Firenze – Vinicio Berti, una figura di rilievo per l’arte del dopoguerra. Nato a Firenze nel 1921 ha partecipato a quell’intensa stagione artistica che ha visto la partecipazione di altri fiorentini nell’intraprendere una ricerca che ha segnato quel periodo storico.
I cento anni della sua nascita, trenta dalla sua scomparsa, sono stati l’occasione per alcune iniziative volte a far meglio conoscere e approfondire la sua opera. A Firenze, la giornata di studio della scorsa estate denominata “Avanti popolo!”, tra la Sala d’Arme di Palazzo Vecchio e il Museo Novecento, ha evidenziato la sua attività artistica unita a un forte impegno politico e la mostra presso la Galleria Immaginaria, in autunno, ha focalizzato, insieme ad alcune opere più significative di Vinicio Berti, anche le sue “strade” dove in via Panicale 9, angolo via Guelfa, vicino alla Basilica di San Lorenzo, aveva lo studio.
Ora e fino al primo maggio 2022, il Museo Novecento presenta tre dipinti inediti del 1951, appena restaurati, dell’artista fiorentino, e parte della donazione di quasi 600 che la moglie Maria Pia Liberia Pini ha lasciato alla città di Firenze insieme a un corpus di manoscritti e documenti.
Il trittico, selezionato per date, affinità stilistiche e di materiali, propone una riflessione su quel periodo che precede il distacco dell’artista dai compagni del gruppo Astrattismo Classico per percorrere una ricerca tutta personale.
Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, afferma: “Dal cospicuo fondo di opere donate dal Comune di Firenze abbiamo studiato e poi scelto tre tele che sono state riconosciute come appartenenti a un trittico. Al centro di questa composizione svetta la falce e martello, icona di una fede politica cui Berti aveva aderito fin dalla giovane età senza mai confutarne le ragioni storiche e l’impegno civile. La tempra politica, piuttosto che indebolire gli aspetti formali dell’opera di Berti, arricchisce di tensione e valori l’invenzione di un linguaggio sospeso tra figurativo e astratto”.
In queste opere Vinicio Berti rielabora alcune tematiche care a Kazimir Malevič e all’avanguardia russa. Realizzate con predominanza dei colori nero, rosso e bianco, a tecnica mista su faesite, “le fitte geometrie visive disegnano paesaggi inospitali e ostili”, impenetrabili, dove le figure di una donna con bambino “spaccano” una realtà astratta, caratterizzata da una folta costruzione di segni rossi e neri. Infine un quadro dove protagoniste sono la falce e il martello, rappresentazione di una lotta di classe da sempre presente nell’arte e nella fede politica di Vinicio Berti.
Vinicio Berti nasce da una famiglia di umili origini compiendo studi di tipo tecnico-industriale ed artistico. Nel 1945, insieme a Bruno Brunetti, Fernando Farulli, Gualtiero Nativi e al poeta Alberto Caverni, dà alle stampe il periodico “Torrente”, e poi è tra i principali animatori del movimento Arte d’Oggi. Nel 1947 approda ad una pittura di tipo astratto-geometrico, dopo aver attraversato una fase di personale rilettura del cubismo e del futurismo. Vicino a Giovanni Michelucci è tra i fondatori dell’Astrattismo Classico, di cui sottoscrive il Manifesto ne 1950 insieme a Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti. Dopo un breve e intenso lavoro collettivo, si rivolge a una ricerca più individuale. Si hanno così opere delle serie Espansione dell’Astrattismo Classico, 1951-1955, Cittadelle ostili, 1955-1956, Cittadelle di resistenza, 1966-1967, spesso incentrate sul tema della città e sul rapporto conflittuale instaurato con essa. Dalla seconda metà degli anni Settanta, l’artista introduce il tema della Realtà antagonista, 1970- 1980, e Guardare in alto, dal 1981, sottolineando una visione di speranza che proseguirà nei suoi lavori per tutti gli anni Ottanta fino alle ultimissime opere.
Vinicio Berti
a cura di Eva Francioli e Sergio Risaliti
Museo Novecento
Piazza Santa Maria Novella 10, Firenze
Info: www.museonovecento.it
In foto:
Vinicio Berti, Installation view, Museo Novecento 2021-22. Credits Serge Domingie. Courtesy of Museo Novecento Firenze
Vinicio Berti, Presenze umane, Tecnica mista su faesite, 1951. Credits Serge Domingie. Courtesy of Museo Novecento Firenze