Le cifre del taglio dei costi messe nero su bianco dai vertici di Bologna Fiere, e spedite a tutti i sindacati, dovrebbero essere quelle definitive: il piano industriale dell’expo bolognese entro il 2019 ipotizza di dimezzare le ore lavorative, passando dalle attuali 119mila a 66mila. È un taglio netto del 45% nel giro di un triennio. Vuol dire che per gestire le manifestazioni, gli eventi e l’intera struttura di via Michelino in futuro servirà quasi la metà del tempo rispetto a oggi. Ma la Fiera punta anche risparmiare sul costo del lavoro: anche qui il taglio sulle tariffe orarie dovrebbe aggirarsi in media intorno al 42% (escludendo chi è già assunto).
È la prima volta che le sigle sindacali vedono riportato in un documento ufficiale quello che finora era stato paventato dai manager della società solo a voce durante gli incontri. E si dicono perplessi davanti alle carte, visto che a loro avviso non viene spiegato nel dettaglio in che modo il gruppo otterrà i risparmi già promessi agli azionisti (e soprattutto ai vertici del salone Eima, che hanno appena firmato per lasciare la loro manifestazione a Bologna).
Tirando le somme, infatti, i risparmi, che il piano definisce “potenziali”, rispetto al 2016 ammontano a 2,72 milioni di euro. Il primo canale di spesa da alleggerire è legato alla “riduzione delle ore necessarie alla gestione del quartiere”. In fondo c’è un elenco delle innovazioni tecnologiche che permetteranno alla società di sfoltire i costi sostenuti: si va dalla cancellazione dei turni extra-manifestazioni per biglietterie e addetti agli ingressi fino all’eliminazione dei “nastri orari e differenziazione ore turni”. Di più sui turni dei dipendenti il documento non dice, e gli stessi sindacati con queste formulazioni generiche non ci si raccapezzano. Quanto alle novità high tech, che ridurranno ulteriormente le ore, si citano cancelli automatizzati, videosorveglianza e tornelli.
Ma il capitolo più doloroso riguarda il costo complessivo del lavoro in Fiera, che in ogni caso verrà ridotto: oggi, come più volte dichiarato in passato dal presidente Franco Boni, la tariffa oraria media è di 33,31 euro. Troppo, secondo lui, se confrontato con i concorrenti, e promessi “sposi”, saloni di Parma e Rimini. Quest’anno le tariffe scenderanno di colpo, fino ad assestarsi intorno ai 19,12 euro nel 2019.