Beppe Matulli: “Fascismo e antifascismo concetti storici, ora siamo nell’Età della Rabbia”

Firenze – Fascismo e antifascismo, la querelle non si placa. A dare la stura, le parole della candidata del centrodestra alla corsa regionale per la presidenza Susanna Ceccardi. “Non dico quel che tutti vogliono sentirsi dire, dico ciò che penso – aveva detto Ceccardi al quotidiano diretto da Molinari – non sono né fascista né antifascista perché aveva senso prendere posizione nel 1944, oggi non c’è una guerra civile. Sono dalla parte dei deboli. E prenderò voti di sinistra”. Le sue parole avevano sollevato una polemica infinita, ripresa in particolare dai social, tanto che, nel dibattito avvenuto alla Nazione nel faccia a faccia con il candidato del centrosinistra Eugenio Giani, la candidata leghista aveva sentito il bisogno di fare una precisazione:  “Io sono antifascista, ma aveva senso chiedermelo nel 1944, quando voleva dire rischiare sulla propria pelle. Oggi è troppo facile”.

Stamptoscana, di fronte all’impazzare delle polemiche, ha sentito la necessità di  mettere un punto al dibattito, raggiungendo il presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza Giuseppe Matulli, per capire come mai l’esplosione della polemica, al di là delle evidenti sfumature politiche, è così forte e duratura. 

“Fascismo e antifascismo richiedono in primo luogo una distinzione fra storia e attualità. L’Istituto storico della Resistenza nasce e ha come suo compito quello di trasferire il confronto su fascismo e antifascismo dalla fase di dibattito politico a quello storico”. Parlando del carattere storico dobbiamo quindi, come dato di fatto, dice Matulli,”rilevare che dall’antifascismo nasce l’Assemblea Costituente, la Costituzione, e di conseguenza il regime politico che è giunto fino al 1989, quando, col crollo del Muro di Berlino, si ha la fine del panorama uscito dalla seconda guerra mondiale, e si consegna il fascismo e l’antifascismo alla storia. Dunque, in questo senso, antifascismo e fascismo sono fatti storici”. Con alcuni rilievi storici fondamentali, quali il fatto che l’antifascismo italiano riesce a “dare qualche carta” a De Gasperi nel ’46, accolto come un vinto dalle potenze vincitrici, ma che può rivendicare il ruolo svolto dalle organizzazioni antifasciste nella Liberazione del Paese, tant’è vero che dalla Resistenza emerge la classe politica dirigente dell’Italia del dopoguerra.

“Ciò che succede  oggi, che è all’opposto di quanto è successo storicamente, è l’emersione di stimoli di rottura della società, come è reso evidente dalla rinascita del razzismo,  ad esempio negli USA, o in frasi del tipo “prima gli italiani”.  Sono tutti elementi che fanno riferimento a una disgregazione che è strettamente collegata alla situazione di oggi”, continua Matulli.

Si sta parlando di storia, ma il collegamento con ciò che costituisce ora (o ancora) la nostra società odierna c’è. L’esempio lo fa il presidente dell’Istituto della Resistenza toscano parlando del razzismo. “La legislazione sulle razze avveniva con una scelta politica deleteria, su un dato, non contestato, per l’epoca ritenuto scientifico. La scoperta del genoma fa saltare questa impostazione politica, mettendo in luce che non esistono “razze”, ma c’è una sola umanità. Tant’è vero che anni fa ci fu un forte dibattito sull’art. 3 della Costituzione, per quanto riguarda le parole “( …. ) senza distinzione di sesso, razza o religione”. Perché mantenere la parola “razza” dal momento, che, scientificamente, le razze non esistono? Per quell’aggancio all’attualità che fa dire “vero che le razze non esistono ma finché ci sono i razzisti è necessario mantenere la definizione costituzionale”.

Dunque il dibattito fascismo antifascismo non ha senso, dire che non serve più, che è superato, è corretto? ” Stiamo importando concetti storici nella disgregazione odierna dell’Età della Rabbia, secondo la definizione di un noto politologo, che niente ha a che fare con nazifascismo in senso storico, ma è produttiva di elementi che sono il contrario storico di quello che abbiamo vissuto nei 30 anni dal dopoguerra, definita, non a caso, “Età dell’Oro”, durata circa fino alle guerre del petrolio. Periodo che vide aumento del benessere, aumento delle libertà, attenuazione delle differenze sociali”.

In quella che viene chiamata Età della Rabbia, sotto il dibattito fascismo-antifascismo si importano elementi di disgregazione in un mondo che avrebbe bisogno invece di intese e unità. “Fascismo e antifascismo sono legati a un’epoca troppo lontana dal presente, in un certo senso si potrebbe dire che sarebbe la stessa cosa che dichiararsi, ai giorni nostri, pro l’impero austroungarico o per l’unità e l’indipendenza dell’Italia. Per quanto riguarda gli elementi di disgregazione, attualmente sono tutto ciò che è contrario alla Costituzione”.

Un esempio immediato, “il fatto più drammatico che si sta vivendo a livello internazionale è la pandemia, rispondere “noi siamo diversi, facciamo i muri”, non ferma la dimensione mondiale che si è in un certo senso obbligati ad affrontare in modalità internazionale. Del resto, nei trent’anni a partire dal dopoguerra, si assistette, all’uscita da una guerra che aveva devastato il mondo, al nascere degli organismi internazionali, dall’Onu, al Fondo monetario internazionale,  agli accordi sul commercio internazionale”.

Se dunque fascismo-antifascismo storicamente non ha più senso, ha tuttavia senso, secondo Matulli, dire che i valori della Costituzione sono oggi da servire, vedendone qual è l’espressione nell’attualità. La scelta è fra la consapevolezza della necessità di Europa o avere un rapporto critico e negativo nei confronti dell’Europa. Vale a dire, il sovranismo.

“Richiamare la contrapposizione fascismo-antifascismo in questi temi, significa offendere la storia, dire che essere fascisti o antifascisti è la stessa cosa, è un falso storico, dire che la contrapposizione è attuale è strumentale, pensare a cosa significa l’antifascismo oggi è un altro discorso, è esattamente il contrario del sovranismo, perché non può che essere la prospettiva europea”.

 

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