Firenze – Un’operazione mediocre dettata esclusivamente dall’ansia di tagliare e risparmiare senza avere alcuna visione alta di una nuova organizzazione delle istituzioni. Però ancora si può fare qualcosa perché una classe di amministratori diano una prova migliore della loro volontà di riforma: “Per esempio, si dovrebbe avere il coraggio ridisegnare i confini territoriali, ridare la dignità e l’autorevolezza ai rappresentanti provinciali con l’elezione diretta e incentivare le fusioni fra comuni “. Sotto questi cieli e con questo clima politico istituzionale è assai improbabile che vengano accolte queste raccomandazioni di Andrea Barducci presidente pro tempore della Provincia di Firenze, rimasto al suo posto, come del resto tutti gli altri 8 presidenti toscani, per gestire la fase di transizione. Il 28 settembre prossimo i 688 elettori sceglieranno i 18 membri del Consiglio metropolitano che entro il 31 dicembre dovranno redigere lo Statuto del nuovo ente.
Invece di transizione, si dovrebbe piuttosto parlare di confusione, certo inevitabile trattandosi di una fase del tutto nuova con enti del tutto inediti, ma proprio per questo rischiosa sul piano della messa a punto di un’efficiente dinamica istituzionale. Barducci parla di “un involucro vuoto”, senza che siano stati fatti ancora i decreti applicativi della legge 56 (Delrio) e dunque senza che siano chiare funzioni e competenze : “Qui nessuno vuole tornare indietro, il processo è avviato – dice Barducci – ma è importante non mettere in piedi una costruzione che non solo riproduce, ma addirittura potenzia i vecchi difetti”.
Vediamoli dunque insieme questi rischi, alla vigilia della riunione della Conferenza Regione –Provincie (11 settembre) che dovrà studiare e avviare una road map della transizione. Barducci ha citato prima di tutto i confini. La città metropolitana ha lo stesso perimetro della vecchia provincia, cioè il Mugello sta insieme all’Empolese e al Chianti: “Ci sono Comuni come Carmignano e Poggio a Caiano che guardano verso Firenze e fanno parte della provincia di Prato, così come l’alto Mugello ormai guarda molto verso l’Emilia – Romagna. E dello stesso capitolo fa parte il tema della fusione fra comuni, perché per esempio sarebbe ormai tempo di fondere Firenze con i 10 comuni della cintura con un’organizzazione a municipalità sul modello di Roma Capitale”.
Così nascerebbe una città capoluogo regionale di oltre 600mila abitanti e tante questioni, come quella dell’aeroporto, potrebbero essere affrontate in modo integrato e razionale senza rivalità campanilistiche. Venendo meno il livello intermedio rappresentato dalla Provincia, sembra molto più difficile arrivare a comporre gli interessi della singole comunità: “Ma ci accorgiamo che non si può prescindere da un livello intermedio, nel momento in cui la Regione non entra nella gestione”, dice Barducci.
Scendendo sul piano pratico – operativo, la questione più urgente è quella dell’attribuzione delle risorse fiscali: non è chiaro a chi andranno i tributi finora riscossi dalle Provincie e chi le gestirà. “L’unica cosa decisa finora è tagliare 10 milioni al nostro bilancio – dice Barducci – che è un bilancio sano come quello di tante altre provincie come certifica la Cga di Mestre nei suoi rapporti annuali. In 5 anni abbiamo ridotto l’indebitamento da 180 a 30 milioni, mentre l’incidenza della spesa per il personale è una delle più basse, intorno al 23%”. Ora si smonta questo livello intermedio, ma “si rischia di moltiplicare agenzie e consorzi, altri livelli di secondo grado, che saranno al di fuori del controllo dell’opinione pubblica, e alla fine dell’elettorato perché i Cda saranno nominati dai livelli istituzionali superstiti, cioè quella parte di pubblica amministrazione che Cottarelli ci dice che dobbiamo eliminare”. Insomma ci sono contraddizioni evidenti nell’impalcato legislativo che dovrebbe avere il buonsenso di affrontare e correggere.
Un altro punto caldo riguarda la distribuzione del personale. La regola che verrà seguita sarà quella del “personale che segue le sue competenze”. Vale a dire: se una certa competenza va alla Regione, il personale che se ne occupa passa a questo ente. Qui però ci sono i problemi derivati dalle differenze di trattamento fra i vari enti “per cui occorre che tutta la questione sia trattata insieme alle organizzazioni sindacali”.