnanti.
A svelare le nuove intenzioni del Comune è stata Elisa Dal Molin, referente regionale delle Famiglie Arcobaleno. Il sindaco Virginio Merola ha confermato alla Festa dell’Unità di ieri, annunciando che per le realtà Lgbt, a partire dal Cassero, non si dovrà passare da bandi comunali. «Queste realtà rappresentano la storia della nostra città — ha spiegato Merola — offrono servizi pubblico di interesse generale per Bologna, quindi non ho alcun problema a dire a nove mesi dalle elezioni che per loro non servirà un bando».
Per il primo cittadino di Bologna non è che un modo «per superare gli avvilenti problemi quotidiani» delle famiglie omosex con bimbi a scuola. Ma il centrodestra bolognese dichiara guerra al nuovo modulo. Si tratta di moduli «completamente inutili e fuori dall’ordinamento vigente» secondo Valentina Castaldini, consigliera comunale e portavoce nazionale del Nuovo centrodestra. Che avvisa Merola: «presentare un modulo naif alla Festa dell’Unità credo porti molti meno voti che occuparsi di cose importanti, gli 800 bambini in lista d’attesa nei nidi o la situazione poco chiara sulla refezione scolastica. A Merola consiglio di occuparsi di queste cose». Peraltro, secondo Castaldini, i nuovi moduli non rivoluzionano un bel nulla. «All’inizio dell’anno scolastico viene comunque chiesto chi fa le veci del genitore, quindi non si capisce l’utilità della spesa per gestire questi moduli che vengono pagati da tutti i cittadini».
Perplessità sono state espresse anche da Monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale della Curia di Bologna che parla di «disinvoltura» da parte del Comune e aggiunge: «La cosa che sorprende è che si tenti di affrontare un tema così grosso e così importante attraverso un modulo, un modo di procedere che pone degli interrogativi. Tutti sanno che non è un modulo a decidere chi è genitore».