Un anno vissuto “pericolosamente” quello da Cardinale per l’Arcivescovo di Firenze, Mons. Giuseppe Betori. Il 18 febbraio 2012 infatti Betori nella Basilica di San Pietro, alla presenza del premier Monti, che avrebbe salutato personalmente, ancora prima di tutti gli altri Cardinali, infrangendo il rigido cerimoniale vaticano, l’Arcivescovo riceveva la berretta cardinalizia da parte di Papa Benedetto XVI. Tre mesi prima era stato oggetto di un agguato misterioso, durante il quale rimase ferito il segretario, anche se la pallottola sparata sicuramente era per lui. Un mese dopo l’agguato era in udienza privata dal Papa, e il mese successivo l’annuncio della nomina a Principe della Chiesa.
Un anno vissuto “pericolosamente” in quanto, complice anche il Papa, il leader indiscusso di quella che viene chiamata la linea ruiniana, è stato “messo in mostra” in occasione di diversi appuntamenti, tutti sempre fuori da Firenze, spesso in Vaticano, facendolo ancora di più conoscere, e apprezzare, all’interno del Sacro Collegio Cardinalizio e dell’Episcopato mondiale, come durante l’ultimo Sinodo dei Vescovi, nominato dal Papa Presidente della Commissione che ha steso il messaggio finale.
Oggi è uno dei pochi Cardinali italiani papabili. Difficile dire quanti voti dei 117 Cardinali Elettori confluiranno su di lui. Certo è che in qualche votazione, soprattutto tra le prime, il nome del fiorentino Betori risuonerà, e non poche volte, nella Cappella Sistina, affrescata dal più noto fiorentino Michelangelo Buonarroti. Che poi venga eletto Papa questo dipenderà soprattutto da come lo Spirito Santo lavorerà sui Cardinali.
Non a caso il Cardinale Giuseppe Siri, Arcivescovo di Genova, conosciuto come il più conservatore tra i Cardinali del pontificato di Paolo VI, antagonista nei due Conclavi del 1978 del Cardinale fiorentino Giovanni Benelli, disse durante l’omelia di una delle Messe dei Novendiali per Paolo VI: “mi pare doveroso che io mi rivolga ai Venerati Confratelli del Sacro Collegio e ricordi loro come il compito al quale ci accingiamo non sarebbe decorosamente accolto dicendo: ‘ci pensa lo Spirito Santo!’. Ed abbandonandoci senza lavoro e senza sofferenza al primo impulso, alla irragionevole suggestione”.
Per Betori questo è stato un anno speciale, non solo perché ha sempre di più imparato a fare il Vescovo – questa a Firenze è la sua prima esperienza pastorale da quando è stato consacrato – ma perché ha avuto modo di accrescere la conoscenza della Chiesa Universale, sia in Italia che all’estero, e soprattutto durante le sue sempre più frequenti visite in Vaticano. Era presente anche lunedì scorso per il Concistoro Pubblico Ordinario, quando il Papa ha annunciato la sua rinuncia al Papato.
Qualcuno scriverebbe che Betori, soprattutto in questo ultimo anno, “ha studiato da papa”. Sono tanti quelli che studiano da papi ma solo uno alla fine viene scelto, nonostante quello che diceva San Vincenzo di Lérins: “Dio alcuni Papi li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge”.
Franco Mariani