Non dite a Beppe Grillo che a Parma, governata dai “suoi” attivisti, da due anni Comune e Provincia stanno cercando di privatizzare per metà l’azienda di trasporto pubblico locale. Proprio mentre il megafono dei 5 Stelle scende in strada a Genova a fianco dei tramvieri locali che scioperano contro la minacciata privatizzazione dei loro bus. Due piazze, due pesi e due misure, come da consolidata tradizione italica.
Nel concreto finora a Parma non è successo nulla, ma soltanto perché le gare sono andate a vuoto: nessun acquirente, nessuna privatizzazione.
Il progetto, che porterebbe a un privato il 49% di Tep – azienda peraltro in attivo e ben funzionante – risale all’epoca della giunta Vignali. Eppure, al di là del programma elettorale del M5S dichiaratamente contrario all’ingresso dei privati nei servizi pubblici, finora non si registrano ripensamenti della giunta grillina su un progetto di privatizzazione portato avanti tranquillamente.
Va detto che mesi fa l’assessore alla Mobilità Gabriele Folli dichiarava che con il 51% in mano pubblica non si potrebbe comunque parlare di privatizzazione. Ma siamo davvero sicuri che un 2% di azioni in più possa garantire che il servizio resti saldamente in mano pubblica? Sindacati e lavoratori non ne sono mai stati convinti, tanto che in occasione delle due gare andate finora deserte avevano festeggiato come per uno scampato pericolo.
Il tentativo di privatizzazione (parziale) resta comunque teoricamente aperto, al contrario dei portafogli dei privati ancora ben sigillati.
A Genova, intanto, la protesta che doveva rappresentare l’inizio di una rivolta “epocale” nazionale si sta spegnendo dopo una trattativa in Regione tra lavoratori, sindacati e Comune. Assente Beppe Grillo, rientrato in villa dopo la passeggiata con i tramvieri.
In Italia è così, appena sembra che tutto stia per cambiare poi alla fine tutto resta com’è. Perché non è il grillo saltellante l’animale che ci rappresenta, nemmeno quando lo si porta nel cognome. Noi siamo quelli del gattopardo.