Firenze – Sala affollata, gente in piedi o a sedere a terra, Pierluigi Bersani a Firenze è uno che ha radici. A dirlo non è solo il folto pubblico, ma anche, fra i cittadini, le facce dei politici intervenuti all’incontro, dai parlamentari Emiliano Fossi e Federico Gianassi, ad Arturo Scotto, a Stefano Passigli, ex sottosegretario del governo Prodi, a Michele Ventura, alla folta squadra dei sindacalisti della CGIL in primis Paola Galgani, fino a Filippo Fossati, sinistra PD; presenti alcuni esponenti del M5S.
Del resto, è proprio l’alleanza con i Pentastellati uno fra i grandi interrogativi del momento nel panorama politico fiorentino. E su questo punto, l’ex segretario del PD è chiaro. Partendo “dalla consapevolezza di cos’è questa destra e del rischio che possa mettere radici nei luoghi fondamentali dell’Italia, non c’è discussione sul fatto che bisogna unire le forze. Se invece si pensa che siamo in una fase ordinaria ognuno fa quel che crede”. Insomma, il discorso non può essere che uno, “campo largo”, come si usa chiamarlo ora. D’altro canto, per Bersani la partita è grossa: “Spero che a Firenze si capisca che dietro le candidature ci sono dei mondi, ci sono delle culture, ci sono delle politiche. Spero che si apprezzi il tasso di politicità che hanno queste elezioni: in questa tornata amministrativa ci giochiamo qualcosa di fondamentale per questo Paese che riguarda proprio il grado di civiltà del Paese”.
Su Sara Funaro, candidata del PD, “Mi sono fatto un’idea e va bene” dice Bersani, mentre su Schmidt “non me la sono fatta, spero se la siano fatta i fiorentini”. Perché alla fine, per l’ex segretario del PD, il vero nocciolo per chi ha scritto, scrive e scriverà le storie di Comuni eccezionali, sarà come sempre chi punterà ai principi e alle politiche universalistiche,ovvero infanzia, disabilità, tutela degli anziani,diritto alla salute. Tirando le fila, Bersani ne fa una questione di valori. “Questa volta – dice- al di là dei candidati si vota sui valori”.