All’indomani della sua scomparsa, che ci addolora e per la quale Reggio Emilia esprime profondo cordoglio, desidero ricordare la visita alla nostra Città del grande filosofo e sociologo Zygmunt Bauman. Venne tra noi alla fine di aprile del 2007, invitato in occasione del festival Fotografia Europea, partecipando al ciclo di incontri ‘Visioni di città’ organizzato all’interno della stessa rassegna fotografica.
Bauman, che in quell’occasione fece visita anche al Centro internazionale Malaguzzi e si interessò al Reggio Emilia Approach e alle nostre Scuole d’infanzia, partecipò a un dialogo, in una piazza Fontanesi gremita, con Armando Massarenti e l’allora sindaco Graziano Delrio. Non deve stupire una piazza piena di gente ad ascoltare un pensatore di questo livello: Bauman, accademico di fama, cercava costantemente il contatto con le persone, centro della sua empatia, oltre che delle sue ricerche sociologiche, dalle persone riusciva a farsi capire, senza banalizzare, senza essere riduttivo. E questo le persone lo intuivano con immediatezza.
In quella occasione a Reggio Emilia, il teorico della ‘Società, Vita e Modernità liquida’ – un pensiero e un metodo di analisi che ci hanno illuminato nell’interpretazione dello spartiacque epocale tra la fine del Novecento e delle ideologie e l’avvio del nuovo Millennio con la globalizzazione, le nuove tecnologie, la precarizzazione dei legami affettivi, sociali, lavorativi, le nuove povertà, fino alle grandi migrazioni, al fenomeno del terrorismo internazionale e alla politica soprattutto quella urbana ‘sovraccaricata’ irrimediabilmente di nuovo sfide – declinò la sua riflessione sul tema delle Città europee, definendole “Un deserto sovraffollato”, con la sua eccezionale, paradossale e suggestiva capacità di lettura critica e rappresentazione della realtà. Questo contributo del pensatore è ora incluso nel catalogo di Fotografia Europea 2007.
Riportiamo di seguito alcuni passaggi della riflessione di Zygmunt Bauman la domenica pomeriggio del 29 aprile di quell’anno in piazza Fontanesi, ricordando che le sue analisi critiche, che non facevano sconti alle negatività e alla loro conseguente denuncia, erano concluse dalla positività della speranza, dall’appello alla ricchezza spirituale ed etica che è nella persona, dalla sottolineatura del valore delle comunità, dal riferimento alla paura come stato esistenziale della condizione umana vista però non come passiva rassegnazione, ma quale elemento catalizzatore e generatore di creatività, di pensiero e di cultura.