“Birra dell’Anno”, Toscana in primo piano con otto riconoscimenti

Firenze – Olio, vino e ora anche birra.  Le birre artigianali della Toscana si confermano tra le migliori d’Italia, e il verdetto arriva  da una giuria internazionale, quella di “Birra dell’Anno”, il concorso organizzato da Unionbirrai – associazione di categoria dei birrifici artigianali italiani – che si è tenuto sabato a Rimini. Cento giudici hanno valutato le 1.994 birre in gara, presentate da 327 produttori italiani e divise in 41 categorie, per ciascuna delle quali sono state scelte le tre migliori proposte brassicole in concorso.
È il marchigiano Mukkeller il miglior birrificio d’Italia, ma a trionfare sul palco della Fiera di Rimini sono stati anche otto produttori artigianali toscani, che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti per le loro creazioni birrarie.

Ed eccoli, i magnifici otto: ha conquistato un oro e un bronzo il Birrificio La Petrognola di Piazza al Serchio (LU), rispettivamente con la Montefiore, birra chiara con uso di frumento non maltato, di ispirazione belga, e con la Cinghiale Nero, realizzata con cereali speciali. Un primo posto anche per il Birrificio Brúton di Lucca con la sua Brúton di Brúton e per il Birrificio Apuano di Massa Carrara, guadagnato nella categoria delle White Italian Grape Ale, birre con uve bianche, grazie alla sua Ninkasi. Ha inanellato quattro medaglie d’argento il Birrificio del Forte di Pietrasanta (LU): una con la sua American Pale Ale Fior di Noppolo, una con Cento Volte Forte, una con Cintura d’Orione al sentore di miele, e l’ultima con Il Tralcio, una Red Italian Grape Ale. Il Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno ha portato a casa due medaglie, un argento e un bronzo, rispettivamente con la sua Ipa Gatta Nera e con Santa Giulia, una birra di ispirazione britannica. Medaglia d’argento anche per Mostodolce, birrificio di Prato, guadagnata grazie a B626, creata con l’utilizzo di castagne. Bronzi anche per il Birrificio Badalà di Montemurlo (Prato) e per il Birrificio Bio La Stecciaia di Rapolano Terme (SI).

“Le proposte dei nostri birrifici artigianali sono sempre più apprezzate dentro e fuori i confini nazionali”, ha spiegato Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai, a margine della premiazione. “Questo concorso – ha proseguito – vuole premiare le eccellenze di un comparto in crescita, da Nord a Sud del Paese. La straordinaria ricchezza delle tradizioni agroalimentari italiane si riflette nelle nostre birre, realizzate spesso con prodotti tipici del territorio interpretati con la creatività e la maestria tipiche del nostro Paese”.

I nuovi trend della birra artigianale. Se all’estero domina l’esagerazione a tutti i costi – dalle birre con marshmallows a quelle fluorescenti o glitterate – i trend emersi a “Birra dell’Anno” confermano che in Italia resta il primato delle American Pale Ale (APA) e delle India Pale Ale (IPA) in tutte le loro declinazioni. Che siano d’ispirazione anglosassone o americana, leggere come le Session IPA o dalla gradazione alcolica importante e con l’aggiunta di aromi intensi come le Imperial IPA, chiare e fruttate come le White IPA, o scure con sentori di caffè e pane tostato come le Black IPA, le birre luppolate sono ancora la passione di produttori e consumatori. Vera rivelazione del concorso, quest’anno, sono le le Brut Ipa, che rispetto alle scorse edizioni hanno registrato un boom di iscrizioni; sono birre caratterizzate da una particolare secchezza che è valsa  loro il soprannome di “birre-champagne”. Restano protagoniste, inoltre, le birre con ingredienti a km 0 – cereali, miele, castagne e tanta frutta del territorio di appartenenza dei birrifici – e quelle “invecchiate” nelle botti in legno (Barley Wine). Spazio anche al primo stile autoctono italiano, le IGA (Italian Grape Ale), che prevedono l’aggiunta di vino, mosto o uva nel processo di lavorazione. Suddivise in red e white Grape Ale, a seconda dell’uva utilizzata, sono ormai un must del nostro panorama birrario sempre più apprezzato (e imitato) anche all’estero.

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