Barbiana Marcia della Pace, don Milani continua a chiamarci all’impegno

Firenze – Il vero, profondo significato che la Marcia per la Pace di Barbiana assume in questo preciso contesto storico, quello che assumerà fra un anno e quello che ha assuto negli anni scorsi, è forse racchiuso nella citazione di don Lorenzo Milani che fa il presidente dell’istituzione culturale omonima, Leandro Lombardi: “Attingendo alla sua cultura ebraica, don Milani ci pone una domanda: chi è l’oppresso, chi è l’aggredito, chi è la vittima? Quella è la parte per cui dobbiamo stare”. Una domanda illuminante, senz’altro un “grosso contributo al periodo storico in cui stiamo vivendo”. E, pur nella complessità della risposta, “farsi la domanda giusta credo sia il grande contributo che ci consegna don Milani”.

Non solo. Sempre citando il parroco di Barbiana e sempre per sottolineare la profonda, inesausta vitalità e contemporaneità della sua vicenda, Lombardi prosegue richiamando la necessità di farci le domande giuste, “quelle che ci impegnano personalmente. Altra domanda che lui faceva sovente nella sua scuola, anche questa derivante dalla tradizione del Talmud: Se non io, chi? Se non ora, quando?”. E questo, il cuore dell’insegnamento di don Milani, “è quello che cercheremo di portare avanti”, dice il presidente Lombardi. Ed è il nocciolo sempreverde che dà la speranza e l’entusiasmo per riorganizzare, anno dopo anno, una Marcia che non teme di invecchiare.

Una contemporaneità inestinguibile, quella di don Milani,  che è messa in luce anche dal sindaco di Vicchio, Filippo Carlà, uno dei due territori toscani che segnarono l’esistenza di don Milani, che dapprima operò a Calenzano, lui fiorentino di famiglia benestante, giunto alla chiamata religiosa neppure in giovanissima età, per poi essere trasfetito in un luogo dove, come ricorda il presidente regionale Eugenio Giani, “a quei tempi ci si arrivava con una strada bianca, spesso a dorso d’asino”. Un luogo che invece di tenerlo lontano dai tempi che stavano travolgendo la società in un empito di speranze, ribellioni, repressione e di nuovo speranze, diventò a sua volta un simbolo, consentendo a don Milani di svolgere appieno quel ruolo di pacifico rivoluzionario che nessuno avrebbe potuto arrestare.

“Il messaggio di don Milani è un messaggio forte, dirompente, attualissimo – dice Carlà – la Marcia a Barbiana sarà nuovamente l’occasione per ribadirlo, per riflettere, per richiamare l’impegno a essere portatori di pace, soprattutto in questo periodo storico che stiamo vivendo. Il prossimo anno si celebrerà il centenario della nascita del priore e stiamo organizzandone le celebrazioni. Si sta costituendo un comitato istituzionale con Regione, Città Metropolitana e Comune di Firenze, Comuni di Vicchio, Calenzano e Montespertoli, mentre si è già costituito un comitato tecnico-scientifico di cui è presidente Rosy Bindi, che interverrà alla marcia”.

Un messaggio dunque che da Barbiana spicca il volo per andare in tutto il mondo, come ricorda Giani. La resistenza in quel momento della Chiesa non fece altro che sottolineare la veste di anticipatore di don Milani rispetto a quella riforma che nasce dalla realtà toscana e fiorentina in particolare e che vide esponenti di assoluta significanza come padre Balducci o lo stesso La Pira, o i preti operai che dettero un impulso profondamente innovatore alla Chiesa.  “La sua straordinaria capacità di anticipare i tempi – dice Giani – e soprattutto la sua contemporaneità si colgono in pieno nelle sue opere:  quante delle riflessioni della famosa “Lettera a una professoressa” sono ancor valide e da seguire oggi? E come non ricordare la Lettera ai cappellani militari, che aprì un contenzioso importantissimo, che inventa il concetto stesso dell’obiezione di coscienza? Ci sentiamo orgogliosi, perché nasce da una famiglia benestante di Firenze, poi, relegato in un borgo di campagna, riflette e anticipa ciò che porterà al concilio Vaticano II, al percorso che porta a papa Woityla e infine a papa Francesco”.

Conclude Giani: “Il cammino fino alla chiesetta di Barbiana rappresenta un punto di riferimento importantissimo. Invito tutti gli uomini di buona volontà a partecipare il 3 settembre a questo evento, che è un messaggio valoriale di straordinario significato di cui la Toscana è orgogliosa perché è proprio da questo territorio che don Lorenzo Milani ha saputo trarre le energie, gli stimoli, le riflessioni che l’hanno reso punto di riferimento di una chiesa riformata, ma soprattutto di una laicità che attraverso i valori religiosi trova i suoi significati in Italia e nel mondo”.
Il presidente ha poi ricordato l’impegno di Don Milani morto 55 anni fa nel 1967 e che nei 40 anni in cui visse (nacque il 27 maggio del 1923) lasciò, spiega il presidente, “un segno un segno inconfondibile. Figura di riferimento nei valori cattolici, con un impostazione riformista, sollecitava la chiesa perché potesse raggiungere i cuori, i sentimenti, la spiritualità delle persone con quell’autenticità che il messaggio cristiano vuole”.

Alla presentazione della 21° edizione della Marcia, che quest’anno ha come tema : “La Pace. Tra non violenza e resistenza”, insieme al presidente Giani, al sindaco di Vicchio,  al presidente dell’istituzione culturale don Lorenzo Milani, era presente anche Antonio Dejana, dell’associazione Gruppo Don Lorenzo Milani di Calenzano e il presidente del consiglio comunale di Firenze Luca Milani.

Sulla radicalità dei valori di don Milani come di un principio importante per la stessa politica, mette l’accento il presidente del consiglio comunale di Firenze Luca Milani. “I tempi lasciano davvero sgomenti – aggiunge, a margine della presentazione – la situazione potrebbe diventare davvero catastrofica, e mi pare che i fronti aperti siano tanti. Intanto, c’è la necessità di capire che la pace è il bene supremo per l’umanità, ma dall’altra c’è la responsabilità di chi governa. La Marcia di Barbiana porta a capire bene chi sono gli oppressi di questo mondo, le persone in difficoltà”. E dunque, come diceva il presidente dell’istituzione culturale don Lorenzo Milani, Lombardi, “a capire la parte per cui dobbiamo stare”.

Il 3 settembre il ritrovo è in piazza Giotto alle 8,30. Sono previsti i saluti del sindaco, del parroco e dei rappresentanti delle associazioni partecipanti. Alle 9 la partenza per raggiungere (a piedi o con bus navetta) il lago Viola, luogo del raduno, per poi, alle 10,30, incamminarsi verso la piccola località di Barbiana, fino alla chiesetta e la canonica dove il priore dette vita alla “scuola di Barbiana”. Qui, alle 11,30, dopo i saluti istituzionali e dei presidenti della Fondazione Don Lorenzo Milani, dell’Istituzione culturale Don Lorenzo Milani e dell’associazione di volontariato Gruppo Don Lorenzo Milani di Calenzano, “riflessione” del presidente del Comitato per il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, Rosy Bindi, e di Mons. Giovanni Paccosi, Vicario per la Pastorale della Diocesi di Firenze e Presidente del Comitato diocesano Don Lorenzo Milani.

Il prossimo anno saranno 100 anni dalla nascita di don Milani e la Regione insieme al Comune di Vicchio sta  pensando ad eventi, iniziative e a costituire un Comitato con tutti i soggetti coinvolti. La Marcia della Pace di Barbiana, che è fortemente connessa con la Marcia della Pace di Assisi, è organizzata dal Comune di Vicchio e dall’Istituzione Culturale Centro di Documentazione Don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, in collaborazione con la Fondazione Don Lorenzo Milani e l’Associazione Gruppo Don Lorenzo Milani di Calenzano. Ha il patrocinio di Regione Toscana, Consiglio regionale toscano, Città Metropolitana di Firenze e Unione Montana dei Comuni del Mugello.

 

 

 

 

 

 

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