Pare che il miglior film del 2011 si sia deciso ad arrivare qui da noi con quasi un anno di ritardo, spiattellato al cinema nel periodo più torrido dell’estate. Si tratta dell’ultimo lavoro dello spagnolo Jaume Balaguerò, già apprezzato regista dei due Rec e di altri discreti horror come Nameless, Darkness e Fragile. Il titolo originale, Mientras duermes, rappresenta una citazione indiretta del già menzionato Rec (solo i più attenti ricorderanno quale), mentre quello internazionale gioca sull’assonanza tra gli inglesi bad e bed (ovvero “cattivo” e “letto”), offrendo in fin dei conti una versione accettabile – ma pur sempre meno suggestiva – di quella di partenza.
La storia si svolge in una Barcellona ben lontana dalla sua cartolina patinata offertaci anni fa da Woody Allen. Il protagonista, un portiere sociopatico ed anaffettivo, si rivela fin da subito al pubblico come una persona disturbata che ha come unico intento quello di far sparire il sorriso dal volto di una bella inquilina del suo palazzo. Questo proposito porterà ad una serie di sfortunati eventi – da lui indotti – che si allineeranno su un climax di tensione senza pari.
Per quanto le sue (dignitose) prove mockumentaristiche gli siano valse il successo internazionale, Balaguerò dimostra con Bed time di poter dare il meglio di sé proprio con la formula cinematografica più convenzionale: quella della pellicola classica. Raramente un film senza elementi soprannaturali né eccessi di violenza è riuscito ad inquietare e coinvolgere più di questo negli ultimi 15 anni. Anche solo per questo motivo vale la pena consigliarne la visione con insistenza nonostante la pigrizia, il sudore e l’apatia di questi assolati giorni di luglio.