Firenze – Provvedimento liberticida. Non usa mezzi termini, il presidente dell’Associazione Stampa Toscana Sandro Bennucci, per definire il fattaccio, ovvero l’approvazione alla Camera, nell’immediatezza della vigilia di Natale, dell’ormai tristemente famoso emendamento Costa. Ovvero, prendendo a motivo la pur meritoria e condivisibile finalità di tutelare la presunzione di innocenza, si stabilisce la modifica dell’art. 114 c.p.p.,” prevedendo il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero sino al termine dell’udienza preliminare”. Al di di là della debolezza giuridica e dell’impraticabilità concreta della norma, il vero punto, come spiega il presidente dell’Ast, finisce per diventare la proibizione di pubblicare notizie. Notizie vere, che potrebbero essere diffuse, come specifica l’emendamento, ma senza che venga mai pubblicato il testo dell’ordinanza; ovvero le motivazioni del giudice.
“Un provvedimento che imbavaglia, e il rischio è che lo faccia in maniera irreversibile, la stampa – spiega il presidente, nell’intervento di saluto e auguri in Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza regionale – non permettere ai cittadini di sapere chi e perché è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, non solo è palesemente incostituzionale, ledendo direttamente l’art.21 della Costituzione, ma mette in atto la logica propria dei regimi dittatoriali. Se questo emendamento entrasse in vigore – spiega Bennucci – non potremo ottenere notizie se non giunti all’udienza preliminare. Il che significa molti mesi dopo, a volte si parla di anni”. In realtà, la possibilità di dare notizia pur senza vedere, leggere, pubblicare le motivazioni contenute nell’ordinanza, esiste. Ma è ambigua e difficile da perseguire, anche perché il vero dilemma è come mai il legislatore ritenga meno pregiudizievole per l’oggetto dell’ordinanza di custodia, una sintesi affidata al giornalista invece delle motivazioni del giudice. Non solo. La pericolosità di non sapere se una persona viene arrestata o meno, sottolinea il presidente dell’Ast, tracima dalla libertà di stampa, cui pure produce un vulnus non risarcibile, alla tutela della persona tout court. Desaparecidos, cittadini scomparsi senza saperne nulla per molti mesi o, nel peggiore dei casi, senza riuscire a saperne più nulla, sono il frutto dell’impossibilità di conoscere i fatti, gli atti, i procedimenti. La tutela del diritto della stampa di rendere nota la sorte di un cittadino destinatario dell’ordinanza di di custodia cautelare in carcere e dei motivi che determinano l’arresto, per con tutte le cautele necessarie per il rispetto della presunzione di innocenza, è dunque tema delicatissimo, “che investe altri, importanti diritti delle democrazie occidentali”. Trasparenza, informazione tempestiva e corretta, sono speculari “alla tutela della democrazia, cui nuoce in particolare il segreto e l’opacità delle informazioni” e dei processi.
Il mondo dell’informazione non ci sta e chiede a gran voce al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare il provvedimento-bavaglio, se per caso avesse i voti per passare anche al Senato. La Federazione nazionale della Stampa, invitando i propri aderenti a non partecipare alla tradizionale conferenza stampa di fine anno del governo, “espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all’informazione”, organizza invece in quel giorno, una protesta simbolica che coinvolgerà i presidenti e i segretari delle Associazioni regionali, i cronisti e giornalisti. L’appuntamento è giovedì 28 dicembre alle 10 in sede Fnsi (Via Botteghe Oscure, 54- Roma). Inoltre, il 3 gennaio prossimo sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione “per stabilire la scansione delle azioni che dovranno portare allo sciopero generale, uno sciopero contro la censura di Stato e per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione”. Non solo. La protesta di Fnsi e Associazioni regionali di Stampa proseguirà fino allo sciopero generale con l’organizzazione di presidi davanti alle prefetture italiane.