Bodoni, il padre dei graphic designer in mostra a Parma

A 200 anni dalla morte, un’esposizione in Palatina e un convegno al Regio dedicati al “principe dei tipografi”.
Giambattista Bodoni
Giambattista Bodoni

Bodoni, chi era costui? L’incipit pare sacrilego, eppure al di fuori di una ristretta cerchia di appassionati la domanda è più che legittima. Mentre si dà notizia della 500esima iniziativa sul bicentenario verdiano, i 200 anni dalla morte del “principe dei tipografi” hanno ricevuto ben minore rilievo, soprattutto fuori da Parma.

E’ giusto tuttavia ricordare che proprio a Parma è aperta dal 5 ottobre, e chiuderà il 12 gennaio 2014, una mostra sul più grande designer – oggi lo chiameremmo così – di caratteri tipografici di tutti i tempi. Inoltre, venerdì e sabato scorsi proprio a Bodoni l’Osservatorio permanente Giovani editori ha dedicato un convegno con lezioni e dibattito sul tema “Il segno italiano, moderno per tradizione”. Non solo graphic designer e addetti ai lavori, bensì un’occasione di riflessione su giornalismo, impatto dell’on line sull’informazione e prospettive dell’artigianato (italiano) di qualità ai tempi della crisi globalizzata.

Quindi, chi era Bodoni? “Un tipografo, figlio di tipografi e quindi con il piombo nelle vene” secondo Massimo Vignelli, graphic designer di fama mondiale intervistato da Maurizio Molinari de La Stampa. Lo stesso Vignelli ha ritratto mirabilmente Bodoni ricordando che “il mestiere di designer è una lotta continua contro la volgarità”.

Originario di Saluzzo, Giambattista Bodoni arrivò a Parma nel 1768, alla corte dei Borbone come direttore della “Stamperia reale” per rimanere qui ben 45 anni, cioè fino alla morte avvenuta nel 1813.

I punzoni tipografici
I punzoni tipografici

Cos’ha fatto? Per dirla in poche parole, basti pensare che i caratteri tipografici da lui inventati, incisi nel legno e fusi nel piombo sono ancora oggi tra i più utilizzati da giornali e prodotti editoriali. Trasportati con tutta la loro eleganza negli strumenti digitali, come si addice alle opere immortali. Sarà capitato anche a chi legge questo articolo di utilizzare qualche volta il Garamond, o qualche tipo di Courier, oppure il Bodoni vero e proprio. Sappia che il disegno, l’intaglio su legno e la forgiatura dei punzoni con i caratteri che li hanno originati risalgono a più di due secoli fa, e li dobbiamo proprio a Bodoni. Ricordarlo equivale a celebrare la “forma” della parola, e la forma sopravvive anche sull’on line, come tablet e kindle ci testimonieranno ancora per molto.

La locandina della mostra
La locandina della mostra

Quale lezione dà, oggi, l’esperienza di Bodoni tipografo? Non hanno dubbi i designer e giornalisti intervenuti al convegno (tra cui il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli): puntare sullo stile, sull’eccellenza unica e non replicabile – un bel paradosso, per dei caratteri grafici – dell’artigianato italiano e competere nel mondo con questi strumenti, visto che la capacità industriale del Paese è e resterà limitata di fronte ai colossi dell’economia globalizzata. Una lezione valida ancora oggi, in un tempo tanto diverso – e troppo omologato – in confronto all’epoca in cui operò il “principe dei tipografi e tipografo dei prìncipi”.

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