Bilancio Regione, investimenti pubblici addio

Firenze – Infrastrutture, trasporti, ambiente addio: per molti anni ancora dovranno fare a meno del volano degli investimenti pubblici regionali. Il trend è inesorabile. Su cento euro spesi dalla Regione Toscana, quasi 91 vanno alla sanità; 7.7 al finanziamento della “macchina” amministrativa; appena un euro e mezzo agli investimenti (dati Cpt del ministero dello Sviluppo). In sostanza stiamo raggiungendo record assoluti della spesa sanitaria (che per molti versi appare incontrollata); una lievitazione dei costi di “autoriproduzione” degli organi amministrativi regionali, alla faccia di ogni operazione di “spending review”; e un vero e proprio tracollo della spesa per creare sviluppo e crescita sul territorio. Questa tendenza accomuna ormai tutte le Regioni italiane, visto che in sei anni i trasferimenti dello Stato si sono ridotti del 17% e l’accetta ha colpito là dove era possibile, lasciando integra la spesa “incomprimibile”. Ma c’è da chiedersi se le politiche di restrizione della spesa pubblica non abbiano ormai trasformato in modo irreversibile la funzione che questi enti hanno avuto nella loro storia, togliendo il ruolo propulsivo sul territorio e affidando loro quello di una costosissima, pura gestione della spesa corrente.

Le cifre Cpt sul bilancio consolidato della Toscana sono ancora ferme al 2013: «Ma se dovessimo aggiornare i dati al 2015 la situazione sarebbe ancora peggiore» sottolinea Patrizia Lattarulo, responsabile dell’area di economia pubblica dell’Irpet. Che aggiunge: «Ci vorranno molti anni per ricostruire questa generale riduzione di capitale pubblico sul territorio». Ma i danni, aggiungiamo noi, rischiano di essere ormai irreversibili. In Toscana in particolare.

 Il tracollo degli investimenti in cinque anni. Dal 2008 al 2013 gli investimenti regionali sul territorio passano in termini assoluti da 546 milioni a 419: una decurtazione che sembrerebbe addirittura inferiore a quella di tutte le altre Regioni italiane (-29,6% la spesa in conto capitale in quegli anni), ma andando a scavare nel dettaglio non è così. Lievitano (come vedremo) gli investimenti in ambito sanitario, crolla tutto il resto, soprattutto nel settore economico.

Quelli in campo industriale passano da 79 a 15 (-85%!); in ambito turistico dimezzano (da 2 a 1). Le risorse per ricerca e sviluppo diventano la Cenerentola, e perdono per strada due terzi degli importi investiti (da 6 a 2 milioni).

Questi dati appaiono anche più sconcertanti perché contengono quella parte di Fondi europei che la Regione gestisce direttamente proprio negli ambiti della ricerca e siluppo.

Ma anche la sorte di Infrastrutture e ambiente non è migliore: opere pubbliche da 13 a 2 milioni; l’ambiente da 9 milioni del 2008 precipita a 2 dopo cinque anni; per i trasporti da 24 si passa a 15 (-37%). Crescono o restano stabili solo gli investimenti in cultura (da 2 a 6 milioni), edilizia abitativa ( da 22 a 23 milioni); assistenza (1 milione stabile).

 Ma quale “spending review”? La spesa corrente della Regione per far funzionare la macchina amministrativa, le partecipate, pagare dipendenti e politici vari era di 611 milioni nel 2008. Nel 2013 è a quota 573 milioni: appena -6%. Eppure ce ne sono state di operazioni di spending review destinate a comprimerla! Il risultato è: negli ultimi anni della Giunta Martini una vera e propria esplosione (si raggiungono 800 milioni di euro fra il 2009 e il 2010!). Poi arriva la scure di Rossi e in un anno si creano ben 270 milioni di risparmi. Ma da allora la spesa corrente ricomincia a crescere inesorabilmente: da 506 a 573 milioni nel 2013.

Ma allora si può sapere che fine fanno tutti i risparmi messi e rimessi in cantiere ogni anno da giunta e consiglio regionale?

 Il Moloch sanità. «In Toscana si è fatta una scelta politica ben precisa: quella di non tagliare la sanità, considerandola un servizio essenziale per la cittadinanza. Si sono fatti investimenti importanti, aperti ospedali e servizi pubblici» ricorda Lattarulo. Tutto vero, ma guardando le cifre, la sanità toscana appare come una gigantesca idrovora che tutto assorbe. La spesa sanitaria nel 2008 con i suoi 6300 milioni di euro e passa rappresentava l’88% del bilancio regionale globale; nel 2013 raggiunge quota 6757 e assorbe il 91% di tutto. La progressione in questi anni è impressionante, non solo perché si espande la spesa corrente sanitaria, ma a questo capitolo la Regione destina, in più, addirittura dal 50% al 75% degli investimenti complessivi sottraendo automaticamente risorse a tutto il resto. È vero, sono gli anni in cui si costruiscono nuovi ospedali, ma sono soprattutto anni in cui la Regione è costretta a ripianare i buchi e i bilanci disastrati delle Asl di Massa, e poi i più modesti disavanzi di Siena, Pistoia, Lucca.

Di fronte a questa esplosione apparentemente incontrollata della spesa sanitaria ci si aspetterebbe che la grande riforma messa recentemente in cantiere sia congegnata per produrre un’inversione di tendenza. Niente di tutto questo: «Eventuali risparmi non sono stati stimati. Si tratterà soprattutto di un miglioramento dei servizi, piuttosto che di risparmi quantificabili» risponde l’assessorato. Eppure l’allarme lanciato in questi giorni da Raffaele Cantone, presidente dell’Authority anticorruzione, dovrebbe far riflettere: nelle pieghe dei miliardi di euro spesi per la sanità si annidano sprechi enormi. E questa considerazione di Cantone non risparmia nessuno!

 Morale della favola: «Le Regioni sono in evidente difficoltà: lo Stato toglie soldi, riattribuisce le funzioni delle Province appesantendone le spese, vuole togliere altre competenze… Il tutto purtroppo, in totale mancanza di una visione generale» conclude Lattarulo. Il problema è che in tutto questo caos a farne le spese, in ultima istanza, saremo noi.

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