Già dall‘inno d’Italia si intuisce lo sfilacciamento di classi e interessi di una nazione; tra gli industriali in prima fila solo Fabio Storchi (neo presidente Federmeccanica) lo canta con una certa convinzione. Tra gli amministratori invece si mettono una mano sul cuore Sonia Masini e Roberta Mori. Tra i viri invece, investito dall’improvvisa responsabilità, il reggente Ugo Ferrari.
Si intitola “Cambiare l’Italia con le idee” l’assemblea estiva 2013 di Unindustria, la prima da quando Assindustria e Api si sono fuse; si svolge in un Valli affollato di invitati, per lo più associati e rappresentanti di qualcosa, politici locali e forze militari (ma nessun religioso) col presidente Stefano Landi che cambia le vittime degli strali: fino all’altro ieri amministrazioni rosse e sindacati, oggi invece (presente anche il ministro Graziano Delrio reduce dal decreto “fare occupazione) burocrazia, tasse e banche, ree di non fornire più credito.
Landi sgrana il rosario delle lamentele addossando altrove le responsabilità dello sfacelo economico, giammai al “grande cuore industriale” che batte nell’export e palpita all’unisono almeno in terra reggiana, dove l’occupazione tiene. E innovazione e sistema territoriale fanno il resto. Poi bastone e carota col ministro Delrio: troppe società pubbliche usate da parcheggio per i politici trombati, lisciata di pelo invece per il “decreto del fare”. Un buon inizio a cui deve seguire, conclude il presidente tra gli applausi, la riduzione del carico fiscali alle imprese e al lavoro.
Ma dove l’applausometro rivela il picco è durante la tavola rotonda, un po’ sgangherata ma certamente frizzante, alla presenza del politologo Gianfranco Pasquino, del giornalista Dario Di Vico, del sociologo Domenico De Masi e del professore Giulio Sapelli. Quest’ultimo, dopo una raffica di sparate anti-bocconiane e contro il servilismo europeista di Monti, ribalta il punto di vista e si lascia andare a quello che molti in sala pensano e volevano sentirsi dire: “il debito pubblico non è inversamente proporzionale alla ripresa; guardatevi da quegli opinionisti che fanno passare certe fesserie perché pagati da potenze straniere per fare affossare la nostra economia!”.
Il Municipale è in delirio per il refrain sapelliano già andato in onda durante l’anno nel corso della trasmissione “L’ultima parola” di Gianluigi Paragone, non a caso stroncata dalla Rai. Tra i più accaniti plaudenti, diversi imprenditori cui il mercato ha provocato guai seri e che ora ricorrono agli ammortizzatori sociali o peggio per le proprie imprese. Arriva infine, grande consolazione della giornata dell’orgoglio industriale, la parola finale del vice Presidente nazionale Vincenzo Boccia dopo la replica di Delrio. E per sentirsi tutti un po’ più global nella provinciale (anche in senso buono) Reggio Emilia, ci si butta sull’inglese: “shock competitivo, new deal, piano Marshall”: sperando che l’anno prossimo ci si ritrovi tutti a raccontarsi un’altra storia. Economicamente parlando