Le case della curia bolognese a chi ne ha bisogno. A meno di un mese dal suo arrivo in città, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi ha avviato una mappatura degli immobili che fanno capo all’arcidiocesi che presiede. L’obbiettivo è chiaro: destinare parte del patrimonio immobiliare sfitto o sottoutilizzato all’emergenza abitativa che ha segnato l’ultima parte del 2015 e l’inizio del 2016.
Il censimento degli immobili della curia è un’operazione che il Comune segue da vicino e che ha addirittura contribuito ad avviare. A Natale il sindaco Virginio Merola ha incontrato Zuppi e gli ha dato la lista aggiornata delle occupazioni cittadine che sono fondamentalmente quattro: ex Beretta, ex Carisbo di via Toscana, Mura di Porta Galliera e via De Maria, per un totale di circa 300 persone. Il vescovo, da sempre sensibile al tema dell’emergenza abitativa — a Roma era in contatto con gli inquilini abusivi di Spin Time Labs, tra piazza Vittorio e l’Esquilino — ha garantito che avrebbe fatto la propria parte. Merola, che all’inizio dell’anno ha detto di voler risolvere entro marzo l’emergenza abitativa, non nasconde di aspettarsi tantissimo dalla collaborazione con la curia. Le due trattative avviate dal Comune per ottenere dall’Inps un palazzo in Gramsci e dalle Poste la vecchia sede di via Agucchi sono infatti ferme al palo.
Gli immobili della diocesi dovranno essere attrezzati in modo adeguato per potere accogliere degli inquilini. Zuppi non esclude di destinare alla bisogna (utenze comprese) almeno una parte dei cinque milioni di euro di dividendi della Faac, il colosso dei cancelli ereditato dalla curia, che erano stati destinati alla Caritas. Già il predecessore di Zuppi, Carlo Caffarra, aveva deciso di destinare ai poveri i proventi della multinazionale. L’arcivescovo proseguirà sulla stessa rotta, privilegiando i senza casa.