Bankitalia, credito in Toscana ancora segno meno

Firenze –  Credito in Toscana, ancora segno meno: ancora in flessione infatti per quanto riguarda famiglie consumatrici,-0,7% nel 2013, e imprese -2,7%. Contando anche le società finanziarie si passa rispettivamente a -1,1% e a -2,9. E tuttavia,  nel primo trimestre 2014 si è registrata una sia pur lievissima tendenza alla ripresa delle erogazioni. I dati sono emersi nel corso della relazione annuale tenuta in aula Magna del Polo Sociale dell’ateneo fiorentino.

Sul finanziamento delle banche a imprese e famiglie consumatrici ha pesato, secondo la nota di Bankitalia,  in particolare la persistente debolezza della domanda di nuovi prestiti. Domanda debole inserita peraltro in un quadro di politiche dell’offerta improntate a cautela, derivante fra le altre cose da un progressivo deterioramento della qualità del credito.

Inoltre, se la domanda di credito delle imprese è rimasta debole, si è anche limitata a richieste volte alla ristrutturazione del debito, nonostante si sia registrato un segnale di miglioramento tra la fine del 2013 e i primi tre mesi del 2014. Interessante anche l’annotazione sui tassi di interesse a breve termine che rivelano un differenziale, fra quelli pagati da aziende toscane e quelli italiani nel 2013, di oltre 0,7 punti. Un differenziale che diventa costo aggiuntivo per le imprese e che si concentra in particolare sulle imprese edili, che si trovano a combattere con un tasso di rischio più alto rispetto ad altri soggetti che si muovono in comparti diversi.

Ma non è solo il comparto edile a trovarsi nell’area più “a rischio” nel panorama del credito dell’economia regionale. Infatti si registra un peggioramento anche nel comparto manifatturiero. La famiglie invece rivelano un tasso di decadimento rimasto contenuto.

Ma quali sono i numeri delle sofferenze regionali? Per dare un’idea di massima, si può affermare che sono aumentate per quattro rispetto al periodo precrisi: le nuove sofferenze che si sono accese in Toscana nel corso del 2013 hanno raggiunto il 3,8% del prestito di inizio periodo. In generale, la consistenza delle sofferenze a fine 2013, contando anche quelle oggetto di cartolarizzazione, è salita di 3 punti percentuali raggiungendo il 14,4% dei crediti segnalati alla centrale dei rischi.

Infine, esiste ancora una differenza nelle dinamiche del credito fra banche locali e circoscritte territorialmente e grandi gruppi? Si può dire che, almeno per tutta la prima fase della crisi e in particolare per quanto riguarda i prestiti alle imprese, la dinamica è stata superiore a quella delle grandi banche. Un “vantaggio” che però è venuto meno col protrarsi della crisi che ha comportato un’impennata della rischiosità del credito anche per questa tipologia di banche, avvicinandole ai grandi gruppi creditizi.

 

 

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