Firenze – I dati analitici sono diventati parte integrante di qualsiasi valida strategia finanziaria, sempre più banche d’investimento e player internazionali sono consapevoli dei benefici che possono portare gli studi sulle informazioni digitali in rete, questo per capire in tempo reale quali azioni potere intraprendere e allo stesso tempo quali mosse potere anticipare nei confronti degli altri competitor.
Come per qualsiasi applicazione dei Big Data rivolta alle attività del business anche per il mondo finanziario vede gli Stati Uniti essere il primo paese ad adottarli, inizialmente servivano per potere meglio individuare la tipologia di cliente e la loro esposizione al rischio d’investimento, oggi non lavorano solo per intercettare dei potenziali nuovi acquirenti ma anche per fare degli studi analitici su nuove tipologie di investimenti finanziari valutandoli in una fase di analisi predittiva al fine di capire poi la reazione dei mercati.
Non sono certo l’Oracolo di Delfi, è spesso azzardato anche per la finanza dare troppo peso e successi scontati dall’analisi dei dati, anche se il settore bancario e finanziario è rispetto ad altri il settore più trainante per l’utilizzo di raccolta ed elaborazione delle informazioni.
L’avvio di uno studio analitico è spesso disseminato da grandi difficoltà, la valutazione e l’interpretazione di grandi quantità di dati può creare più confusione che altro; se ci riferiamo al settore bancario a maggiore ragione quello europeo dove si riscontra una eccessiva regolamentazione questo è un ulteriore limite; i dati hanno senso se sono lo specchio di una certa realtà e la loro validazione e correttezza è al centro della loro veridicità.
Uno studio americano commissionato da State Street, il colosso bancario statunitense leader nei servizi finanziari, è arrivato al risultato che oltre l’80% su 400 top manager della finanza, considera la gestione dei dati una priorità strategica, tuttavia solo il 37% degli interpellati è dotato di infrastrutture innovative con competenze e governance di elevata qualità. Dalla ricerca è scaturita una classificazione in tre grandi categorie ci sono i “data starters”, quelli che hanno appena iniziato a utilizzare la gestione dati, i “data movers”, che già utilizzano da tempo i dati, e quindi hanno già esperienza nel settore e infine i “data innovators”, cioè coloro che hanno anche adottato delle infrastrutture più avanzate.
Molti gruppi bancari si sono dotati di vere e proprie aree di competenza all’interno del proprio organigramma societario dedicato solo esclusivamente all’analisi dei flussi dati, interni e esterni. La figura professionale che è molto cresciuta negli ultimi anni, il Data scientist, inquadrato a livello dirigenziale, svolge un lavoro di tale importanza che dialoga quotidianamente e direttamente con i più alti vertici della struttura decisionale.
In Italia grandi realtà come Unicredit hanno da non molto tempo adottato la figura di un Chief Data Officer, ossia una figura che ha responsabilità di gestire i dati legati ai processi decisionali di business, la sua attività è incentrata nel coordinamento dei dati aziendali garantendo quindi qualità, tempestiva e fruibilità delle informazioni grazie a soluzioni innovative di “business intelligence/analytics”.
Anche nel settore del rating le cose stanno cambiando, come dimostra l’esempio di ModeFinance, una nuova società di rating con sede a Trieste, che grazie all’autorizzazione dell’ESMA, l’Aurtorità di vigilanza europea degli strumenti e dei mercati finanziari, ha iniziato un percorso tutto nuovo per il settore; con l’uso dei Big Data è in grado di formulare valutazioni sulle condizioni di salute di qualsiasi società e banca nel mondo anche in assenza dei bilanci e su direttiva dell’ESMA ha inoltre aperto una consultazione pubblica accessibile dal sito della società per osservazioni pareri e consigli da parte degli stakeholders direttamente interessati come gli istituti di credito, Società di gestione di risparmio e fondi di investimento.
Link di approfondimento:
http://www.statestreet.com/content/dam/statestreet/images/regions/italy/docs/Vision24_March2015.pdf
http://www.aziendabanca.it/notizie/unicredit-roberto-monachino-chief-data-officer