Firenze – “L’ordinanza cautelare del Consiglio di Stato, che ad una prima lettura sembra voglia difendere il centro storico di Firenze, agisce attivamente e in modo opposto su larga parte del territorio fiorentino: il nostro regolamento, tra i più conservativi e curati della regione, parifica i borghi minori al centro storico, facendo sì che tale ordinanza trovi applicazione anche in zone come Legnaia, Coverciano, via Aretina, Careggi. Il risultato, per queste aree e per il nostro centro storico, è un immobilismo dannoso per tutta la filiera legata all’edilizia, partendo da una svalutazione economica dei beni fino alle ricadute sugli operatori del settore (compresi agenzie immobiliari, notai, artigiani, professionisti) e non solo nei grandi interventi.
E’ quanto dichiarato da Jacopo Ferretti, segretario generale di Confartigianato Firenze in merito agli effetti dell’ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso la variante al regolamento urbanistico prodotta dal Comune nel 2018 per arginare le limitazioni imposte dalla Cassazione nel 2017 sul restauro edilizio.
“L’assurdo infatti – spiega Ferretti – è che tale ordinanza blocca le piccole trasformazioni necessarie per le esigenze di base: dalle modifiche interne, magari fatte per adattare un appartamento a una persona disabile, fino ai piccoli bisogni quotidiani del commerciante, che deve modificare il proprio negozio per poter continuare l’attività.”
“Rischia di trasformarsi in un caos senza precedenti – l’ordinanza riesce esattamente nel suo intento opposto: non preservare la città, vista in modo miope solo come costruito, ma rende insostenibile la sua valorizzazione. In questo quadro tutt’altro che rassicurante serve correre subito ai ripari valutando ogni strada percorribile per opporsi ad una normativa che rischia di danneggiare lo sviluppo della città come mai avvenuto prima”
“Così si rischia la paralisi per mesi, forse per anni. – aggiunge il presidente di Confartigianato Firenze Alessandro Sorani – In nome della ‘tutela’, siamo piombati in un caos senza precedenti. L’ordinanza, infatti, non preserva la città, vista in modo miope solo come la somma del costruito, e rende insostenibile la sua valorizzazione. In questo quadro tutt’altro che rassicurante serve correre subito ai ripari valutando ogni strada percorribile per opporsi ad una normativa che rischia di danneggiare lo sviluppo della città come mai avvenuto prima. Bene dunque il ricorso del Comune e della Consulta delle professioni.”