Bilancio Iren: ingiustificato entusiasmo

Intendo prendere le distanze, anche a nome del gruppo interprovinciale dei piccoli azionisti IREN, dai toni da settimana Incom del comunicato che ha salutato la presentazione del consolidato al 30 settembre: infatti, il bilancio ha confermato pressoché tutte le perplessità espresse nell’analisi puntuale della situazione al 30 giugno, in particolare sulla drastica riduzione dei ricavi, sulla grave situazione patrimoniale e finanziaria del gruppo, sull’assenza di una exit strategy, confermata anche dagli articoli usciti, dai pessimi investimenti nel rigassificatore e in Edipower. Entriamo dunque nel dettaglio:
– il volume di affari del gruppo è in ulteriore calo (-21,5%) rispetto al periodo corrispondente del 2012 e alla semestrale (-19,6%) e, in particolare, il fatturato del settore energia e gas (mercato) è diminuito di oltre il 26% (a giugno -23%): tale contrazione, pesantissima, sarà assai probabilmente di lungo termine, per il perdurare della crisi e per le nuove metodologie tariffarie stabilite dall’authority;
– l’incremento del margine operativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+24%, stabile rispetto a giugno) dipende invece da fattori contingenti ed esogeni (minori costi di approvvigionamento delle materie prime per quasi un terzo, che potrebbero non esserci più in futuro; tali benefici peraltro non sono affatto tradotti in vantaggi per i consumatori, in quanto le bollette sono cresciute anche stavolta oltre l’andamento delle risorse energetiche e dei gradi giorno che misurano la rigidità della stagione;
– la situazione patrimoniale e finanziaria resta assai preoccupante, essendo il rapporto oneri finanziari/fatturato (2,4%) il medesimo di fine anno e gli indici di liquidità e disponibilità ampiamente sotto l’unità (tecnicamente, ciò si definisce stato di insolvenza), nonostante la cessione (peraltro non ancora perfezionata,) di circa 300 milioni di partecipazioni, operazioni straordinarie che sostanzialmente non fanno che smentire le scelte strategiche fatte pochi anni addietro; perché, è la mia domanda, se IREN, come afferma, ha ridotto il proprio indebitamento ha dovuto recentemente emettere 125 milioni di obbligazioni di diritto irlandese a tassi piuttosto onerosi?
– è ormai del tutto confermata l’ipotesi, da me più volte denunziata, che la pratica di fatturare i costi presunti e non quelli effettivi abbia portato benefici economici e finanziari nella prima parte dell’anno, ma che da qui alla fine del medesimo i dati ritorneranno quelli reali.
– restano infine inevase le due domande sugli scenari futuri, da me poste il 27 giugno, scenari condizionati dal progressivo peggioramento delle prospettive del mercato energetico: la prima è la minusvalenza che con tutta probabilità sarà generata dall’uscita anticipata da Edipower e quindi dal valore attuale delle centrali acquisite; la seconda è data
dal rigassificatore di Livorno, ancora in fase di collaudo e il cui costo è arrivato a 850 milioni, dunque oltre il 100% in più dei 400 milioni stimati nel 2002 e ben 230 milioni in più dei 600 milioni dichiarati ufficialmente da IREN, la cui entrata in funzione non è ancora avvenuta e dove i soci litigano tra loro.
C’è ben poco da esultare, purtroppo. Soprattutto per chi dovrà pagare le sempre più salate bollette, nonché gli errori di questo management.

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