Firenze – Il presidio si è tenuto all’aperto, nel giardino della Biblioteca delle Oblate, e il freddo non ha abbassato nè la partecipazione nè l’intensità delle preoccupazioni degli operatori delle Biblioteche comunali, sul cui futuro si addensano ombre minacciose. Si tratta degli operatori “in appalto”, vale a dire quei lavoratori che si occupano di fare andare avanti un servizio essenziale per la collettività, ma che sono “dipendenti” delle cooperative che si aggiudicano, di volta in volta, l’appalto. Una condizione strana, la loro, perché, pur lavorando per il Comune e espletando la stessa attività,professionalità, competenza nel servizio, dei dipendenti diretti dell’amministrazione, equiparati in questo ai dipendenti comunali, dipendono dalle cooperative. Una situazione ibrida, che sta diventando insostenibile alla luce delle ultime novità.
“Si sta attendendo l’uscita di un nuovo bando di gara che ci vedrà tutti coinvolti – dice uno degli operatori – mentre il nostro appalto sta per scadere e siamo in un regime di affidamento diretto, non abbiamo ancora, mentre si sta raggiungendo la dead line, da parte dell’amministrazione comunale delle rassicurazioni chiare e precise sul nostro futuro lavorativo. Anzi. Se c’è qualcosa di certo sono le ombre che si stagliano su questo nuovo appalto. C’erano state tante promesse, dall’ex assessore Sacchi, all’ex direttrice Nencioni. Tutte promesse che sono sfumate. Il nostro appalto rischia di essere più povero e noi quindi rischiamo il posto di lavoro, la tenuta occupazionale, la tenuta salariale. Siamo estremamente preoccupati e arrabbiati. Oggi siamo qui per volantinare al fine di sensibilizzare l’opinione cittadina (oggi 12 dicembre c’era apertura straordinaria delle Oblate, ndr) sul tema e per far capire che anche questa biblioteca fa parte di tutti noi, che tutti i giorni l’apriamo, la facciamo vivere, come le altre biblioteche e gli archivi”.
Il messaggio è chiaro: se l’amministrazione non troverà il modo di mettere in sicurezza i suoi lavoratori, il servizio andrà fatalmente a degradarsi. L’insicurezza, la precarietà, per persone che lavorano legate agli appalti da 5, 6, 10, 15 anni, diventano un tarlo, una corrosione che non è solo del lavoro fisico, delle competenze altissime che questi operatori della cultura mettono nel loro lavoro, ma anche esistenziale, quotidiano, che scava di anno in anno.
“La conferma dell’importanza delle biblioteche per questa città lo si vede dalla partecipazione che anche oggi è ampia di cittadini e cittadine, che sono qui anche per dire che il servizio è un servizio essenziale – dice un’altra operatrice – le biblioteche sono presidi sociali e culturali fondamentali nelle nostre città. Difendendo il nostro lavoro difendiamo anche questo”. Anche lei torna sul punto: sono state poste domande, ma le risposte dell’amministrazione non ci sono o, se ci sono, non sono risposte cogenti. Il punto, senza girarci intorno, è: ma i tagli che i rappresentanti sindacali hanno rilevato per quanto riguarda il nuovo appalto in fieri, quantificati per 2 milioni sui 4 anni, nonostante l’amministrazione li abbia negati nello stesso consiglio comunale, ci sono o no?
“Il fatto stesso che siamo qui – spiega Giuseppe Cazzato, dei Cobas comunali – non deve essere visto come un’iniziativa estemporanea. C’è stato un percorso lungo, prima della scadenza dell’appalto, dicembre 2019, avevamo chiesto di attivare il percorso previsto dallo stesso protocollo sugli appalti sottoscritto dal comune di Firenze nell’aprile 2019. Una richiesta fatta non perché volevamo avere notizie riservate sull’appalto, come è stato detto, ma perché volevamo avere tutte quelle garanzie per i lavoratori che sono mancate nell’ultimo appalto. La necessità di questo incontro,oltre a rientrare nelle previsioni dell’art.1 del protocollo, era per noi importante per avere precisi impegni da parte dell’amministrazione comunale che nel prossimo appalto fossero inserite tutte le clausole a garanzia della tenuta occupazionale, (clausola sociale) e retributiva (contratto di riferimento) in ottemperanza alle disposizioni del codice degli appalti e dello stesso protocollo che contiene appunto un preciso impegno del comune su questi punti”.
Poi tutto si è bloccato complice la pandemia. “Pandemia che ha visto i lavoratori in appalto delle biblioteche finire in cassa integrazione, a differenza dei dipendenti comunali che hanno regolarmente continuato a lavorare, costretti a ripetute mobilitazioni per rivendicare il diritto al lavoro e la riapertura delle biblioteche”, continua il rappresentante sindacale. Ma si parla sempre dell’anno scorso.
“Il primo incontro sul tema dell’appalto c’è stato all’inizio del 2021, nel corso del quale, musica per le nostre orecchie, l’assessore Sacchi ci ha illustrato un progetto di reinternalizzazione del servizio. Abbiamo subito messo in chiaro che il progetto di reinternalizzazione non poteva prescindere dalla reinternalizzazione dei lavoratori, punto sul quale anche l’amministrazione era d’accordo, convenendo con noi che oltre alla continuità occupazionale era necessario non disperdere le professionalità che hanno garantito un servizio di qualità per 15 anni. Per questo, ma non era prerogativa dell’assessore alla cultura bensì di quello al personale, era necessaria una modifica al regolamento che regola le modalità delle assunzioni del Comune per prevedere la valutazione in sede concorsuale dei titoli di servizio anche ai lavoratori delle cooperative”.
Il percorso illustrato nell’incontro dall’assessore Sacchi e dalla Dirigente Nencioni consisteva in un primo step con un appalto di breve durata (di due anni più due invece del classico 3+3) propedeutico alla reinternalizzazione che si sarebbe concretizzata entro il termine dell’appalto con l’assunzione nei ruoli del Comune di circa 80 bibliotecari.
Ma dalla primavera di quest’anno, ecco l’imponderabile: la dirigente va in pensione e l’assessore se ne va, chiamato a Milano da Beppe Sala.
“Dopo quel primo incontro – continua il sindacalista – abbiamo chiesto ripetutamente all’amministrazione di continuare il confronto sul tema, purtroppo senza nessuna risposta dall’amministrazione. A Novembre, in un incontro convocato dopo lo stato di agitazione di tutti i dipendenti comunali proclamato dalla Rsu, l’amministrazione, su uno dei principali punti dello stato di agitazione che è la carenza di personale in tutti i settori dell’ente, annuncia che avrebbero presentato una variazione di bilancio con la quale avrebbero reperito ulteriori fondi per le assunzioni, che stimavano circa in 170 unità e che di queste circa venti interessavano i servizi bibliotecari attingendo dalla graduatoria per istruttore amministrativo”
Il nuovo appalto, sempre secondo quanto dichiarato dall’amministrazione, non sarebbe stato toccato. “Andando a vedere i documenti della variazione di bilancio, spulciando in particolare l’allegato E, documento obbligatoriamente allegato al bilancio in quanto rappresenta il programma biennale per l’acquisto di forniture dei servizi, ci siamo accorti che i 14 milioni annunciati all’inizio dell’anno e contenuti nel programma biennale stilato a inizio anno, erano diventati 12”.
Considerando che il tempo considerato è di 4 anni, si tratta di 500 milioni in meno ad anno. “Più o meno si tratta del costo di venti lavoratori, giustappunto il numero dei lavoratori che si era dichiarato di volere assumere direttamente – spiega Cazzato – Se la matematica non è un’opinione, vengono levati venti lavoratori delle cooperative e vengono assunti, dalla graduatoria che non è per istruttore bibliotecario, ma per istruttore amministrativo, quindi lavoratori senza formazione specifica”. Il problema della formazione tuttavia è il problema minore, perché, come dicono i sindacati, “le persone si possono formare. Il problema vero è che vengono lasciati a casa i lavoratori delle cooperative”.
Del resto, lamentano i lavoratori, alle domande puntuali che sono state rivolte all’amministrazione, risposte precise, tali da fugare le preoccupazioni, non ne sono giunte. “Si è parlato di tagli alla Firenze Card, o del fatto che il documento era stato letto male, qualcuno ipotizza che forse si trattava di un errore di scrittura , ma alla domanda precisa, perché all’inizio dell’anno, in quel documento ufficiale, c’erano 14 milioni di euro e adesso ce ne sono 12, nessuno ha dato risposta”.
Conseguenza di ciò, dopo una prima assemblea partecipatissima dei lavoratori, si è giunti all’indizione dello stato di agitazione con incontro dal Prefetto quanto prima per la procedura di raffreddamento, e venerdì prossimo nuova assemblea.
La rabbia degli operatori è ancora più forte, in quanto quest’anno, spiega Beppe Cazzato, “se davvero si fosse voluto procedere da subito e non alla fine dell’appalto all’assunzione di venti operatori nelle biblioteche”, anticipando quel disegno verso la reinternalizzazione sostenuta dall’assessore Sacchi, “l’amministrazione avrebbe potuto utilizzare la procedura semplificata prevista dal decreto 44 per i concorsi pubblici durante l’emergenza pandemica, senza dunque alcun bisogno di ricorrere alla modifica del regolamento comunale” , procedura che dà la possibilità di valorizzare in graduatoria i titoli di servizio fino a un terzo del punteggio finale.
“Quindi – tira le fila Cazzato -per noi i tagli ci sono. Aggiungo che se il taglio fosse stato attuato facendo un concorso dove veniva valorizzata la professionalità di chi lavora nelle biblioteche da 15-20 anni e contestualmente all’assunzione di questi operatori fosse stato tagliato il bando, non avremmo avuto nulla da ridire, perché sarebbe stato messo in atto quello che dovrebbe avvenire nel corso di una reiternalizzazione: assumere le persone che stanno lavorando nel servizio, che diventano dipendenti comunali, come di fatto sono. I lavoratori delle cooperative sono quelli che hanno permesso in tutti questi anni di far funzionare le biblioteche. Si tratta di lavoratori che con l’ultimo appalto hanno subito forti penalizzazioni a livello retributivo e non solo. Col prossimo, vedono un ulteriore peggioramento, dal momento che, con meno risorse, o si taglieranno le ore in proporzione o qualcuno resterà a casa, o sarà fatto un appalto con gli stessi importi di quello attuale, che non basterà a garantire una retribuzione decente”.
L’assemblea di oggi ha visto la partecipazione anche di soggetti, in un certo senso, esterni. Ad esempio, quella di una dipendente diretta del Comune, che ha voluto esprimere la totale solidarietà verso colleghi che negli anni continuano ad avere la vita appesa al filo degli appalti pur svolgendo lo stesso tipo di lavoro dei dipendenti diretti del Comune, ma anche la testimonianza e la solidarietà degli utenti, in particolare dell’associazione Assolettori.