Firenze – Otto minuti di silenzio. Centinaia di persone in ginocchio davanti all’ambasciata americana. Bandiere al vento. Il sole davanti che incendia il cielo. Il silenzio è da brividi. Otto minuti, tanti quanti sono bastati a George Floyd per morire, con il collo sotto il ginocchio di un uomo in divisa. Anche Firenze ha ricordato, oggi 6 giugno, la morte dell’ennesimo afroamericano per mano della polizia, con svariate centinaia di persone, la maggior parte giovani e giovanissimi, con le bandiere delle varie parti politiche della sinistra radicale, ma anche con tante persone convenute per dare il proprio contributo di solidarietà contro un atto, l’ennesimo atto, di violenza, che vede spesso soccombere i giovani afroamericani. Il cartello più ripetuto, “Black lives matter” che dagli Usa sta percorrendo il vecchio continente. Francia in primis, Italia, Firenze. Il presidio è stato organizzato da Potere al Popolo che ha raccolto l’appello di Women’s March Florence, Italy, Indivisible TUScany e Satunitensi contro la guerra.
La giornata di mobilitazione è cominciata verso le 16, in piazza della Repubblica, con un presidio manifestazione e corteo indetto da Firenze Antifascista, che ha raccolto svariate centinaia di giovani e movimenti che hanno poi sfilato in buon ordine verso il consolato americano. In testa al corteo un grande striscione con la scritta I love Ricky, riferito a Riccardo Magherini, deceduto a Firenze nel corso di un arresto. Non solo il Maghero, come era conosciuto il popolare ex calciatore della Primavera viola, i nomi che sono stati ricordati nel corso degli interventi sono stati tanti, dai più conosciuti, Uva, Cucchi, Aldovandri, fino a quelli passati ormai nelle cronache di nera. Un grande sentimento di solidarietà verso i ragazzi neri e le vittime statunitensi, che ha abbracciato altre storie, altre vite stroncate anche in Italia.
Fra la musica, gli interventi e qualche fumogeno, a un certo punto un centinaio di persone si è distaccato dal presidio recandosi in piazza Santa Croce, dove si era tenuto un presidio delle organizzazioni di destra, scortati dalle forze dell’ordine, che però non sono intervenute.
Intanto, davanti al consolato degli Usa, continua a giungere gente a frotte. Molti gli americani, con cartelloni in inglese, fra cui l’ormai famoso slogan “Black lives matter”. E poi, tutti in ginocchio. Silenzio. Otto minuti che valgono una vita.
Foto: Luca Grillandini