Firenze – Parole incaute, quelle del primo cittadino circa la ricerca di bidelli che non si trovano perché, per ragioni imperscrutabili in un periodo di vacche magre e rifinite, la gente rifiuta? Parrebbe di sì, secondo i sindacati, ma anche gli uffici che questa mattina, dopo le locandine dei giornali e il tam tam della stampa, si sono trovati subissati da un giro caotico di telefonate. Di chi? Di gente che non vede l’ora, che supplica, che chiede, che si informa come poter arrivare a questo benedetto lavoro. Non solo: che s’arrabbia con quanti, uffici comunali, centri per l’impiego, sindacati si affannano a spiegare che non funziona così, che non è che uno si presenta in Comune e dice di essere disponibile e oplà, il contratto è pronto, firma ed esce “custode scolastico”.
Come funziona allora? Lo spiega uno sbalordito Stefano Cecchi, Usb, folgorato da quella che definisce una “boutade” del sindaco. “Intanto c’è una graduatoria già in essere del personale scolastico a tempo determinato, che è stata già assorbita con risposte positive, una quarantina di persone, precari storici. In poche parole: non esiste la formula “chiamata diretta”, ma il Comune invia una richiesta numerica al centro per l’impiego, cui corrisponde da parte degli addetti il confezionamento di una graduatoria che viene poi rimandata al Comune, che la utilizza chiamando via via i nominativi e assicurandosi della loro dipsonibilità”. In generale dunque, per queste categorie, l’assunzione in Comune avviene tramite richiesta al centro per l’impiego o per graduatorie interne all’ente.
Le telefonate di persone piene di speranza ma anche arrabbiate, offese da quella battuta sulla gente che non si sa perché rifiuta il lavoro, magari preferendo “l’assistenzialismo” del reddito di cittadinanza, hanno fatto saltare i centralini. Tutti a chiedere come, dove, quando, pronti a precipitarsi a “firmare il contratto”. “E’ già pronto, perché non ci dite dov’è?”.
Esemplare la vicenda di un percettore di reddito di cittadinanza. Letto l’articolo, immediata la telefonata al centro per l’impiego: “Sono pronto a rinunciare al reddito di cittadinanza, firmo il contratto anche a tempo determinato”. “Guardi, non si sa di cosa stia parlando”. Qualche battuta sopra le righe, poi “Telefoni in Comune”. Il Centralino comunale non risponde. Mail al sindaco, in cui si spiega la situazione. Nessuna risposta, il cittadino incarognito prende il telefono e chiama l’ufficio del sindaco. Informa chi risponde della sua situazione. La risposta è stata in sintesi: presa visione della mail, faremo sapere. Il cittadino in questione non si dà pace: “Ma ci riuscirò a farmi assumere? L’ha detto il sindaco, il contratto è pronto!”.
“Precisiamo che dare un’informazione sbagliata di questi tempi è sollevare un caos terribile e alimentare false speranze – dice il sindacalista – e segnaliamo che la mancanza di custodi scolastici è questione che si trascina da lungo tempo, tant’è vero che un concorso doveva già essere stato fatto, e fu fermato appunto, verso gennaio, dalla pandemia. La sensazione è che il covid sia diventato ormai un alibi per tamponare deficenze strutturali e manchevolezze politiche di più vecchia data, come la questione, emersa recentemente, dei mezzi di trasporto scolastici fatiscenti, al centro del ciclone ora, ma vecchia di anni”.